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LAVORO - RICERCATORI CNR - INTERROGAZ. MIN. BUSSETTI (MIUR): MANCATA STABILIZZAZIONE 1.000 PRECARI AL CNR SECONDO PREVISIONI ART.20 DECRETO LEGISLATIVO 25 MAGGIO 2017"

(2019-03-20)

  "Il CNR è un ente di ricerca che ha la missione di realizzare progetti di ricerca, promuovere l'innovazione e la competitività del sistema industriale nazionale e l'internazionalizzazione del sistema di ricerca nazionale e di fornire tecnologie e soluzioni ai bisogni emergenti nel settore pubblico e privato;" si legge in una interrogazione dei sen.PD , fra i quali il sen. Francesco Giacobbe, eletto dalla Circoscrizione estero in Australia, Oceania, Asia, Africa, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. (Atto Senato 3-00694).

Nella interrogazione si chiede cosa intenda fare il Ministro  al fine di garantire che il CNR avvii il processo di stabilizzazione dei lavoratori nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, e che tutte le risorse finora stanziate siano utilizzate dall'ente per tali finalità." 

Ma vediamo, quale la Ratio dell'intervento:

- Premesso che:
il CNR, per lo svolgimento delle proprie attività, si avvale di circa 4000 giovani ricercatori impegnati in attività di ricerca post dottorato presso i laboratori dell'ente, mentre un contributo importante arriva dalle collaborazioni, anche internazionali, con i ricercatori delle università e delle imprese, rafforzando così il sistema nazionale della ricerca;
rilevato che:
l'articolo 20, comma 1, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 (cosiddetto decreto Madia), ha previsto la possibilità, nel triennio 2018-2020, per le pubbliche amministrazioni, compresi gli enti pubblici di ricerca, di assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale in possesso di determinati requisiti, al fine di superare il precariato e di valorizzare la professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinato;
la circolare n. 3 del 23 novembre 2017 del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione nel paragrafo dedicato agli enti di ricerca, recita: "per il personale degli enti pubblici di ricerca, di cui al decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218, i commi 1 e 2 dell'articolo 20 si applicano con le specificità che seguono: considerare, ai fini della definizione del fabbisogno, la disciplina prevista dal citato d.lgs. 218/2016; con riferimento al personale finanziato dal fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (quindi gli enti di ricerca sottoposti alla vigilanza del MIUR), il requisito del periodo di tre anni di lavoro negli ultimi otto anni, previsto dall'articolo 20, commi 1 lettera c) e 2, lettera b), può essere conseguito anche con attività svolta presso diversi enti e istituzioni di ricerca; l'ampio riferimento alle varie tipologie di contratti di lavoro flessibile, di cui all'articolo 20, comma 2, può ricomprendere i contratti di collaborazione coordinata e continuativa e anche i contratti degli assegnisti di ricerca; non si applica il divieto di instaurare nuovi rapporti di lavoro flessibile di cui all'articolo 20, comma 5, purché siano rispettati i vincoli finanziari previsti dalla normativa vigente";
considerato che:
il Governo Gentiloni, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 aprile 2018, recante disposizioni per l'attribuzione di risorse per vari enti pubblici di ricerca, ha stanziato in favore del CNR 40 milioni di euro a decorrere dal 2019, obbligando, tuttavia, l'ente di ricerca a cofinanziare con altri 20 milioni di euro gli interventi per la stabilizzazione dei lavoratori impiegati presso le proprie strutture. Il Governo Conte ha stanziato altri 34,5 milioni, derivanti dai fondi cosiddetti premiali, che risultano essere vincolati per le stesse finalità;
secondo quanto disposto dal decreto, le "stabilizzazioni" del personale, da attuare utilizzando i fondi stanziati, avrebbero dovuto essere perfezionate entro la fine del 2018;
allo stato attuale, risulta che soltanto una parte delle risorse complessive stanziate per la stabilizzazione dei lavoratori del CNR saranno effettivamente utilizzate dall'ente. Il CNR avrebbe manifestato l'intenzione di attingere i 20 milioni di euro di cofinanziamento direttamente dagli ultimi 34,5 milioni di euro stanziati. Se l'intenzione dell'ente dovesse essere confermata, è evidente che si ridurrebbe la somma a disposizione e anche le stabilizzazioni in divenire;
inoltre, la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), al comma 404 dell'art. 1, ha previsto che: "Al Consiglio nazionale delle ricerche è concesso un contributo straordinario di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2028";
finora hanno firmato i nuovi contratti più di 1.300 ricercatori, ma ben altri 1.000 mancherebbero ancora all'appello;
va aggiunto che all'interno della platea dei ricercatori c'è una categoria di lavoratori precari, circa 80, assunti per chiamata diretta, che al momento risultano essere fuori dalle procedure. A tale categoria di lavoratori, il CNR aveva dato rassicurazioni in merito alla soluzione del percorso da seguire per la stabilizzazione;
i lavoratori precari del CNR sono tornati a manifestare chiedendo di essere stabilizzati quanto prima. Da alcune dichiarazioni emerse sulla stampa si tratta di persone il cui futuro lavorativo risulta essere in balia di proroghe e rinnovi contrattuali la cui durata, in diversi casi, è di 15 giorni;
il nostro Paese fa i conti con un dato pesantissimo, diffuso nelle ultime settimane dall'Istat: "il 18,8 per cento dei dottori di ricerca è fuggito all'estero",

si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti;
quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire che il CNR avvii il processo di stabilizzazione dei lavoratori nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, e che tutte le risorse finora stanziate siano utilizzate dall'ente per tali finalità."  (20/03/2019-ITL/ITNET).

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