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PATRONATI ITALIANI ALL'ESTERO - BREXIT ? MALPASSI (INCA UK):"LIBERTA' CIRCOLAZIONE PRIORITARIA MA PERCHE' SI REALIZZI FONDAMENTALE NON MODIFICARE NORME MERCATO LAVORO E ACCESSO PRESTAZIONI SOCIALI."

(2017-06-06)

  Nonostante le reiterate rassicurazioni del Governo italiano e la politica dell'ascolto attuata da non pochi parlamentari britannici fra gli stessi conservatori, una volta resisi conto di cosa significhi Brexit,sul piano della concretezza quotidiana per milioni di cittadini,  l'uscita dalla UE preoccupa - e non poco - i cittadini italiani ed europei di altre nazioni che vivono nel Regno Unito. Una scelta, questa, come noto, dettata da opportunità di lavoro nella maggioranza dei casi ma, anche, dalla ricchezza  dell'offerta culturale di una società multietnica e fortemente multiculturale, anche se proprio questo dato ha finito con il divenire fattore pregnante nella drammatica strategia offensiva dell'ISIS.

A qualche giorno dalle elezioni indette dal Premier Theresa May alla ricerca di un "forte" mandato popolare che le permetta di procedere su una strada certamente non esente da difficoltà per l'uscita dalla UE ed a fronte di un costante attacco alla sicurezza del Paese, ITALIANNETWORK/ITALIALAVOROTV ha inteso approfondire - a qualche mese da una prima intervista ad un esponente del Comites di Londra (vedi:http://www.italiannetwork.it/video.aspx?ln=it&id=2429  ) -  quali siano  oggi gli effetti della Brexit sulla comunità italiana, sia quella tradizionale che di piu' recente acquisizione, per lo più composta da giovani. Effetti che - è sempre più evidente - incideranno sia sul piano collettivo nei confronti dei migranti che sul piano individuale della restrizione dei diritti sociali e civili, ritenuti fondamentali nel contesto dell'Unione Europea.

Lo abbiamo chiesto ad un esponente di Patronato, l'istituto che più di altri sul piano della tutela dei diritti soggettivi è vicino ai cittadini. A rispondere, questa volta, è  Andrea Malpassi,  responsabile del Dipartimento Migrazioni e Mobilità Internazionali del Patronato INCA CGIL, che in questa delicata fase di transizione, sul piano del mantenimento dei diritti sociali e politici dei cittadini del Regno Unito,  ha assunto la Presidenza - o come ama affermare - il coordinamento per la Brexit delle attività INCA UK, cui sta dando un forte impulso innovativo.

Per Malpassi "La situazione dell'emigrazione storica italiana nel Regno Unito può essere considerata esemplare come modello di integrazione  e di interazione con il paese, per le sue strutture ma anche per la sua dimensione culturale e sociale. E se è vero le comunità italiane che  incontriamo hanno sicuramente bisogni e necessità uguali a quelle dei nostri connazionali ovunque nel mondo, di certo, però, il modello di vita, il tipo di cultura e di società e la qualità dei nostri connazionali hanno fatto si che l'emigrazione storica sia parte importante all'interno della comunità in tutto il Regno Unito. Non solo a Londra ".

"Come patronato INCA  - spiega Malpassi - abbiamo un rapporto storico e consolidato con questa parte di emigrazione per cui abbiamo deciso  di rafforzare la nostra presenza in altre aree del Paese per accogliere la nuova emigrazione anche  in altre città, oltre che nella sede storica di Londra. Città come  Brighton, una zona storicamente ricca sul piano turistico con attività economiche molto importanti, dove vivono numerosissimi italiani e dove anche la nuova emigrazione trova posti di lavoro e sbocchi commerciali.  A Brighton abbiamo già un ufficio operativo dall'inizio dell'anno e  stiamo lavorando per strutturare la nostra permanenza nell'area di Manchester, nella parte nord dell'Inghilterra."

Per quel che riguarda, in particolare, l'assistenza alla nuova emigrazione "l'argomento - fa presente il Presidente dell'INCA UK - oggi non è svincolabile in nessun modo alla Brexit, considerati i suoi numeri. Conta, infatti, cifre incredibili in UK, basti citare l'Aire che annovera circa 300.000 presente in tutto il Regno Unito, ma un mese fa Boris Johnson in un incontro ufficiale con il Ministro Alfano ha parlato di 600.000 italiani, ovvero più del doppio di quelle che l'Aire registra. E se i due ministri  parlano di 600.000 presenze ufficiali, noi possiamo immaginare che il mondo giovanile che si è trasferito in UK, ed in gran parte a Londra, sia composto da cifre ben più alte.

