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LAVORO - FIRMATA CONVENZIONE INPS /CNEL PER TRASPARENZA CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO

(2018-06-19)

  INPS e CNEL hanno sottoscritto oggi a Roma una convenzione dalla doppia finalita’:  rendere piu’ trasparente la contrattazione collettiva permettendo di misurare la rappresentativita’ sia delle organizzazioni datoriali che di quelle dei lavoratori. La seconda, invece, permettera' di migliorare il presidio dei minimi contributivi e il controllo rispetto alle norme su agevolazioni contributive e fiscali. E questo avra' potenziali effetti sul gettito contributivo e sulle ‘tax expenditures’.  Per chiudere il cerchio manca ora l’accordo, in via di definizione, con CGIL, CISL, UIL e Confindustria.

“Abbiamo raggiunto un risultato e mezzo, un risultato e tre quarti, molto importante per il sistema delle relazioni industriali del nostro paese. In particolare, mi riferisco al lavoro che abbiamo svolto insieme al CNEL nel censire i contratti collettivi nazionali e i contratti di primo livello aziendali sottoscritti in Italia." ha sottolineato il Presidente dell'INPS Tito Boeri, esplicitando "vogliamo, quindi, presentarvi un lavoro che e’ quasi al termine. Ci manca 'un ultimo miglio’, con CGIL, CISL, UIL, Confindustria e Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Questi due processi, l’accordo gia’ raggiunto e l'altro che e’ quasi a compimento, ci consentiranno di rendere piu’ trasparente la contrattazione collettiva, permettendo per la prima volta nel nostro paese di avere una misura obiettiva, accurata del livello di rappresentativita’. E non solo delle organizzazioni sindacali ma anche delle organizzazioni datoriali. Questo permettera’ di applicare al meglio una serie di normative oggi vigenti nel nostro paese.

La prima riguarda i minimi contributivi che prendono come riferimento i contratti nazionali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, i cosiddetti contratti leader.

In secondo luogo anche una serie di norme che concedono delle agevolazioni soltanto alle imprese che rispettano questi contratti leader. Sino ad adesso non c’era la possibilita’ di identificare i contratti leader e quindi l’applicazione di queste normative era estremamente limitata” ha esordito il Presidente dell’INPS Tito Boeri sottolineando come tutto questo avra’ degli enormi vantaggi per l’INPS perche’  permettera’ di aumentare il gettito contributivo e di ridurre le 'tax expenditures’.

“Il contratto leader e’ il contratto collettivo di lavoro stipulato dalle organizzazioni sindacali che sono maggiormente rappresentative su base nazionale" ha proseguito Boeri. "Per identificare il contratto leader noi abbiamo bisogno di avere delle misure sulla copertura ovvero dobbiamo sapere quanti lavoratori e quante aziende sono coperte da quel contratto. E in questo ci aiuta il versamento dei contributi che le aziende fanno all’INPS.

Abbiamo pero’ anche bisogno di avere informazioni sul grado di rappresentatività delle organizzazioni sindacali. Questi sono i due elementi che ci permettono di identificare quale e’ il contratto leader in ogni settore.

L’identificazione del contratto leader e’ importante anche per stabilire i minimi contributivi perché, secondo la Legge italiana, ci sono dei minimi che debbono avere come riferimento per la retribuzione cosi’ come stabilito dal contratto leader all’interno del settore. La retribuzione che bisogna prendere come riferimento per il versamento dei contributi obbligatori non può essere inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale leader. Questo e’ dunque una grandezza molto importante per la raccolta del gettito contributivo. Quindi noi, come INPS, siamo chiaramente interessati ad avere questa identificazione il piu’ possibile precisa. Non solo, ha rilevanza il contratto leader anche per quanto riguarda la concessione di agevolazioni contributive. In effetti il rispetto dei contratti accordi collettivi di riferimento costituisce una condizione per la fruizione di benefici normativi e contributivi in materia di lavoro e di legislazione sociale. Non solo c'é quindi un beneficio della raccolta del gettito, va detto che sappiamo identificare il minimo anche attraverso dei controlli alle aziende, ma possiamo anche non concedere delle agevolazioni ad imprese che non rispettano questo contratto,” ha precisato Boeri.

