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FORMAZIONE ITALIANI - POLITICA - PRODI A POLIMINA: SVILUPPO A SUD: PUO' RICHIAMARE I CERVELLI MIGLIORI DALL'ESTERO. TRE METROPOLI E SEDI DI ECCELLENZA RICERCA: BARI NAPOLI PALERMO

(2021-02-27)

  Sull’asse Milano-Napoli la “Scuola di formazione per Architetti della politica” a un anno dall’inizio della pandemia si confronta con Romano Prodi sul futuro della Ue e sull’impegno per i vaccini, ma anche sulle prospettive di sviluppo del Sud. L’ex presidente della Commissione Ue ha infatti dato il suo punto di vista a PolìMiNa (Politica Milano-Napoli), il momento di formazione diretto a giovani tra i 18 ed i 33 anni di Napoli e Milano lanciato dalla Fondazione Salvatore i cui corsi si tengono online tra Napoli e Milano.

“Nessuno dei grandi produttori europei è arrivato a fare il vaccino. E' una cosa abbastanza strana, perché il 'dio' dei vaccini è l'Istituto Pasteur. I produttori sono extracomunitari e può darsi che abbiano favorito i loro governi. Noi siamo rimasti evidentemente in condizioni di difficoltà dovute al fatto che ogni produttore ha favorito il suo governo”, ha sostenuto Prodi, secondo cui Bruxelles doveva battere i pugni sul tavolo con Big Pharma. “Io rimprovero la Commissione europea: per problemi di questo genere bisognava picchiare i pugni sul tavolo e dire 'signori qui non c'è proprietà intellettuale che tenga, tutti hanno il diritto di utilizzare la ricerca altrui'. Poi si sarebbero eventualmente fatti i conti”. “Abbiamo bisogno di una disponibilità enorme del vaccino, non avremo problemi di sovrapproduzione. Se non cambia la musica è un vero disastro. Spero che l’Ema autorizzi tutti quelli che vanno bene, poco importa che siano americani o russi".
 
Prodi ha parlato di Mezzogiorno, per il cui sviluppo penserebbe ad una politica che punti su due o tre metropoli come sedi di eccellenza per ricerca e sviluppo. Penserei a Bari, Napoli e Palermo. Il Mezzogiorno ha bisogno di essere in questo tempo con qualcosa di vincente”. “Il sud d’Italia – ha aggiunto - può richiamare i cervelli migliori dall’estero. Le infrastrutture sono indispensabili, certo, ma in alcuni casi non sono sostenibili. Io punterei piuttosto sulla ricerca, sull’agricoltura moderna. E in ogni caso, non può esserci sviluppo del Mezzogiorno senza un legame con l’Africa. L’idea che in Libia, che sta a un passo dalla Sicilia, comandino la Russia e la Turchia non è neanche immaginabile. 
L’ex premier, che vede il ritorno al proporzionale come una iattura, pone le sue speranze in Mario Draghi. “Draghi più corre e più va meglio. Siccome ritengo l’Italia un Paese scettico e depresso ma ha delle energie, Draghi non deve porsi termini ma deve fare in fretta. Mattarella lo ha indicato per togliere l’Italia dalla depressione”.

Per Francesco Profumo, Presidente Fondazione Compagnia di San Paolo, quella del Recovery plan "è l’ultima occasione. Siamo davvero sul baratro e mi auguro che ci siano ancora le condizioni perchè da questa situazione così difficile il Paese possa ripartire. Draghi ha tutte le competenze e le relazioni internazionali che servono, ma è necessario un intervento straordinario a fronte della complessità del piano e del lavoro da fare. Il tema delle riforme deve essere definito dalla cabina di regia costituita presso il Mef, che deve individuare quelle necessarie” (https://www.facebook.com/ilsabatodelleidee)

Gli interventi di Prodi e Profumo sono stati preceduti da quelli di Marco Salvatore, presidente della fondazione omonima; Massimo Adinolfi, direttore di PolìMiNa; dei rettori delle Università Statale di Milano e "Federico II" e "Suor Orsola Benincasa" di Napoli, Elio Franzini, Matteo Lorito e Lucio D'Alessandro; di Anna Loretoni della Scuola Superiore Sant’Anna di  Pisa; di Michele Valensise, Presidente del Centro italo-tedesco per il dialogo europeo "Villa Vigoni" e di  Domènec Ruiz Devesa, Capogruppo di S&D nella Commissione Affari Costituzionali nel Parlamento europeo.

Secondo l’europarlamentare del Partito socialista europeo, la “famiglia” a cui afferisce il Pd a Strasburgo “La strategia europea di vaccinazione è corretta: non si poteva immaginare una competizione tra i vari Paesi europei per comprare i vaccini. Tuttavia a livello di implementazione è innegabile che ci sono stati errori”.“c’è stata una mancanza di professionalità nel negoziato tra la Ue e le case farmaceutiche, e questo per mancanza di esperienza in materia sanitaria da parte della Commissione, che non ha mai avuto competenze in materia essendo esse lasciate agli Stati membri. Ma questo - ha ribadito - non può mettere in discussione l’approccio generale che stiamo seguendo sui vaccini nell’Unione europea”.(27/02/2021-ITL/ITNET)

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