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RICERCA SCIENTIFICA E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO - PRESENTATO DA SVIMEZ IL CENTRO INNOVAZIONE E TECNOLOGIA PROMOSSO A NAPOLI DA FONDAZIONE R&I -INVITALIA /FEDERICO II ED ALTRI 7 ATENEI

(2019-06-01)

  Nascerà a Napoli il "Centro Innovazione e Tecnologia"un Progetto pilota a livello nazionale promosso da Fondazione R&I, d’intesa con Invitalia, in collaborazione con l’Università Federico II e con le altre sette università, partecipanti al Centro di Competenza MedTech 4.0. del Mise. A presentarlo SVIMEZ in collaborazione con la Fondazione Ricerca, nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Il Mezzogiorno ha bisogno di tante cose, ma anzitutto, di fondate prospettive di lavoro per i suoi giovani e in particolare per i giovani talenti con elevati livelli formativi. Questa è la priorità assoluta per una nuova speranza e un futuro, ridando fiducia all’università, oltre che ai giovani e alle loro famiglie.

I laureati oggi sono l’emblema della nuova emigrazione, che sta privando il Sud di una delle principali risorse strategiche, provocando un pesante danno sociale ed economico, destinato a incidere a lungo in modo determinante sulle sue possibilità di riscatto”. Lo afferma Riccardo Varaldo, Emerito alla Scuola Superiore Sant’Anna e promotore della Fondazione R&I, (Ricerca e Impenditorialità), autore del “Quaderno SVIMEZ” dal titolo “Il problema del rinascimento dell’industria manifatturiera: la sfida del Mezzogiorno”, da cui nasce il seminario “Un’industria fondata sulla conoscenza: la nuova sfida del Mezzogiorno”, organizzato da SVIMEZ, in collaborazione con la Fondazione Ricerca, nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

“L’ecosistema dell’innovazione nel Sud, così come in molte altre parti del Paese, è strutturalmente debole. E il nodo del trasferimento tecnologico, ovvero, della capacità di valorizzare in senso economico e commerciale la conoscenza, frutto dell’attività di ricerca, incide in modo determinate nel relegare l’Italia in una preoccupante situazione di ritardo, rispetto ai maggiori Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti e di Israele.

Per questo, la Fondazione R&I, valorizzando il suo ruolo di responsabilità sociale, ha in fase di avanzata progettazione, d’intesa con Invitalia, la realizzazione del “Centro Innovazione e Tecnologia”, da localizzare a Napoli, con il supporto scientifico della SVIMEZ e in collaborazione con l’Università Federico II e delle altre sette università, partecipanti al Centro di Competenza MedTech 4.0. del Mise, con l’intento di farne un modello avanzato nel campo del trasferimento tecnologico.

Nell’iniziativa un ruolo chiave è svolto dai soci della Fondazione R&I, costituiti da grandi imprese come Leonardo, Intesa Sanpaolo, Engineering, MBDA, Ferrovie dello Stato ed Invitalia Ventures, insieme ad istituti scientifici di eccellenza come il Politecnico di Milano, tramite la sua Fondazione, l’IIT di Genova e la Scuola Superiore Sant’Anna.

Si tratta di un’iniziativa pilota a livello nazionale, ispirata a modelli di assoluto successo in campo europeo ed internazionale, con cui si vuole offrire al Mezzogiorno l’opportunità di entrare in sintonia e di adattarsi alle nuove, pressanti istanze di innovazione del sistema produttivo e imprenditoriale, determinate dalla spinta ondata tecnologica che è a base della nuova Rivoluzione industriale 4.0.

“Occorre una strategia di investimenti molto significativa e molto efficace - è il parere del Presidente SVIMEZ Adriano Giannola - in quanto il problema non è la crescita ma lo sviluppo, che si fa con le politiche keynesiane dell’offerta. E lo sviluppo per l’Italia e' il problema del Mezzogiorno Questa politica degli investimenti si scontra con due elementi. Il primo è la difficoltà, nonostante gli stanziamenti, a trasformare questi ultimi in spesa, e ciò rinvia a un sistema complicatissimo, che evidentemente e? una responsabilità della politica farvi fronte. Il secondo è l’attuazione operativa della clausola del 34%, che è stata introdotta con l’obiettivo di iniziare ad applicarla nel 2018, ma che ci auguriamo almeno sia applicabile per il 2019 e a seguire, pur sapendo che questa strada e?' molto complicata e difficile”.