In larga parte si tratta di giovani e giovanissimi che vanno lì per motivi di studio, poi decidono di rimanere e trovare un lavoro, inserendosi quindi nella società lavorativa del Regno Unito. Ed è chiaro che oggi siano loro ad essere soprattutto spaventati dalla vicenda della Brexit, dall'incertezza delle prospettive, legate soprattutto alla possibilità  di permanere  come cittadini comunitari. Questione che  apre un fronte in più rispetto  ai bisogni che hanno anche altrove i nostri ragazzi e ragazze. E ciò comporta un altro capitolo nel ventaglio di attività , di impegni e di lavoro che le strutture del Patronato devono essere in grado di fornire.

La prima cosa che abbiamo dovuto fare  è stata relazionarci  con il numero più ampio possibile dei nostri giovani emigrati, anche se non è facile perché ..... Per questo motivo il nostro primo compito è stato aprire i nostri uffici, le nostre stanze anche fisicamente, e metterle a disposizione per incontri e così ascoltarci reciprocamente, cominciando a sondare con loro quali siano i bisogni ed i problemi.
Al tempo stesso abbiamo monitorato costantemente il dibattito mediatico, in Italia e nel Regno Unito, per cogliere informazioni, anche scampoli di informazioni, ed il versante istituzionale riguardo alle relazioni nel Regno Unito ed a Bruxelles,  i due poli della trattativa che si aprirà, in modo tale da seguire l'evoluzione delle trattative della Brexit, 

Ma veniamo ai diritti  "Oggi sappiamo che dal giorno dopo il referendum formalmente non è cambiato nulla per i cittadini comunitari. Quindi anche per gli italiani nel Regno Unito, i diritti che avevano prima sono gli stessi che hanno oggi. Ma  per il futuro ?  Non c'è alcuna certezza ! Sicuramente nelle trattative - è stato già chiarito - i 27 Paesi europei metteranno come punto fondamentale la libertà di circolazione e quindi la libertà di accesso dei cittadini britannici in territorio europeo, e dei cittadini europei in territorio britannico. Quasi sicuramente - prosegue l'esponente dell'INCA UK -  si arriverà a formalizzarlo, ma ciò  che davvero concretizzerà questo diritto è che non vengano modificate le norme che regolano il mercato del lavoro e il mercato di accesso alle prestazioni sociali nel Regno Unito.
Il che - fa presente il rappresentante dell'INCA -  in molti casi è avvenuto anche nei paesi comunitari, come in Belgio, in Germania od in altri. Regole del mercato del lavoro, ovvero dei contratti di lavoro,  di accesso al welfare locale, dell'occupazione, sanità ..., che determinano la possibilità di rimanere o di essere mandati via da quel paese.
Non vorremmo, infatti, che si  arrivasse ad una situazione per la quale, pur avendo stabilito che i cittadini europei possono risiedere nel Regno Unito, si introducono in realtà norme nuove sul mercato del lavoro e del welfare britannico che non permetterebbero ad un cittadino non inglese di accedervi. Il che vorrebbe dire che sia concretamente, sia dal punto di vista normativo, di impedirne l'ingresso. Ebbene su questi aspetti la nostra attenzione è alta, perchè in quel caso dovremmo tradurre in strumenti concreti di assistenza, la nostra tutela".

Un ruolo, quello della tutela dei cittadini, che ci viene riconosciuto anche  dalle  richieste di cittadini spagnoli, portoghesi,  polacchi, e di altri Paesi UE - da cui siamo felicemente travolti - per l'ottenimento dello status di "permanent resident" nel Regno Unito. Uno status  che formalmente in questo momento non mette al riparo dagli effetti Brexit ma si tratta comunque di un primo passo nel cautelarsi."

Lei accennava a nuovi strumenti a supporto dell'attività del Patronato...

