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IMMIGRAZIONE - AUDIZIONE ISTAT : COMPOSIZIONE E PRESENZA UNIVERSO IMMIGRAZIONE IN ITALIA

(2019-09-18)

  Il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, intervenendo in audizione alla Commissione Affari Costituzionali  sullo statu quo dell'immigrazione in Italia,  ha - tra l'altro- rilevato come ci sia da parte della popolazione immigrata un adattamento ai comportamenti, ai modelli della popolazione locale, anche sul piano demografico, per cui ha invitato a non illudersi sul fatto che l'immigrazione possa essere "una soluzione al calo demografico".

Dal 1998, primo anno in cui il dato è disponibile e in cui risultavano poco meno di un milione di stranieri residenti, al 2018, ultimo anno disponibile, il numero di stranieri nel  nostro  Paese  è quadruplicato (+419%).  Si  tratta  di  uno  dei  tassi  di  crescita  più marcati  tra  quelli  registrati nei paesi  europei  per  i  quali  sono  disponibili  i  dati.
Crescite dello stesso ordine di grandezza si sono verificate anche in Polonia (483%), Grecia (+393%) e Irlanda (+381%)

Il  quadro  cambia  se  il  numero  di  stranieri  viene  rapportato alla  popolazione complessiva. In Italia gli stranieri rappresentano l’8,5% della popolazione totale: un valore  più  alto  di  quello  della  Francia  (7%),  sostanzialmente  inferiore  a  quello tedesco  (11,7%)  e  austriaco  (15,7%)  e  leggermente al  di  sotto a  quella del  Regno Unito (9,5%).

Come  noto,  la  popolazione  straniera  residente  in  Italia  presenta  una  struttura  per età molto diversa dalla popolazione di cittadinanza italiana: per quest’ultima l’indice di vecchiaia (ossia il rapporto tra popolazione ultrasessantacinquenne e popolazione con meno di 15 anni) è il più alto d’Europa con 187 anziani ogni 100 ragazzi, mentre per  la  popolazione  straniera  è  di  23  anziani  ogni  100  ragazzi,  il  valore  più  basso dell’Unione insieme a quello greco (pari a 21 anziani ogni 100 ragazzi).
Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe; rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%), arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente. I saldi migratori per l’estero mostrano un bilancio negativo per gli italiani (-70 mila) e positivo per gli stranieri (+245 mila). Si segnala
però una diminuzione delle iscrizioni dall’estero di cittadini stranieri.
Nel 2018 le iscrizioni in anagrafe di cittadini provenienti dall’estero sono state 332.324, oltre 11 mila in meno rispetto al 2017.

La composizione per genere della popolazione straniera è equilibrata, con un lieve vantaggio  femminile:  le donne  sono  il  51,7%.  Questo  equilibrio  nasconde  in  realtà situazioni  molto  differenti  fra  le  diverse  cittadinanze.  È  noto,  infatti,  che  alcune collettività,  come  quella  ucraina,  sono  sbilanciate  al  femminile,  mentre  per  gli originari del Bangladesh, ad esempio, si registra una prevalenza maschile. Per diversi gruppi l’equilibrio tra i sessi è stata una condizione  raggiunta  nel tempo,  come  nel caso dei marocchini per i quali si registrava in passato un più netto squilibrio a favore dei maschi. Per altre collettività, come quella cinese, le migrazioni sono state quasi sempre di tipo familiare con una composizione di genere sin da subito equilibrata.

Notoriamente la popolazione straniera si concentra nel Centro-Nord, dove si registra
un’incidenza sul totale dei residenti superiore al 10%. Nel Mezzogiorno la presenza straniera  resta  più  contenuta  sebbene risulti in  crescita:  4,6  residenti  stranieri  per 100 abitanti nel Sud e 3,9 nelle Isole.