C’è bisogno di un movimento di idee e di energie che sappia operare consapevolmente, con decisione, per contrastare tale fenomeno dando vita ad un nuovo modello di sviluppo, in discontinuità con il passato, in cui l’industria possa recuperare posizioni per diventare una leva chiave della rinascita. Nel Sud c’è bisogno di più industria, mentre, ribadisce Adriano Giannola, “Stiamo assistendo a uno smottamento impressionante. Non ci sono politiche industriali: né per il Sud né più in generale per il paese”.

L’industria cui guardare è l’industria dell’era della conoscenza, fondata sul capitale immateriale, costituito dal capitale umano (talenti) e dal capitale intellettuale (idee innovative). E’ questa l’espressione emblematica del modello di capitalismo imprenditoriale, alimentato da startup e PMI innovative, che è a base della nuova industria con rilevanti forze innovatrici. Questo modello si sta affermando in campo internazionale, assicurando un elevata capacità di crescita dell’economia e dell’occupazione ai Paesi più dinamici, con il sostegno di investitori internazionali.

Nel Sud bisogna puntare su un nuovo capitalismo imprenditoriale ma che possa essere anche funzionale e sinergico alle grandi e medie imprese, iniziando da quelle che già vi operano, ai fini delle loro politiche di open innovation, per le quali le startup stanno avendo un crescente ruolo, secondo una logica di divisione funzionale del lavoro innovativo.

E’ quella tratteggiata la sfida per una politica industriale inclusiva delle startup, capace di valorizzare la loro nota forza innovativa, frutto delle competenze, della passione e della creatività dei giovani talenti. Così si può mirare in prospettiva a dare consistenza ad un asse privilegiato di un nuovo modello di sviluppo, in grado di creare opportunità di lavoro e di ascesa sociale per i giovani talenti del Sud, contrastando il loro processo di esodo.

Occorre in sostanza una alleanza strategica tra grandi, medie e piccole imprese per dare concretezza ed operatività al disegno di una politica industriale concreta, come quella tratteggiata nel quaderno Svimez. Solo un progetto complessivo, insieme privato e pubblico, può consentire di far rigenerare il Mezzogiorno, scongiurando il pericolo di disperdere la risorsa strategica chiave, costituita dai giovani talenti.

E occorre essere consapevoli che la forza dirompente e trainante delle startup di valore, che nascono dalla ricerca e dalle tecnologie avanzate, facendo leva su idee creative, è tale per cui riescono ad affermarsi anche in contesti difficili come quello del Mezzogiorno, se opportunamente sostenute con servizi, competenze qualificate e fondi di Venture capital. Ci sono confortanti esempi, a livello internazionale, di Paesi ritardatari impegnati con successo su questi fronti, anche con il sostegno di investitori stranieri.

Le tech-startup sono le nuove PMI, figlie dell’era della conoscenza, su cui puntare per fare attecchire ed affermare nel Sud un nuovo capitalismo imprenditoriale bottom-up dove il “sapere innovare” deve coniugarsi con il “sapere fare” in modo funzionale.

L’idea di una politica industriale fondata sulla conoscenza e sull’innovazione è un processo che occorre sostenere con metodo, nel tempo, con una comunità di energie istituzionali, culturali, sociali ed imprenditoriali, da far interagire a sistema.

E’ una sfida che il Mezzogiorno deve saper affrontare con consapevolezza e metodo, riassume in una nota  Svimez, avendo la possibilità di poterla vincere, coinvolgendo innanzitutto, con adeguate competenze e risorse, il suo sistema della ricerca e dell’alta formazione per farne una componente dinamica della nuova società ed economia della conoscenza. (01/06/2019-ITL/ITNET)

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