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LAVORO - PRESENTATO XI.mo RAPPORTO SULLA CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE DI CGIL, SPI E FONDAZIONE DI VITTORIO - LE MIGRAZIONI

(2021-01-13)

  E’ stato presentato martedì 13 gennaio 2021, l’XI Rapporto sulla Contrattazione Sociale curato dall’Osservatorio sulla Contrattazione Sociale Territoriale della Cgil, dallo SPI e dalla Fondazione Di Vittorio (XI_Rapporto_Contrattazione_Sociale_2020xWeb (1).pdf).

Ad introdurre i lavori Nicola Marongiu Coordinatore Area del Welfare Cgil. Hanno presentato il rapporto Beppe De Sario Ricercatore FDV (I dati e le tendenze), Maria Guidotti della Cgil nazionale e  Bruno Pierozzi dello Spi Cgil hanno trattato l’approfondimento monografico.

Successivamente si è tenuto il dibattito, coordinato da Fulvio Fammoni presidente della Fondazione Di Vittorio, dal titolo ‘La contrattazione sociale nell’anno della pandemia: uno sguardo sul welfare locale’, che ha visto la partecipazione di: Daniela Cappelli Segretaria Nazionale SPI; Rossana Dettori Segretaria Nazionale CGIL; Gianmario Gazzi Presidente CNOAS; Angelo Marano Direttore Generale MLPS.

Al centro dell'iniziativa la lotta alla povertà e programmazione sociale con la partecipazione di Livia Turco Presidente Fondazione Nilde Iotti ed Edi Cicchi Presidente della Commissione Welfare e politiche sociali ANC.

Quest’anno il rapporto è costituito da una parte monografica dedicata alla contrattazione sociale nell’anno della emergenza Covid-19, contiene approfondimenti riferiti agli interventi realizzati nei territori, agli accordi che sono intervenuti in tali realtà e una valutazione sull’agenda ordinaria della contrattazione sociale.

Con il rapporto così strutturato si è voluto indagare e valutare come si sono mossi i sistemi di welfare locale in una fase molto delicata come quella che stiamo attraversando e che ha avuto inizio dalla fine di febbraio 2020, nel cercare di dare le risposte sul versante della protezione sociale, della presa in carico, della erogazione e della continuità dei servizi sociali.

In questa sede riportiamo gli elementi del Rapporto che riguardano, in particolare, le migrazioni

MIGRAZIONE

La tutela e i diritti dei migranti sono stati un tema complesso durante la pandemia, con caratteristiche peculiari nelle sue diverse fasi. Peraltro va distinta la condizione degli stranieri regolarmente residenti, per i quali certamente è stato particolarmente intenso l’impatto in caso di perdita del lavoro (cessazione di contratti temporanei, criticità in diversi settori quali ad esempio il lavoro domestico  e l’agricoltura). Senza contare gli ostacoli posti all’acceso a interventi di pura sussistenza, come i Buoni spesa, sia per gli stranieri residenti sia soprattutto per chi non ha un titolo di soggiorno valido.

A questo si aggiunge la dimensione dei servizi di accoglienza e integrazione per l’immigrazione, segnati da profonde difficoltà specie nella fase che ha seguito la fine del confinamento e ha riportato migliaia di ospiti delle strutture di accoglienza alla vita sociale

In alcune regioni sono continuate le iniziative (talvolta in seguito ad accordi siglati negli anni più recenti) per il contrasto del lavoro nero e del caporalato, e per la diffusione di servizi d’informazione, tutela e accoglienza dei lavoratori specialmente dove è diffuso il lavoro stagionale in agricoltura, sia nel Sud sia nel Nord del Paese. Ciononostante, la condizione di grave sfruttamento e privazione dei beni e delle garanzie sociali più elementari si è aggravata nel corso della crisi.
La difficoltà pandemica ha ancora peggiorato se possibile le condizioni sociali e occupazionali dei migranti in Calabria; a titolo di esempio si sono ulteriormente aggravate le condizioni dei migranti ospiti nella tendopoli di Rosarno e in
generale il sistema dell’accoglienza ha risentito del propagarsi del virus, con atti di grave discriminazione e con la necessità di rintracciare risorse solidaristiche per l’ospitalità dei migranti in quarantena. Tutto ciò ha determinato la volontà dello Spi unitamente alla Cgil Calabrese a intraprendere l’acquisto di una sede nel Comune di Riace, simbolo dell’accoglienza, per farla diventare la Lega Spi.

