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ITALIANI E ITALIANI ALL'ESTERO - IL FUTURO DELL'EUROPA : DA CESE E CNEL : LA SFIDA PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI SANCITI DAL PILASTRO DEI DIRITTI SOCIALI

(2019-05-20)

            L'appello  lanciato oggi dal 38 forze sociali presenti nel CNEL e dal CESE - (vedi anticipazione: http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=57804) ed oggi (http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=57971) richiama ai "Valori comuni, punta sui risultati ma fa presente le paure";  affronta i "I motivi della crisi e indica la strada per ripartire"; suggerisce la necessità di ". Un salto di qualità nell’economia e nella politica"; all'insegna dello " Sviluppo sostenibile e competitività"; che richiedono politiche coraggiose da persgeuire attraverso "Il Pilastro dei diritti sociali", dunque, " Democrazia e riforme istituzionali" devono essere al primo posto per recuperare la fiducia dei cittadini.

In questa sede CESE e CNEL affrontano il percorso per il raggiungimento degli obiettivi del "Pilastro dei diritti sociali.
"Come è stato ricordato, la sfida attuale che sta di fronte all’Europa è di dare risposte ai cittadini in linea con gli obiettivi ambiziosi perseguiti fin dalla origine, cioè una crescita sostenibile e durevole in grado di garantire a tutte le persone condizioni di vita e di benessere individuale e collettivo. Il raggiungimento di questi obiettivi richiede politiche coraggiose anche sul piano sociale per contrastare le crescenti diseguaglianze e la disoccupazione che colpisce specie gran parte dei nostri giovani. 

Solo così si può essere in linea con i principi solennemente sanciti da ultimo nel pilastro dei diritti sociali e nel documento Europa 2020.
Gli investimenti sociali e di investimenti nell’innovazione vanno tenuti insieme. Infatti, senza un forte impulso alla crescita nessun sistema di Welfare può far fronte alla progressiva crescita delle diseguaglianze e l’aumento delle povertà. Nel contempo un modello di crescita che non sia inclusiva e sostenibile anche sul piano sociale rischia di alimentare  sentimenti antieuropei e le spinte centrifughe che si nutrono delle paure sociali.

Secondo gli ultimi dati Eurostat, 112,9 milioni di persone, ossia il 22,5 % della popolazione dell'Unione europea sono a rischio di povertà o di esclusione sociale. La disoccupazione di lunga durata è passata dal 2,9 % nel 2009 al 3,4 % nel 2017, mentre il numero di lavoratori poveri nella zona euro è passato dal 7,6 % nel 2006 al 9,5 % nel 2016. Le nuove generazioni sono tra le fasce maggiormente colpite: nel 2016 nell'UE vi erano oltre 6,3 milioni di giovani NEET.

Rendere giustizia alla dimensione sociale dell’Europa è urgente per ridare fiducia nel futuro ai cittadini europei e per contrastare le spinte populiste e disgregatrici del tessuto sociale. Occorre investire di più nella infrastruttura di servizi sociali pubblici (istruzione, sanità, politiche sociali abitative, etc.) invertendo la tendenza che li ha visti depotenziati drammaticamente durante la crisi.

Investire nell’Europa sociale è particolarmente importante in questo momento per l’Europa anche per le proiezioni demografiche negative - denatalità e invecchiamento della popolazione - e per fronteggiare i radicali mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro.
Per essere all’altezza della sfida occorre prospettare la creazione di un sistema europeo di Welfare, di un social compact: un patto sociale e istituzionale che sia in grado di intervenire sui bisogni più urgenti delle persone.
Rendere cogente il Pilastro Sociale Europeo, questo deve essere uno degli obiettivi principali.

Sono quattro le linee di azioni sulle quali l’Unione dovrebbe intervenire con grandi programmi sociali  complementari e integrativi rispetto ai programmi dei singoli Paesi, finanziati anche in via diretta: disoccupazione, contrasto alle povertà, politiche retributive e istruzione.

Per quanto riguarda la disoccupazione è tempo che l’Unione si doti di uno strumento comune che assicuri per un tempo definito un’indennità di disoccupazione a ogni cittadino europeo, accompagnata da programmi di politiche attive che ne facilitino il rapido reinserimento nel mercato del lavoro. Per potenziare le politiche attive è indispensabile accelerare la piena operatività della Agenzia Europea per il lavoro con poteri di assistenza alle politiche attive nazionali e di sostegno a una “mobilità equa”.

Accanto a strumenti di promozione dell’occupazione occorre introdurre il reddito minimo dignitoso quale misura universale di contrasto alle povertà per coloro che non lavorano e versano in condizioni di indigenza con un  fondo europeo che agisca in via sussidiaria a sostegno dei cittadini degli Stati membri. La misura non deve essere un mero trasferimento di denaro, ma deve prevedere anche l’intervento dei servizi pubblici per assicurare una  presa in carico capace di dare risposte a bisogni specifici, come ad esempio l’assistenza socio-sanitaria, servizi educativi, sostegno all’abitare, e alla mobilità.

Occorre poi intervenire sulla tutela dei salari. Il fenomeno dei working poors è una realtà crescente e  preoccupante che evidenzia l’urgenza di interventi a tutela dei livelli retributivi. Contrastare il fenomeno del dumping contrattuale sia transnazionale che nei singoli paesi, rafforzando la contrattazione collettiva è una priorità ancora eccessivamente sottovalutata.

Ma i principali strumenti di contrasto alla disoccupazione, alle povertà e ai bassi salari rimangono l’istruzione e la formazione, la cui carenza rappresenta il primo fattore di trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze e, penalizza in modo ingiusto, soprattutto i giovani, in ragione del contesto sociale o territoriale nel quale nascono e crescono. Le ricerche comparate mostrano che la gran parte delle diseguaglianze di reddito e di benessere, fra le regioni europee, sono legate a differenze negli investimenti in innovazione e formazione.

D’altra parte solo innovazioni che sfruttino le grandi opportunità delle nuove tecnologie, in particolare l’applicazione della tecnologia digitale all’innovazione sociale, sono in grado di garantire uno sviluppo economico sostenibile dal punto di vista sia sociale sia ambientale. Per questo, l’investimento nel capitale umano e nelle capacità umane è una componente essenziale dell’innovazione tecnologica ed è anche una condizione della sua efficacia sul piano economico e sociale.

Per lo stesso motivo la formazione, da quella di base in età prescolare a quella continua nel corso della vita, è un investimento imprescindibile per mettere le persone in grado di fronteggiare i grandi cambiamenti nei sistemi produttivi e di sfruttare le proprie capacità per essere utili a sé e gli altri. Questa sfida implica il ripensamento dei modelli formativi, superando la tradizionale istruzione a silos e sviluppando modelli formativi trasversali.
Occorre dunque che l’Unione promuova un grande piano di investimenti sull’istruzione e sulla formazione permanente che assicuri diritti e standard minimi a tutti i cittadini europei. (20/05/2019-ITL/ITNET)

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