"E' un dato di fatto che dovremo allargare la nostra assistenza alla nuova emigrazione italiana per essere di supporto su temi nuovi imposti dalla Brexit. Ma la prima considerazione da fare è che per tematiche così nuove, complesse, che investono non più soltanto le relazioni bilaterali tra l'Italia ed un paese straniero, ma hanno ramificazione all'interno dei meccanismi di funzionamento della stessa Commissione europea e dei 27 paesi, nessuno può da solo pensare di avere gli strumenti, la capacita, le competenze e anche la forza per poter dare individualmente risposte serie, utili, a chi deve muoversi per motivi di lavoro.  Motivo per cui abbiamo aderito ad una rete  strutturata che si chiama "Together forward"  ( Comitato o movimento apartitico nato per difendere diritti cittadini italiani in UK e fare lobby in tutto il Regno Unito.-ndr.).

Abbiamo dato la nostra disponibilità a partecipare e coinvolgere soprattutto i giovani" prosegue l'esponente del Patronato INCA. " In questa rete sono presenti, infatti, soprattutto persone molto giovani  che vengono da esperienze le più diverse, da quelle con l'associazionismo tradizionale a quello con le forze politiche legate alle vicende dei Comites e rappresentanti del CGIE, e soprattutto tantissime persone, in particolar modo ragazzi e ragazze che vivono e operano quotidianamente nel mondo associativo, della cultura e della socialità locale o di altre organizzazioni internazionali.  Questo ci ha permesso di portare avanti  un'operazione di studio di quel che sta succedendo in UK e preparare proposte per cercare, quando la fase della trattativa entrerà nel vivo, di far sentire la propria voce, a partire dal consolato italiano, dalle istituzioni locali britanniche e ovviamente con le istituzioni europee a Bruxelles. Al primo posto, naturalmente, c'è l'obiettivo di  salvaguardare la libertà di accesso dei cittadini comunitari nel Regno Unito e dei cittadini britannici nel resto d'Europa".

Allo stato attuale che tipo di rapporti ci sono con le autorità britanniche ?

"E' un  momento di difficoltà, non tanto da parte nostra, ma da parte delle autorità britanniche. Oltre all'incertezza che è piombata su tutti sul cosa significhi davvero la Brexit, esiste na incertezza locale dovuta ai risultati che verranno fuori dalle elezioni, e che non saranno irrilevanti ai fini delle trattative perché oggi le due forze politiche in campo presentano su questo linee molto diverse sull'approccio alla questione." 

Spiega Malpassi "c'è un sentimento molto diffuso ed è un po' trasversale a tutte le forze politiche anche quelle sociali, di accettazione del dato elettorale. Si afferma 'eravamo contrari ma ha vinto la Brexit quindi la si porta avanti". Ma sul come si intenda farlo si gioca la differenza. Per cui  in questo momento è molto difficile da parte delle istituzioni britanniche avere una linea univoca o chiara.
Tuttavia,  riscontriamo positivamente l'attenzione, la sensibilità  ed anche la preoccupazione di molte forze sociali, in particolare dal sindacato TUC che raccoglie oltre  60 sigle di categoria, con milioni di iscritti, ed ha una profonda attenzione a questi temi, alla cooperazione e allo scambio di informazioni con i cittadini immigrati nel Regno Unito, alla loro situazione lavorativa, all'accesso alla residenza e al soggiorno,  alle condizioni sociali.
C'è in questo senso da parte di molte forze britanniche un'attenzione a non voler perdere i benefici di un Paese che vive comunque all'interno della Comunità Europea, ed in questo caso noi troviamo molti riscontri, molti elementi di dialogo, ma anche di  partecipazione alle nostre iniziative."

E da parte delle istituzioni italiane : hanno superato la prima fase di sconcerto che ha colto un pò tutti ?

"Le parlo con molta sincerità,  la nostra ambasciata e le nostre rappresentanze nel Regno Unito si sono immediatamente attivate dimostrando una profonda attenzione e sensibilità, attivando sportelli specifici sul tema Brexit, fornendo informazioni specifiche su questo tema, e mettendosi a disposizione per collaborare e dialogare con quanti come noi o altri soggetti in qualche modo rappresentano l'Italia e hanno contatti e relazioni con pezzi della nostra comunità.

C'è  stata un'attenzione forte,  confermata dalla presenza del Sottosegretario Amendola a Londra proprio su questi temio, e sinceramente penso sia stato molto utile, innanzitutto perchè, come dicevamo prima, dal giorno dopo il referendum formalmente non è cambiato niente, non ci sono nuove regole o nuove cose, ma in realtà è cambiata moltissimo la percezione della propria sicurezza. E' cambiata profondamente e se prima c'era l'approccio di sperimentare, di investire, è chiaro che ci si è sentiti innanzitutto indesiderati. Quindi i fronte a questo momento di incertezza, penso sia stato molto intelligente il fatto che le nostre istituzioni abbiano colto questo elemento per mettersi a disposizione, affrontarlo e dare risposte. Su questo non possiamo che apprezzare quello che è stato fatto".

