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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - SVIZZERA - BELLINZONA OMAGGIA I PADRI ITALIANI DELL'INFORMALE. A COLLOQUIO CON C. HAENSKER HUGUET CURATRICE DELLA MOSTRA SULLA LIBERTA' CREATIVA DI BURRI, FONTANA, CAPOGROSSI E AFRO

(2018-03-22)

"Cosa hanno in comune i tagli di Lucio Fontana, i sacchi laceri e ricuciti di Alberto Burri, i color field di Afro Basaldella e l’alfabeto immaginario di Giuseppe Capogrossi? E in che modo questi quattro grandi artisti del dopoguerra, rinunciando alla raffigurazione di un soggetto e ad ogni ordine che pure aveva caratterizzato il primo astrattismo, hanno rivoluzionato il panorama artistico italiano?

Domande insolite a cui la mostra allestita al Museo Civico Villa dei Cedri a Bellinzona intitolata 'Burri Fontana Afro Capogrossi - Nuovi orizzonti nell’arte del secondo dopoguerra’ fornisce risposte interessanti proponendo raffronti insoliti e tracciando inedite connessioni.

"Villa dei Cedri da tempo esplora il dialogo tra le varie tecniche e si concentra sulle tematiche del dopoguerra. Nel 2016, per esempio, abbiamo allestito una mostra su Hans Hartung, Massimo Cavalli e Guido Strazza  che rendeva omaggio al segno primordiale e al gesto creatore nella seconda metà del Novecento. Da alcuni anni, ragionavamo su una mostra sulla tecnica grafica di Burri poi pero’ abbiamo deciso di allargare il discorso ed aggiungere Fontana, Afro e Capogrossi per un confronto piu’ ampio. E se in passato era gia’ stato accostato il lavoro di Burri a quello di Fontana, mai era stato proposto un confronto tra Burri e Afro,” afferma in un’intervista ad Italian Network Carole Haensler Huguet, direttrice del museo di Bellinzona e curatrice della mostra insieme a Pietro Bellasi.

"Il risultato e’ una riflessione su quattro artisti iconici che hanno rimesso in discussione i fondamenti dell’espressione artistica ovvero il gesto, il segno, il colore, la materia e la superficie. Artisti che, pur nascendo figurativi, hanno scelto ad un certo punto l’astrazione, l'informale e hanno reinventato il linguaggio artistico e, contemporaneamente, la societa’. Sono quattro artisti accomunati da una nuova liberta’ creativa che, nonostante un mondo in rovina, hanno saputo trasmettere nel loro lavoro il fermento e l’energia del dopoguerra dimostrando come la risposta dell’arte o meglio le sue declinazioni espressive non dovevano più essere correlate a necessità estetiche, bisogni etici o istanze collettive. Tutti e quattro in modo diverso hanno scardinato quelle che erano le regole classiche e dopo di loro nulla sara’ come prima,” spiega la curatrice.

Nel dare conto della produzione artistica dei quattro artisti e della loro ‘rivoluzione’, la mostra si concentra sui lavori eseguiti dopo gli anni Cinquanta e si sofferma in modo particolare sulla loro produzione grafica.

“La mostra si apre con alcuni disegni poco noti al pubblico, dei dipinti e delle sculture. Segue la sezione grafica, la parte piu’ consistente. Qui va sottolineato che la grafica non ha rappresentato per questi artisti un’attività secondaria e collaterale ma e’ sempre stata una ricerca indipendente che ha permesso loro di sperimentare nuove tecniche e di elaborare in modo piu’ approfondito il segno e il gesto. Inoltre in questa sezione e’ possibile esplorare il loro rapporto con la produzione seriale e cosa significava per loro la riproduzione. Ci e’ sembrato poi altrettanto significativo presentare alcuni dei loro libri perche' anche il loro pensiero e' importante. Quanto all’allestimento abbiamo messo a confronto le opere di Burri con quelle di Fontana e i lavori di Afro con quelli di Capogrossi. Al primo piano, infine, due sale: in una vi sono solo le creazioni di Afro, mentre nell’altra solo quelle di Capogrossi, un'occasione per scoprire le loro diverse tecniche,” dichiara Carole Haensler Huguet sottolineando il prezioso apporto delle diverse Fondazioni nella realizzazione della mostra.

“Fondamentale e’ stato il contributo della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, della Fondazione Lucio Fontana, della Fondazione Archivio Capogrossi e della Fondazione Archivio Afro. Per poter andare alle origini del lavoro di questi artisti, abbiamo deciso di rivolgerci infatti agli archivi che documentano bene il loro lavoro grafico. Tra l’altro, scegliere di soffermarsi su questa particolare produzione ha significato dare misura della loro evoluzione e rinnovare lo sguardo su questi artisti. Anche chi conosce bene il lavoro di Burri, per esempio, qui potrà scoprire qualcosa di diverso ed avere delle sorprese,” continua la curatrice, precisando che sebbene l’Informale sia molto conosciuto in Ticino, Afro e Capogrossi non sono molto noti in questa regione, diversamente da Burri e Fontana ai quali sono state in passato dedicate alcune mostre in Svizzera.

Nel percorso che allinea piu’ di un centinaio di opere, circa una trentina per ogni artista, diversi i lavori da segnalare.

“Per me e’ sempre difficile scegliere, mi sentirei pero’ di consigliare ai visitatori di soffermarsi sulla serie di dieci litografie 'Saffo', 1973-1982, di Alberto Burri e sui quattro 'Concetto Spaziale - Teatrino', 1968, di Lucio Fontana messi a confronto con la serie dei ‘Bianchi e Neri', 1967-1968, sempre di Burri. Di Afro, invece, da non perdere 'Senza titolo', 1963, una litografia con due fogli. Per Capogrossi infine 'Superficie CP/344', 1971 circa, una tempera e collage su carta che evoca lavori di Jean Dubuffet e Willem De Kooning; e ancora i suoi collage per il libro di Jean Cocteau come 'Superficie CP/832', 1967,” precisa la curatrice evidenziando come questa sia la prima volta che viene proposto al pubblico un confronto congiunto tra questi quattro diversi artisti.

“Ci siamo mossi su una strada inedita e mi auguro che da questa mostra possano nascere nuove riflessioni che portino ad una rivalutazione di quel periodo storico e, allo stesso tempo, di Afro e Capogrossi, due artisti che negli ultimi anni sono stati un po’ dimenticati,” conclude Carole Haensler Huguet.

In occasione della mostra e’ stato pubblicato un catalogo, Magonza Editore, che comprende una conversazione tra Marco Vallora e Pietro Bellasi, il saggio di Andrea Cortellessa e l’intervista di Chiara Sarteanesi a Valter Rossi.

La mostra rimarra’ aperta dal 24 marzo sino al 2 settembre 2018. (22/03/2018-Letizia Guadagno/ITL/ITNET)

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