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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEKEEND ITALIA - SPLENDORI DELLE MARCHE A FERMO E NON SOLO. LA BELLA RASSEGNA DA NICOLA DI ULISSE A CARLO CRIVELLI

(2018-04-21)

La Regione Marche e la città di Fermo presentano la mostra “Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e
avanguardie da Nicola di Ulisse a Carlo Crivelli”

La bella rassegna, a cura di Alessandro Marchi con Giulia Spina, aperta oggi al pubblico fino al 2 settembre, fa parte del progetto di valorizzazione del patrimonio culturale regionale “Mostrare le Marche”, attuato in sinergia con la Prelatura Territoriale di Loreto, il Comune di Macerata, il Comune di Ascoli Piceno, il Comune di Fermo, il Comune di Fabriano e il Comune di Matelica, che vede un nucleo significativo di mostre in diverse città della regione volte a creare un circuito espositivo di grande respiro culturale. Le mostre raccontano le preziosità del patrimonio artistico di tutte le Marche attraverso la selezione di un considerevole numero di capolavori da riscoprire, e non solo, tutte le rassegne si svolgono tra le città più belle della regione.

Contestualmente si possono visitare le mostre “Capriccio e Natura” a Macerata, fino al 13 maggio, e “Cola dell’Amatrice” ad Ascoli Piceno, fino al 15 luglio.

Il progetto Mostrare le Marche è un’occasione da non perdere per visitare la regione, conoscerne il grande patrimonio storico-artistico e visitare alcune delle più belle città d’Italia.

Iniziamo la presentazione della mostra da alcuni importanti capolavori che saranno esposti a Fermo: il
Polittico di Sant’Eutizio di Nicola di Ulisse da Siena, che arriva da Spoleto ed è appena restaurato dopo il
terremoto del 2016, il Cristo Risorto sempre di Nicola di Ulisse, opera visibile solo in mostra poiché il
Museo di Castellina da cui proviene è oggi impraticabile, la Madonna in Umiltà con santa Caterina,
Crocifissione, un dipinto di grande pregio di Andrea Delitio, il Polittico di Massa Fermana di Carlo Crivelli,
che è la prima opera marchigiana dell’artista veneziano a cui la mostra dedica una notevole sezione
insieme ad alcune opere del fratello Vittore Crivelli. Fra gli oggetti di arte quattrocentesca esposti, come
oreficerie o tessuti è poi un gruppo di opere ceramiche: boccali e piatti dell’Officina ‘Sforzesca’ di Pesaro
della seconda metà del Quattrocento fra cui un preziosissimo Boccale con volto di donna a rilievo, un
Boccale con decoro alla foglia gotica detta ‘cartoccio’, ed un terzo Boccale con stemma dipinto.

La mostra, si propone di raccontare un tratto di storia artistica della città di Fermo perduto nell'oblio del tempo. Anzi, vuole evocare qualcosa che non c'è più.
Dopo che nel 1433 Francesco Sforza conquista le terre della Marca, Fermo diventa la capitale di un
nuovo stato. Sull'acropoli fermana si erge la rocca del Girfalco, in cui si insedia la corte sforzesca. Nel
1442 Francesco chiede ai priori di Norcia di inviargli una Compagnia di pittori capeggiata da Nicola di
Ulisse da Siena, per decorare le stanze del Girfalco. Di questa impresa non rimane più nulla, perché i
fermani, malgovernati dal tiranno romagnolo, dopo la capitolazione ‘marchigiana’ degli Sforza (che da
qui puntarono al dominio di Milano e di Pesaro), distrussero completamente la rocca, cancellando per
sempre il simbolo della tirannia.
Gli artisti che realizzarono i dipinti murali del Girfalco: Nicola di Ulisse, Bartolomeo di Tommaso da
Foligno, Andrea Delitio da Lecce dei Marsi (Abruzzo), Giambono Di Corrado da Ragusa e Luca de

Alemania, ritornano dunque a Fermo, ovviamente con altre opere, sopravvissute al naufragio del tempo,
per evocare in analogia le suggestioni e i fasti quattrocenteschi.
Nella mostra sono  esposte opere di artisti locali quali Marino Angeli, Pierpalma da Fermo, Paolo da
Visso, che si sono formati ed hanno sviluppato i caratteri originali dello stile "appenninico" dei pittori del
Girfalco.
Si affiancano, poi, opere di altri pittori, documentati a Fermo negli anni centrali del Quattrocento,
accanto a sculture, oreficerie, tessuti, ceramiche e miniature che ancora documentano nella città e nel
vasto territorio che la circonda, e che nei secoli da essa è stato dominato, l'imponente fioritura del
Quattrocento artistico marchigiano.

La mostra si conclude con opere di Carlo e Vittore Crivelli che, nel 1468, provenendo da Venezia e dopo
un soggiorno in Dalmazia , fecero di Fermo il centro della loro splendida pittura.

La città di Fermo, orgogliosa nei tempi antichi della sua posizione preminente in territorio Piceno,
capoluogo di una circoscrizione ecclesiastica vastissima, ebbe nel Quattrocento un rilievo assai originale
nelle vicende dell'arte marchigiana, non ancora riproposto alla ribalta che gli compete.
Intanto l'importanza della Diocesi, la più vasta delle Marche e fra le più grandi d'Italia, con una presenza
massiccia di chiese e conventi, quasi tutti di fondazione medievale, quindi i castelli, le cittadine minori, i
borghi: ognuno issato sulle colline, fortificato ed orgoglioso dei suoi pregi e dei suoi monumenti
architettonici. Un ricco territorio costellato di piccole signorie, di municipi orgogliosamente ‘liberi’, o
delle caratteristiche comunanze, che, nonostante le faide e le guerricciole, o più imponenti campagne
guerresche, conobbe - soprattutto durante il Quattrocento - una molteplicità di episodi artistici ed una
miriade di committenti che, desiderarono fortemente ed ottennero, oggetti pregevoli che hanno
perpetuato la loro fama e soprattutto la loro memoria.

