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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - REGNO UNITO - L'ASTRATTISMO LIRICO DI GIORGIO GRIFFA A LONDRA. M.CLARK (DIRETT.CADMEN ARTS CENTER) AD ITALIAN NETWORK: "LE SUE OPERE: METAFORA DELLA COMPLESSITA' DELLA MATERIA"

(2018-01-23)

  Sara’ il Camden Arts Center di Londra, il polo dedicato all’arte contemporanea sempre all’avanguardia in molte delle sue scelte espositive, ad ospitare dal 26 gennaio all’8 aprile la prima personale mai organizzata in Gran Bretagna su Giorgio Griffa (1936) dal titolo ‘A continuous becoming’.

Figura discreta, quasi solitaria, nel panorama artistico italiano, legato ai suoi esordi al movimento dell’Arte Povera ed in particolare a Gilberto Zorio e Giuseppe Penone, Giorgio Griffa e’ un pittore difficilmente inquadrabile in una tendenza specifica. Dopo essere passato attraverso una fase figurativa e una successiva adesione alla Pittura Analitica, Griffa ha elaborato infatti una sua cifra stilistica particolare definita dalla stesso artista ‘figurativa ed informale”, una sorta di astrattismo lirico dove ogni segno assume una particolare rilevanza e un determinato significato.

“Da piu’ di cinquanta anni Griffa esplora il linguaggio e la materialità della pittura con attenzione e un'intensita' esuberante e misurata allo stesso tempo. Con questa mostra che allinea più di sessanta opere tra cui trenta delle sue grandi tele pieghevoli e quasi altrettanti lavori su carta, si potra’ apprezzare tutta la sua produzione dagli anni Sessanta sino ad oggi,” spiega Martin Clark, Direttore del Camden Arts Center e curatore dell’evento espositivo.

“E si potrà scoprire il suo approccio minimalista quasi primordiale che tende a riportare la pittura ai suoi elementi essenziali: la tela grezza, il colore e la pennellata. Griffa crede, infatti, nella 'intelligenza della materia’, che nasce da quella che lui definisce una 'concentrazione passiva’ e dal seguire il ‘comportamento’ dei vari pigmenti e materiali che si dispiegano naturalmente sulla tela. Una tela, spesso di grandi dimensioni, disposta sul pavimento per far si che il colore, ovvero acrilici, tempere e acquerelli, possa depositarsi bene,” continua Clark.

E’ proprio attraverso questo procedimento che ricorda Jackson Pollock che nascono i suoi segni ora semplici ora piu’ articolati: un insieme di linee ondulate, tratti spezzati, ghirigori, arabeschi, semicerchi, spesso accompagnati da una serie di numeri. Sequenze cromatiche che rimandano alla musica, alla danza, alla poesia e rivelano sua fascinazione per l’energia quantica, la matematica, la sezione aurea.

Esaustivo il percorso espositivo che da' conto delle diverse fasi creative dell'artista che negli anni ha dato vita ad otto diversi cicli pittorici, ognuno dei quali caratterizzato da una data di inizio ma nessuno da una data di fine. Cicli che convivono l'uno accanto all’altro e che Griffa non considera come delle tappe ma come un insieme di variazioni, differenti aspetti del divenire.
Cicli che si differenziano gli uni dagli altri per la forma dei segni, per degli spazi vuoti, per delle sequenze numeriche. Come ’Segni primari’ le cui opere risalenti alla fine del 1967 propongono lo stesso segno anonimo, sempre uguale e sempre diverso per via delle imperfezioni della mano; oppure 'Connessioni o contaminazioni’ in cui segni differenti, orizzontali e verticali, larghi e sottili, iniziano a dialogare fra di loro; o ancora ‘Frammenti' dove le tele sono tagliate in piccoli frammenti irregolari sui quali viene posata la pittura.
E ancora 'Segno e campo’ in cui l'artista introduce momenti bianchi di ‘pausa’; 'Tre linee con arabesco’ degli anni '90 in cui ogni opera contiene tre linee e un arabesco; e ’Numerazioni’ in cui un numero mira a dare un'informazione sull'ordine in cui i vari segni o colori sono stati deposti sulla tela. E infine 'Alter ego’ il ciclo che vuole ricollegare ogni segno al lavoro di celebri artisti di ieri e di oggi come Paolo Uccello, Tintoretto, Piero della Francesca, Matisse, Klee, Yves Klein; e ’Sezione aurea’ rappresentazioni di questo numero infinito su frammenti di tela sovrapposti che vengono incorniciati secondo la misura aurea.

