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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ARCHEOLOGIA - IL PALATINO E IL SUO GIARDINO SEGRETO. NEL FASCINO DEGLI HORTI FARNESIANI

(2018-03-20)

  Completato il restauro delle Uccelliere farnesiane sul Palatino, per la prima volta una mostra racconta uno dei luoghi più celebri e simbolici della Roma rinascimentale e barocca: gli Horti voluti dai Farnese. Il giardino, allestito a partire dalla metà del Cinquecento dal cardinale Alessandro Farnese, era strumento per affermare la raggiunta e consolidata posizione politica e istituzionale della nobile famiglia. Non a caso, inglobando i palazzi imperiali, sorse là dove Roma fu fondata e dove ebbe sede il potere da Augusto in poi.

Il Parco archeologico del Colosseo presenta dal 21 marzo al 28 ottobre 2018 Il Palatino e il suo giardino segreto. Nel fascino degli Horti Farnesiani, a cura di Giuseppe Morganti. L’organizzazione e la promozione sono di Electa.

L’itinerario della rassegna, all’interno della vasta area archeologica, si snoda là dove un tempo sorgevano gli antichi giardini. Dalla via Nova, al limite del Foro Romano, fino alle Uccelliere sul colle Palatino, una pannellistica illustrata accompagna il visitatore nel racconto delle trasformazioni degli Horti.

Il percorso di visita è concepito come una narrazione che prende avvio con le geometrie del verde volute dai Farnese, ripercorre la stagione del Grand Tour, quando i giardini nel pieno della decadenza acquisirono quel volto romantico che
tanto affascinò poeti e artisti, primo fra tutti Goethe, e termina agli inizi del Novecento, quando iniziarono le indagini archeologiche.

Allori, cipressi, tassi, alberi di agrumi,rampicanti e rose damascene vengono ripiantati in questa occasione suggerendo il fascino dell’antico giardino.

Due i prestiti di eccezionale valore - collocati nelle Uccelliere - provenienti dalla collezione Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: tornano per la prima volta sul sito originario le sculture del Barbaro inginocchiato, in marmo nero antico e pavonazzetto, all’epoca utilizzato come portavaso, e di Iside fortuna, in marmo bigio morato, che decorava una delle nicchie della scala ai lati del Teatro del Fontanone.

Proprio quest’ultima fontana ha finalmente ritrovato l’aspetto originario. Una volta liberata dalla pesante incrostazione calcarea di gusto naturalistico, esito di un intervento tardo-ottocentesco e su cui crescevano calle e capelveneri, sono tornati visibili il gioco d’acqua e la composizione di vasche sovrapposte: l’acqua torna a scorrere in successive cascatelle e termina nella grande vasca polilobata.

Nelle Uccelliere vengono esposti anche i due giganteschi busti di Daci prigionieri che, nel Seicento, decoravano il criptoportico d’accesso al Ninfeo della Pioggia.

“Al di là del consueto circuito turistico che porta i visitatori dal Colosseo al Foro Romano, a volte senza il tempo necessario per assaporare la magia dei luoghi, nasce così un percorso alternativo, dal passo lento, in un giardino inaspettato, contemporaneamente reale e immaginario, fino al belvedere già amato dai Farnese e che ancora oggi permette di riempirsi gli occhi della Bellezza più autentica di Roma”, spiega Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo.

Parte integrante del percorso, il nuovo progetto di valorizzazione con tecnologie digitali immersive - si pone in continuità con una scelta allo stesso tempo scientifica e divulgativa che ha già riportato grandi consensi a Santa Maria Antiqua e nella Domus Aurea. In questa occasione, nel Ninfeo della Pioggia - uno degli spazi di piacere e ricreazione progettato dai Farnese - è stato concepito un coinvolgente viaggio nel tempo attraverso l’impiego di sofisticati apparati multimediali.
Un video mapping ripropone quella che, in base allo studio delle fonti, doveva essere la fisionomia del complesso degli Horti Farnesiani. Suggestioni prospettiche e visioni a volo d’uccello restituiscono filari d’alberi, pergolati e antichi giochi d’acqua.
In occasione della mostra, Electa edita la nuova edizione della guida degli Horti Farnesiani, con un ricco apparato iconografico che narra la storia dell’area e dei giardini.

La mostra degli Horti Farnesiani, che si inaugura domani primo giorno di primavera, è aperta dal  21 marzo al 28 ottobre 2018 all'interno del  Parco archeologico del Colosseo. Gli orari di visita sono diversificati a seconda dei mesi: Orari (,30-17.30  dal 9 al 15 marzo  Ultimo ingresso ore 16.00;
8.30–17.30 dal 16 al 24 marzo Ultimo ingresso ore 16.30
8.30–19.15 dal 25 marzo al 31 agosto Ultimo ingresso ore 18.15
8.30–19.00  dal 1 al 30 settembre Ultimo ingresso ore 18.00
8.30-18.30  dal 1 al 28 ottobre Ultimo ingresso 17.30  Chiuso 1 maggio
Biglietto  Intero € 12,00;ridotto € 7,50 (riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente)
Il biglietto, valido 2 giorni, consente un solo ingresso al Colosseo e un solo ingresso al Foro Romano-Palatino

Il volume guida alla scoperta degli Orti Farnesiani sul Palatino, il paradiso fra le rovine, un insieme incomparabile di avanzi archeologici, edifici tardorinascimentali ed elementi naturali che ancora oggi, nel cuore della Roma antica, costituisce il principale motivo di interesse per questo meraviglioso giardino perduto.

Nella prima parte l’autore ripercorre la storia degli Horti Palatini Farnesiorum e le sue trasformazioni nel corso dei secoli. I Farnese dalla metà del XVI secolo crearono, con viali alberati, aiuole fiorite, fontane e padiglioni decorati ricchi di statue e altre opere d’arte, un luogo segreto concepito per l’otium, un universo formale e ideologico che si nutriva dei profondi legami con l’Antico e con la tradizione filosofico-letteraria e artistica del mondo classico, legami immanenti al sito stesso, baricentro mitico e simbolico della civiltà romana e quindi strumento per affermare la raggiunta e consolidata posizione della famiglia nel quadro politico della Roma papale.

Passati i tempi dell’Arcadia e dei pic-nic del Grand Tour, la seduzione esercitata dai resti conservati nel sottosuolo provocò tuttavia il sacrificio di gran parte del giardino e delle sue storiche sistemazioni attraverso più di un secolo di indagini archeologiche di cui si dà analitico conto.

La seconda parte del volume accompagna alla visita delle strutture conservate con le loro decorazioni, oggetto di un lungo e accurato restauro (2013-2018), significativi lacerti che evocano l’assetto originario il cui splendore è ricostruibile idealmente con l’aiuto di descrizioni, dipinti, disegni, stampe e foto d’epoca che costituiscono il ricco, e talvolta inedito, corredo iconografico del libro. (20/03/2018-ITL/ITNET)

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