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IMPRESE ITALIANE NEL MONDO - ITALIA/CINA - RAPPORTO CESIF -CENTRO STUDI FONDAZIONE ITALIA/CINA - PROSPETTIVE IN CRESCITA PER LE IMPRESE ITALIANE

(2019-07-17)

  I rapporti con il mercato cinese rappresentano un obiettivo sempre più interessante per il nostro Paese, decisamente ricambiato dalla Cina. Tuttavia, l'impegno italiano registra, però, un ritardo rispetto a tedeschi e francesi. Tuttavia l’approvazione della nuova legge cinese sugli investimenti stranieri e l’evoluzione delle negoziazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, potrebbero creare nuove opportunità. Lo sottolinea il decimo Report presentato dal dal CeSIF, il Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina, con il coordinamento scientifico del Direttore Filippo Fasulo. "Cina. Scenari prospettive per le imprese”, presentato a Milano.

Dal Rapporto si evince che nel 2018 si sono consolidate alcune linee di tendenza emerse nel corso degli ultimi anni. In primo luogo, il rallentamento economico è diventato strutturale. Il tasso della crescita del Pil cinese si riduce ogni anno di qualche decimale di punto, pur restando su valori ampiamente sopra il 6%. Si tratta di una dinamica prevista e che si ripeterà nei prossimi anni, caratterizzati dal tentativo di ridefinire il modello di crescita cinese lungo alcune direttrici: a) equilibrio tra indebitamento e misure di stimolo, b) esigenze di tutela ambientale, c) riqualificazione del tessuto industriale e d) rafforzamento dei consumi. Il contesto di riferimento, dunque, continua a essere quello del New Normal, ovvero il riconoscimento che la Cina si trova in una nuova fase della propria economia – caratterizzata soprattutto da un tasso di crescita più lento – e che il Paese sta affrontando una profonda transizione, che lo porterà ad essere un’economia avanzata e basata in particolare su consumi, servizi e innovazione. Elemento cardine ? La qualità deve sostituire la quantità.
In quest'ambito si inserisce da par suo l'Italia con i suoi prodotti.

Una seconda linea di tendenza ruota intorno alla sempre maggiore importanza dei consumi, al fine di sostenere la crescita economica del Paese in futuro, ed è per questo che sono sempre più incentivati. L’inaugurazione della China International Import Expo a Shanghai, nel mese di novembre, ha certificato la volontà di Pechino di modificare almeno in parte l’archetipo della Cina come “fabbrica del mondo”. La fiera, gratificata dalla presenza di Xi Jinping, rappresenta l’inversione di questo paradigma, a favore della domanda di prodotti di qualità da parte dei consumatori cinesi.

È lecito aspettarsi che nel 2019 il tasso di crescita del Pil possa rientrare nel target deciso dal Governo che, in riduzione rispetto agli scorsi anni, è stato fissato in una forbice fra il 6% e il 6,5%. Tuttavia, tale crescita potrà poi variare considerevolmente tra settori e sub-settori, non solo alla luce delle cosiddette “due velocità” che caratterizzano diversi settori e aree, ma anche in considerazione degli imprevedibili effetti distorsivi della guerra commerciale. La ridefinizione delle relazioni commerciali e l’inquadramento degli spazi per la tecnologia cinese in questo ambito sono la principale novità di un quadro nel quale le sfide che il Governo dovrà affrontare sono sostanzialmente immutate. Tra queste si segnalano la sovraccapacità in alcuni settori e un ambiente economico che deve bilanciare i costi nel breve periodo delle riforme messe in atto dal Governo, le quali invece mostreranno successi solo nel lungo periodo.

I costi continueranno a crescere, evidenziando la necessità di accelerare le riforme, e nei prossimi cinque anni ci aspettiamo una crescita stabile intorno al 6%, che trainerà reddito pro capite e consumi. È possibile, dunque, attendersi una maggiore insistenza sul ruolo dell’innovazione e della crescita del valore aggiunto nella produzione, in linea con la necessità di ammodernare il proprio apparato produttivo e con la richiesta di maggiore qualità da parte dei consumatori, sia per i prodotti sia per i servizi offerti.

Gli investimenti stranieri sono incoraggiati con la riforma del quadro normativo, ma saranno fortemente condizionati dal contesto di generale conflittualità dovuta alla guerra commerciale e tecnologica. Inevitabilmente le dispute commerciali con gli Stati Uniti, con particolare riferimento al deficit americano e al confronto sul primato tecnologico del futuro, saranno il tema centrale di tutto il 2019 e condizioneranno le relazioni politiche ed economiche della Cina con il resto del mondo.

Sulla base di queste riflessioni, l’ambiente operativo in cui si troveranno le imprese multinazionali sarà in continuo cambiamento, in considerazione delle riforme annunciate e messe in atto, e dell’evoluzione del contesto internazionale. Tuttavia, sarà possibile fare previsioni a lunga scadenza, seguendo le tendenze di lungo periodo delineate in precedenza. In aggiunta, bisognerà tenere presente l’aumento dei costi, la scarsità di risorse umane e il protezionismo, che rappresenteranno una sfida per la redditività delle imprese straniere. Per queste ragioni, la localizzazione del proprio investimento in Cina continuerà ad essere significativa, perché la crescita economica varierà anche a seconda dei settori e delle aree geografiche, e questo comporterà nuove sfide per le imprese a partecipazione estera che richiedono una conoscenza approfondita del contesto, anche su base locale.

E veniamo allo statu quo del rapporto con l'Italia

Le imprese cinesi a partecipazione italiana sono circa 1.600, con oltre 170 mila addetti e un giro d'affari di oltre 27 miliardi di euro. A queste vanno sommate oltre 400 imprese a capitale italiano domiciliate ad Hong Kong, che  contano circa 20 mila addetti e un giro d'affari di 8,4 miliardi di euro.

Gli investimenti cinesi in Italia, attraverso almeno un'impresa partecipata, sono 340 da parte di gruppi cinesi, di cui 246 cinesi e 94 con sede principale a Hong Kong. Le imprese italiane partecipate da tali gruppi sono in tutto 637 e vi sono occupate  42 mila unità, mentre il giro di affari complessivo delle imprese italiane partecipate è di circa 23,4 miliardi di euro.

In particolare, le 504 imprese italiane a partecipazione cinese occupano oltre 29 mila dipendenti, mentre il loro giro d'affari sfiora i 15,7 miliardi di euro; le 133 imprese partecipate da multinazionali di Hong Kong occupano invece oltre 12.800 dipendenti e il loro giro d'affari è pari a 7,7 miliardi di euro.

Le aziende italiane si trovano per lo piu' a Shanghai e Beijing, seguite dalla provincia del Guangdong, da Tianjin e  Jiangsu. A cui si aggiungono lo Chandong, Chongqing, Zhejiang e Sichuan . Naturalmente le percentuali crescono considerevolmente se si aggiungono Hong Kong e Macao. (17/07/2019-ITL/ITNET)

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