“Con il CNEL abbiamo cercato di far parlare il censimento dei contratti collettivi che avevamo. Ne avevamo censiti 280, con quello fatto dal CNEL il quale ha contratti nazionali ed aziendali. Attraverso questa operazione di riconciliazione siamo andati a censire 369 contratti. Questi sono importanti perché una volta censiti, le aziende, nella compilazione del modulo Uniemens, hanno potuto segnalarci a quali di questi contratti la loro azienda si riferiva. E quindi abbiamo potuto avere una misura della copertura dei contratti ovvero la percentuale dei lavoratori e di aziende che sottoscrivono quel contratto in rapporto al numero totale di aziende e di lavoratori del settore,” ha continuato Boeri precisando che i 369 contratti sono distribuiti in modo diverso.

“Ci sono settori, come quello dei trasporti, che ne ha 66, un numero elevato. In altri settori come quello chimico sono inferiori. E questi contratti sono sia nazionali che aziendali. Sarebbe utile interrogarsi perché ci sono oggi cosi tanti contratti. C'é ,comunque, un numero molto elevato di contratti nazionali e abbiamo il 99% delle aziende che si riferisce ad uno di questi 369 contratti. E quasi il 98% dei lavoratori e’ nelle stesse condizioni.

Vi sono poi altri contratti che allo stato attuale non censiamo, c'é dunque una quota residuale di lavoratori non considerati. Come si evince siamo pero’ vicini al 100%: i contratti censiti dall’INPS riguardano dunque la totalita’,” ha aggiunto Boeri precisando come il contratto di Confindustria del settore metalmeccanico riguardi il 27% circa delle aziende e il 60% dei lavoratori.

“Questi dati ci permettono di stabilire qual'e’ il contratto maggiormente rappresentativo dal punto di vista datoriale della copertura delle imprese e dei lavoratori . Sulla scorta di queste rilevazioni, abbiamo potuto fare un’analisi sui livelli retributivi nelle aziende che applicano diverse tipologie di contratto. E ci siamo quindi chiesti: il fatto che esistano tutti questi contratti corrisponde al desiderio di imprese di poter abbassare i dividendi retributivi rispetto a quelli dei contratti nazionali?

E il fatto che siano aumentati i contratti nazionali e’ un modo per il sistema di darsi della flessibilità retributiva che i contratti nazionali non consentono?

Abbiamo studiato la differenza tra i livelli retribuitivi nelle imprese che fanno parte dei contratti che sono meno rappresentativi e quella rispetto ai contratti che sono maggiormente rappresentatitivi. Facendo questa comparazione, notiamo che c'é uno sconto retributivo importante: circa il 5% per gli operai per arrivare sino al 10% per i quadri e dirigenti,” ha spiegato Boeri.

Quanto all’accordo in fieri con CGIL, CISL, UIL, Confindustria e Ispettorato Nazionale del Lavoro, Boeri ha evidenziato che grazie al lavoro fatto con il CNEL oggi e’ possibile sapere la rappresentatività di Confindustria.

"Oggi sappiamo quale e’ la quota di aziende e di lavoratori che fanno parte del mondo Confindustria: si tratta di meno di 5 milioni di lavoratori e piu’ di 230.000 imprese, soprattutto di grandi dimensioni.

Abbiamo con Confindustria, CGIL, CISL, UIL avviato un processo per cui i datori di lavoro, insieme al flusso di altri informazioni, ci comunichino anche il dato associativo ovvero quanti lavoratori sono iscritti al sindacato. Non e’ obbligatorio ma debbo dire che grazie al lavoro fatto, su 3 milioni di dipendenti abbiamo il relativo dato associativo. Per il 60% circa delle aziende dell’universo Confindustria abbiamo questo tipo di dati. Siamo in grado attraverso questo lavoro di costruire delle tabelle che vorremo rendere pubbliche, e questo e’ ancora il punto su cui dobbiamo raggiungere un accordo con le diverse organizzazioni sindacali. Per ciascuna di queste vorremmo dare il numero di lavoratori iscritti e percentuali. E insieme al dato associativo vorremmo dare anche il dato elettorale. Chiaramente i due dati saranno utili per misurare la rappresentativita’. Su questo punto noi abbiamo al momento ancora qualche elemento di discussione, le organizzazioni sindacali non credono infatti che questo dato debba essere reso pubblico. Noi pensiamo invece che noi siamo un ente pubblico e vogliamo fornire un bene pubblico. Noi pensiamo che avere questo dato e renderlo pubblico sia importante perché permette non solo democrazia sindacale ma anche democrazia in senso lato. Permette di dare sostanza alle norme che oggi vigenti sulla rappresentativita’ ,” ha concluso Boeri.(19/06/2018-ITL/ITNET)

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