Il  primato  di  presenze,  in  termini  assoluti,  va  alle  regioni  del  Nord -ovest  con 1.764.305 residenti di cittadinanza straniera, pari a oltre un terzo (33,6%) del totale degli stranieri. Circa un cittadino straniero su quattro risiede nelle regioni del Nord-est (23,9%), così come nelle regioni del Centro (25,4%). Più contenuta è la presenza di  cittadini  stranieri  nel  Sud  (12,2%)  e  nelle  Isole  (4,9%).  Naturalmente  lacconcentrazione  nelle  aree  del  Nord  è  anche  il  frutto  della mobilità  interna  che interessa la popolazione straniera in maniera più intensa rispetto a quella italiana.

La  popolazione  straniera,  come  si  è  detto, è  molto  giovane  (età  media  sotto  i  34 anni),  anche  se con  notevoli  differenze  tra  i  diversi  gruppi  di  cittadinanze.  In generale,  la  quota  di  ragazzi  fra  0 - 14  anni  fra  gli  stranieri  è  superiore  di  5  punti percentuali  a  quella  che  si  riscontra  fra  gli  italiani  nella  stessa  fascia  d’età (rispettivamente 18 e 13%). La classe di età tra 15 e 39 anni pesa poco più del 43% sul totale della popolazione straniera, mentre in quella italiana rappresenta il 25,5%.
Al contrario le persone con 65 anni e più fra gli stranieri hanno un’incidenza pari al 4%, mentre nella popolazione italiana pesano poco più del 24%.
Nel  tempo  la  struttura  per  età  degli  stranieri  si  è  modificata , anche  a  seguito dell’ingresso delle  collettività  provenienti  dall’Est Europa caratterizzate da un’età media più elevata.

L’Italia è un paese che registra la presenza di molte cittadinanze differenti : quasi 50 nazionalità  diverse  con  almeno  10  mila  residenti ciascuna
.  Al  31  dicembre  2018  le  differenti  cittadinanze  presenti  in  Italia  sono  196.  Le  cinque  più  numerose  sono quella  romena  (1  milione  207  mila) ,  albanese  (441  mila),  marocchina  (423  mila), cinese  (300  mila)  e  ucraina  (239  mila),  che  da  sole  rappresentano  quasi  il  50%  del totale degli stranieri residenti, confermando la graduatoria del 2017.

Tra  il  2018  e  il  2019  gli  stranieri  residenti  nelle  convivenze  anagrafiche  (oltre  157 mila) sono cresciuti di oltre 20 mila unità rispetto all’anno precedente (+17,7%). La loro  presenza  risulta  più  marcata  nel  Nord- ovest  e  nel  Centro, dove  risiedono complessivamente la metà degli stranieri residenti in convivenza (con una crescita di 10 mila unità). Considerando tali dati in rapporto al numero di stranieri residenti sul territorio, tuttavia,  l’incidenza  percentuale  di  quanti  vivono  in  convivenze anagrafiche è più elevata nelle Isole (6,2%) e nelle regioni del Sud (4,9%), rispetto a quanto registrato nelle regioni del Nord (2,7%). (18/09/2019-ITL/ITNET)

Diverse sono le categorie di persone che vivono in convivenza (detenuti, religiosi, persone in centri di accoglienza, etc.); tuttavia, visti gli incrementi e le modalità in cui si sono presentati nelle diverse aree del  Paese,  si  può  pensare  che  siano,  almeno  in  parte,  dovuti  a  un  aumento  della popolazione straniera ospitata in centri di accoglienza.

Dal lato degli “ingressi”, ad alimentare il numero degli stranieri in Italia concorrono non solo le migrazioni dall’estero, ma anche i tanti nati nel nostro Paese da genitori entrambi stranieri, le cosiddette seconde generazioni. Dal 2000 al 2017 il flusso che ha  alimentato  la  seconda  generazione  in  senso  stretto  è costituito  da  quasi  un milione  e  100  mila  bambini  stranieri nati  in  Italia.  Dal  lato  delle  uscite,  oltre  alla
mortalità e alla cancellazione per l’estero o per altre cause, si devono tenere in considerazione le acquisizioni di cittadinanza.

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