La città capoluogo in testa alla fila. Dunque Fermo, che già nel Trecento attraversò un continuo
alternarsi di dominatori, o meglio condottieri e capitani di ventura che tentarono di diventarne signori e,
spesso, tiranni. Così Giovanni Visconti da Oleggio che se ne impossessò e la tenne sino al 1366 - e la
monumentale tomba di costui scolpita dal magister Bonaventura da Imola, è ancora nell'atrio della
Cattedrale -. Poi Rinaldo da Monteverde che la contese alla municipalità fermana; mentre tra il 1428 e il
1433 i Fermani si ressero da soli emancipandosi gagliardamente dai dominatori "stranieri".
Per poco dunque , dato che nel 1433 appunto, dovette sottomettersi, o concedersi, al Conte Francesco Sforza, signore di Cotignola nelle Romagne, che si legò in nozze nel 1441 a Bianca Maria figlia di Filippo Maria Visconti signore di Milano. Proprio a Fermo nella superba rocca detta il Girfalco, la nobildonna
diede alla luce nel 1444 Galeazzo Sforza destinato a diventare Duca di Milano.

Nonostante l'altisonanza di tali nomi ed il prestigio di codesti personaggi, i Fermani ebbero a mal
sopportare l'ambiziosa dominazione sforzesca, così che nel 1446 non solo li scacciarono malamente ma,
con il benestare di Papa Eugenio IV, distrussero il Girfalco: dunque il simbolo architettonico della
dominazione straniera. Seguì un periodo di libertà ed autonomia sotto il patronato della Chiesa, non di
pace comunque, viste le continue contese territoriali coi vicini, soprattutto gli ascolani; e viste le
continue scorrerie sulla costa dei pirati e le minacce dei Turchi.
Finchè, nel 1502, sull'onda dello sconvolgimento arrecato ai domini del Papato da Cesare Borgia, il
Valentino, un alleato ed emulo di costui: Oliverotto da Fermo tenta di diventare signore della città. Le
sue violenze vennero però ripagate di eguale moneta, improvvisò infatti un cambio di schieramento
opponendosi al Valentino e costui -seguendo le crudelissime consuetudini familiari- lo fece strangolare
in quel di Senigallia l'ultimo giorno dell'anno 1502.

Contro questo scenario, a tratti fosco e violentissimo, si stagliano le vicende dell'arte, movimentate sì
ma assai meno torbide e drammatiche.
Peccato per la distruzione dell’imponente Fortezza del Girfalco, perché lì albergavano le testimonianze
da cui inizia la storia della pittura del Rinascimento a Fermo.
Nel 1442, infatti, Alessandro Sforza, poi signore di Pesaro, aveva commissionato la decorazione dipinta
di una camera che doveva accogliere i novelli sposi e cioè suo fratello Francesco e Bianca Maria Visconti.
L'impresa pittorica risolta in affresco, o meglio secondo le tecniche della pittura murale a destinazione
profana come usava a quei tempi, doveva esser condotta da Nicola di Ulisse da Siena (doc. a Norcia dal
1442 – m. tra il 1476 e il 1477), un protagonista assai attivo sul crinale appenninico fa Umbria e Marche,
solo di recente riscoperto dalla critica.
Accanto a lui un gruppo di pittori che, i documenti raccontano, formavano una vera e propria impresa di
professionisti ma che allora si definiva Compagnia in cui erano affiancati Bartolomeo di Tommaso da
Foligno, Luca di Lorenzo "de Alemania", Andrea Delitio di Lecce de' Marsi in Abruzzo e Giambono di
Corrado da Ragusa.

La mostra affianca le opere certe di questi autori, così da poter creare una suggestione, per analogia di
cosa poteva esser raffigurato nella stanza, o nelle stanze, del Girfalco.
E' solo l'abbrivio di una storia affascinante che si snoda poi, attraverso le opere d'arte, dipinti e
miniature, sculture, oreficerie, ceramiche e tessuti, conservate ancora oggi nel territorio e arricchite da
prestiti richiesti ad altre sedi, lungo tutto il secolo del Quattrocento.

Cinque le sezioni che compongono il percorso espositivo: Fermo 1442: Nicola di Ulisse da Siena al
Girfalco; Rinascimento ed Antico: toscani, veneti, tedeschi e fiamminghi dalle coste all’Appennino;
Pittori tardogotici alla metà del Quattrocento: Marino Angeli, Pierpalma e Lorenzo da Fermo; Fermo
1468-1479: la città di Carlo e Vittore Crivelli e Dalle chiese e dai castelli: miniature, oreficerie, tessuti
e ceramiche.
Alla mostra è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica, ed è promossa dalla Regione
Marche, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Anci Marche e dal Comune di
Fermo, con la collaborazione di Arcidiocesi di Fermo e Musei di Fermo, con il contributo di Camera di
Commercio di Fermo e Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo. Organizzata dalla Società Sistema
Museo.(21/04/2018-ITL/ITNET)

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