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IMMIGRAZIONE - LAVORO - VII RAPPORTO STRANIERI E MERCATO DEL LAVORO - NEL 2016 GLI OCCUPATI STRANIERI SONO IL 10,5% SUL TOTALE OCCUPATI - MIN. LAVORO POLETTI:" LAVORO PILASTRO INTEGRAZIONE"

(2017-07-24)

È stato presentato, nella sala delle Mappe dell'ILO (Ufficio per l'Italia e san Marino), il settimo Rapporto Annuale "Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia", curato dalla Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con la collaborazione della Direzione Generale dei sistemi informativi, dell'innovazione tecnologica, del monitoraggio dati e della comunicazione, di INPS, lNAIL, Unioncamere e con il coordinamento esecutivo di Anpal Servizi S.p.a.

L'incontro è stato introdotto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti: "Il lavoro è il pilastro essenziale dell'integrazione. Non solo in termini economici, ma soprattutto come veicolo di partecipazione, inclusione e di senso di appartenenza alla vita di una comunità. Il Rapporto fornisce una fotografia dettagliata delle dinamiche migratorie legate al mercato del lavoro, cruciale per comprendere il dato reale, valutare le modalità di intervento e costruire politiche mirate che contrastino efficacemente i fenomeni di iniquità. In questo quadro due elementi importanti da valorizzare sono, da una parte, le competenze, i saperi, le capacità e, dall'altra, le attitudini imprenditoriali dei cittadini stranieri, che sono alla base della possibilità di dare alla collettività il miglior contributo possibile nel segno della buona integrazione."

Tatiana Esposito, Direttore Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, ha presentato e discusso i principali risultati del Rapporto. Tra le novità di questa edizione ha ricordato i dati relativi alle forme di work experience quali i tirocini extracurricolari, ai differenziali retributivi e al grado di soddisfazione per il lavoro svolto. Alcuni segnali positivi riguardano il consolidamento del tasso di crescita degli occupati stranieri, parallelo alla crescita dell'occupazione degli italiani: si rileva infatti un incremento superiore alle 19mila unità nel caso dei cittadini UE (+2,4%), di 22.758 unità nel caso dei cittadini non UE (+1,4%), di 250mila unità per gli occupati italiani (+1,2%). Il Rapporto mette in luce la complessità dello scenario migratorio nazionale, fatto di numerose comunità caratterizzate da specializzazioni settoriali e differenti livelli di partecipazione femminile al mercato del lavoro. L'incidenza degli occupati stranieri sul totale degli occupati è pari al 10,5% nel 2016 (era del 6,3% nel 2007) e, se si considerano i settori di attività economica, arriva al 16,6% in Agricoltura e al 17,1% nelle Costruzioni.

I risultati del Rapporto sono stati commentati da Jonathan Chaloff (Policy Analyst, OCSE) e Ferruccio Pastore (Direttore di FIERI). Chaloff ha offerto una lettura alla luce del quadro dei Paesi OCSE sottolineando il rischio legato alla crescente dualità del mercato di lavoro degli immigrati, evidenziato dal tasso elevato dei NEET tra i giovani migranti, la maggior esposizione al rischio di automatizzazione, la concentrazione in settori in crisi, la sovraqualificazione rispetto alle mansioni che svolgono; nonché l'importanza di politiche mirate a sostenere la graduale convergenza dell'occupazione maschile e femminile, a fronte di una migrazione che sempre più coinvolge l'intero nucleo famigliare. Pastore ha messo a fuoco l'importanza della ricerca per la progettazione del futuro. Nel quadro di una profonda trasformazione dello scenario migratorio italiano, è necessario sviluppare interventi che contrastino l'esclusione crescente di alcune fasce che emergono come particolarmente vulnerabili.

Gianni Rosas, Direttore ILO, ha introdotto e moderato la tavola rotonda dedicata alle parti sociali, mettendo l'accento sull'importanza di un'analisi dei dati integrata e ricordando il miliardo e 200 milioni di lavoratori vulnerabili nel mondo. Massimo Marchetti (Confindustria), Giuseppe Massafra (CGIL), Roberto Benaglia (CISL), Guglielmo Loy (UIL), hanno riflettuto sulle implicazioni concrete dei dati discussi. Rispetto alla domanda di lavoro qualificato sono essenziali un massiccio investimento sull'insegnamento della lingua e un meccanismo più fluido di riconoscimento dei titoli e delle qualifiche. Per i rifugiati, il tirocinio rappresenta un utile e duttile percorso di accesso al mercato del lavoro; rispetto ai differenti bisogni espressi dalle comunità migranti è importante lavorare sul rafforzamento e la personalizzazione degli strumenti di welfare e politica attiva del lavoro.

Nelle conclusioni, Maurizio Del Conte (Presidente ANPAL) ha affermato che le risposte alle evidenze emerse dal Rapporto devono ripartire dal contrasto dell'abbandono scolastico e soprattutto dall'expertise e dalle azioni sperimentate insieme alla Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, quali INSIDE e Percorsi, buone pratiche rivolte rispettivamente ai rifugiati e ai minori non accompagnati, che consentono di differenziare i processi di inclusione lavorativa e dunque sociale.(24/07/2017-ITL/ITNET)

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