Al di la' dei diversi cicli che scandiscono la produzione di Griffa ci sono comunque delle costanti che caratterizzano il suo lavoro.
"Nel corso della sua cinquantennale carriera, Giorgia Griffa ha sempre eliminato il superfluo preferendo adottare quella che lui stesso definisce 'una nozione di pittura di crescente complessità basata su elementi semplicissimi', una sorta di metafora della grande scoperta della complessita’ della materia'. E questo approccio si ravvisa sia nelle opere del 1968 che in quelle eseguite oggi,” afferma Martin Holman, critico d’arte e autore del saggio su Giorgio Griffa scritto in occasione della mostra.

“Inoltre, c’e’ sempre qualcosa di intenzionalmente incompiuto nelle sue opere. Il processo creativo viene interrotto ad arte in modo da lasciare sulla tela un vuoto, degli spazi bianchi che creano uno stato di imminenza perpetua. Un modo come ha affermato lo stesso Griffa per sottolineare la natura effimera della conoscenza,” continua Holman.

“Ugualmente tutte sue opere si impongono per la cadenza delle pennellate che avanzano sulla tela o sulla carta in modo unitario e ripetitivo. I segni dei suoi lavori non rivelano infatti nulla dell’artista e colpiscono per un il loro incredibile anonimato. Tuttavia, la melodia della linea, del colore e del gesto, affidandosi a metafore e motivi, trasporta magicamente la sua pittura nel mondo parallelo della poesia, della musica e della danza,” conclude Holman.

In occasione della mostra, realizzata con il contributo del Giorgio Griffa Exhibition Circle, della galleria newyorchese Casey Kaplan e dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra, il museo ospita una serie di incontri sul lavoro di Griffa. In programma, il 25 gennaio, una conversazione tra Giorgio Griffa e Martin Clark, direttore del museo; segue, il 3 febbraio, un focus sull’importanza del suono ottico nel lavoro di Griffa; e ancora, il 14 marzo, un dibattito sull’influenza del poeta Ezra Pound sulla pittura dell’artista.

Nato a Torino nel 1936 dove ancora vive e lavora, Giorgio Griffa ha tenuto più di 150 personali e partecipato a una lunga serie di mostre collettive, esponendo in spazi pubblici e privati, italiani e stranieri.
La sua attività espositiva inizia nel 1968 quando comincia a collaborare con Gian Enzo Sperone sino a quando quest'ultimo sposta la sua galleria a Roma.
Nel 1970 espone nelle gallerie di Ileana Sonnabend a New York e Parigi. Numerose le manifestazioni in cui espone tra cui Prospekt a Düsseldorf nel 1969 e nel 1973; la Biennale di San Paolo del 1977; la Biennale di Venezia del 1978, del 1980 e del 2017; le Quadriennale di Roma del 1986 e del 1999, Time & Place al Moderna Museet Stockholm nel 2008.
Importanti personali sono state allestite anche alla GAM di Torino, 2001; al MACRO di Roma, 2010; al Trinity College di Dublino, 2014; al Centre d'Art Contemperai di Ginevra, 2015; alla Fondation Vincent Van Gogh Arles ad Arles, 2016; e alla Fundação de Serralves a Porto, 2016.
Le sue quotazioni sono considerevolmente salite dopo che la Tate Modern di Londra ha acquistato, nel 2003, per la sua collezione permanente la tela 'Segni orizzontali’(1975). (23/01/2018-Letizia Guadagno/ITL/ITNET)

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