Qual'è il polso sulle elezioni ?

"i risultati forse apparivano più scontati  qualche settimana fa che non oggi. Sappiamo che non ci si può affidare sempre ai sondaggi, ma è chiaro che quello che si sta giocando in questo momento è la partita sull'approccio alla Brexit, quindi non il fatto se il paese esca o meno dall'Europa.

La proposta da parte dei conservatori è chiara, ed è il motivo per cui hanno chiesto le elezioni anticipate, avere un forte mandato popolare per portare avanti la trattativa con l'Unione Europea nel modo più duro possibile, cioè il punto di vista di un paese che ha l'intenzione di chiudersi all'interno delle proprie frontiere.
Dall'altra parte, tra i Labour e le altre forze progressiste, c'è invece l'idea di utilizzare questo periodo,  fino al Marzo 2019,  per approfondire alcuni aspetti determinanti. Questa è la partita in gioco: "l'approccio del Regno Unito rispetto alla convivenza futura con il resto d'Europa".

"Noi speriamo che al di là di chi vinca le elezioni quello che prevalga sia da entrambe le parti, Unione Europea e Regno Unito, un principio di grande equilibrio, in cui nessuno pensi di consumare vendette o di dimostrare che da soli si sta meglio portando poi ciò alle estreme conseguenze negative per il proprio paese.
Inoltre, che superato lo shock emotivo prevalga la razionalità, e che si costruisca un meccanismo per cui se è una strada che il Paese ha intrapreso ciò non vuol dire mettere in discussione, anzi essere tutti molto laici  su questo e continuare magari a far vivere quel buon modo di vita comunque che la UE ci ha garantito, ovvero la libertà di circolazione, l'estensione dei dirittti; contaminarci reciprocamente su tutte quelle che sono le esperienze positive."

Mi domando se la preoccupazione dei cittadini italiani non prescinda anche da situazioni di tensioni sociali nei confronti di cittadini non britannici che siano emerse da parte di gruppi o di singoli - ad esempio in aree di marginalità..

" In realtà ha posto l'accento su un punto importante: la società britannica è stata sempre maestra nel modo di essere "politicamente corretto" anche nel modo di pensare di fronte a pensieri o riflessioni di stampo razzista. All'interno della società britannica è stato sempre considerato con senso di colpa, di inaccettabilità sociale del poter dire determinate cose. La preoccupazione su determinati fatti che sono accaduti e continuano ad accadere sembrano derivanti da una  sorta di sdoganamento da quel tipo di atteggiamenti prima presenti nella societa' , siapure in parti molto limitate e marginali della società, ma molto sgradevoli e soprattutto molto pericolose.
Atteggiamenti di discriminazione, episodi di esplicito razzismo, spesso sfociati in episodi violenti dal punto di vista verbale o sui luoghi di lavoro di discriminazione nei confronti di lavoratori non britannici sono sempre più all'ordine del giorno. E ne sono pieni, con sgomento, giornali e riviste del Regno Unito, come dei siti Internet. C'è un fronte sociale molto ampio che comincia a dar una forte risposta di contrasto . Anche una risposta organizzata da parte delle strutture sociali che prendono atto per cercare di immaginare quali strumenti informativi mettere in campo per fermarli. Però quel voto al referendum sulla Brexit per taluni è stata comunque recepita come una sorta di legittimazione."

Argomenti sui quali l'INCA sarà impegnata, accanto all'attività di servizio tradizionale, con una serie di iniziative, individualmente od insieme alla rete  "Together forward" , mentre a settembre sarà organizzata una tre giorni di incontri, dibattiti, scambi e proiezioni di filmati sul tema della mobilita', partendo dall'esperienza italiana, arricchendola con testimonianze sul tema dei rifugiati - uno degli aspetti che caratterizzano il mondo della mobilità dei popoli e che ha in qualche modo, pero', influenzato il tema della Brexit. Infine, " proprio nell'ottica del Regno Unito quale "modello" di convivenza, sarà promosso un approfondimento sul legame fra diritti sociali e civili, e sul come, in realtà, si sostengano reciprocamente." ha concluso l'esponente dell'INCA .(06/06/2017-m.f.-ITL/ITNET)

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