Per quanto riguarda il diritto alle cure e l’accesso ai servizi sanitari in genere, la normativa nazionale e alcune iniziative regionali (si pensi alla Legge regionale della Regione Toscana n. 45 Disposizioni per la tutela dei bisogni essenziali della persona umana) forniscono un quadro giuridico e amministrativo teoricamente avanzato. Su questa premessa, in diverse aree del Paese si sono consolidate nel corso della pandemia alcune linee di intervento e di progetto già avviate.
I progetti già in atto (SU.PR.EME, PREVENZIONE 4.0, DROPS-Gocce di salute) per l’integrazione della popolazione immigrata hanno visto rimodulare in maniera più specifica gli interventi durante il periodo di confinamento, al fine di avviare screening periodici a tappeto per l’individuazione di casi precoci, supporto al triage dei MMG, dei PLS, della Comunità assistenziale/Dipartimento Prevenzione fornendo mediatori per agevolare le operazioni, e attivando un programma di alfabetizzazione sociale e sanitaria.

È segnalata in diverse aree del Paese, da Nord a Sud, l’attivazione delle risorse sindacali e dei network associativi a sostegno dei migranti in questa fase difficile. Da una parte ciò si è concretizzato nella distribuzione di beni di prima necessità all’interno di iniziative di contrasto della povertà per la popolazione bisognosa, dall’altra mobilitando le strutture sindacali e associative per favorire l’accesso alle misure di sollievo sociale ed economico delle fasce di popolazione generalmente a più alto rischio di esclusione – oltre che sociale, informativa – e tra essi certamente i migranti.

Raccolte realizzate in via privata da centri sociali, enti e organizzazioni non profit, gruppi, reti e singoli cittadini hanno fornito la popolazione immigrata di generi di prima necessità, farmaci e dispositivi per la protezione personale.

Nei territori dove si sono presentati problemi, l’azione sindacale ha agito affinché si ponesse una risoluzione. La CGIL Avellino è intervenuta nei centri di accoglienza dove si è ravvisata la mancata distribuzione di dpi tra gli immigrati ospitati. Rispetto all’accesso a Rdc e Rem la struttura sindacale si è attivata per garantire attraverso il supporto di Caaf  e Inca l’accesso alla misura. Tale iniziativa è stata condotta a livello regionale in tutte le sedi aperte, così come per quanto riguarda la regolarizzazione di colf, badanti e lavoratori stranieri.

Come già evidenziato in altre sedi, pur con le specificità associate alla condizione legale del soggiorno, le conseguenze della crisi pandemica sui migranti sono indissociabili dagli effetti sociali e dai rischi sanitari che corrono tutti i lavoratori, specie se occupati in determinati settori e in condizioni di precarietà e sfruttamento. Alcune misure lungimiranti
di prevenzione hanno pertanto concentrato l’attenzione sui settori produttivi a più alto rischio sanitario; e si tratta non a caso di ambiti tra quelli con maggiore presenza di lavoratori stranieri.

Ad esempio la Regione Emilia Romagna, a seguito dell’intervento delle OO.SS regionali, ha adottato un’ordinanza specifica per la prevenzione e il contrasto del contagio e per la sicurezza dei lavoratori operanti nei settori della logistica e delle carni attraverso la sorveglianza sanitaria e l’effettuazione dei tamponi gratuiti. (13/01/2021-ITL/ITNET)

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