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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - IMMANENZA DELL'ARTE: "PICASSO, DE CHIRICO, DALI'. DIALOGO CON RAFFAELLO" AL MART DI ROVERETO

(2021-05-14)

La grande mostra "Picasso, de Chirico, Dalí  Dialogo con Raffaello" con cui il Mart  ha inaugurato - fino al 29 agosto a  Rovereto - la prima mostra dedicata all’influenza che Raffaello Sanzio ha avuto sui maggiori protagonisti del XX secolo: Picasso, de Chirico e Dalí.  L'esposizione è accompagnata da un ricco catalogo edito da Silvana Editoriale che contiene, oltre ai saggi delle curatrici Beatrice Avanzi e Victoria Noel-Johnson, i testi di Vittorio Sgarbi, Daniela Ferrari e Lucia Moni. 

A cura di Beatrice Avanzi e Victoria Noel-Johnson 100 capolavori provenienti da alcuni tra i più importanti musei internazionali, come le Gallerie degli Uffizi, il Musée national Picasso di Parigi e la Fundació Gala-Salvador Dalí di Figueres, che  compongono un percorso nel quale antico e moderno, ancora una volta, dialogano.

È un’arte senza tempo che valica i limiti cronologici e supera le definizioni accademiche quella che Vittorio Sgarbi propone al Mart. Annunciato a inizio mandato, nella primavera del 2019, il disegno del Presidente è quello di un museo che si occupi di arte, non di limitazioni ideologiche. A Rovereto “i maestri classici e moderni dialogano tra loro e con le opere di una collezione pubblica tra le più ricche d’Europa. Il palinsesto del Mart attraversa i secoli”.

Questa proposta espositiva è coerente con la vocazione originale del museo di Rovereto, inaugurato da quasi 20 anni. Le stesse forme architettoniche richiamano la classicità, a partire dall’omaggio al Pantheon di Roma dichiarato da Mario Botta nell’ideazione dell’ormai iconica cupola. Se già nel 2013 il Mart accostava l’opera di Antonello da Messina con la ritrattistica più recente, è dello scorso autunno la mostra Caravaggio. Il contemporaneo che ha messo in dialogo uno dei dipinti più drammatici del Maestro seicentesco con due fondamentali figure del XX secolo: l’artista Alberto Burri e il poeta Pier Paolo Pasolini.

A cura di Beatrice Avanzi e di Victoria Noel-Johnson, il progetto sottolinea il dialogo visivo non solo tra Raffaello e i tre artisti del Novecento, ma anche tra gli artisti stessi. Se tutti studiarono l’arte classica e ne furono affascinati, la reinterpretazione fu totalmente differente: il rapporto di de Chirico con Raffaello, per esempio, fu colto e sistematico, quello di Picasso più immediato e dissacrante, infine Dalí guarderà sempre al maestro con profonda ammirazione, aspirando a divenire “il Raffaello del XX secolo”.
I tre repertori estetici furono, quindi, profondamente individuali. Seppur in maniera del tutto indipendente, i tre artisti furono ispirati dalla lezione del pittore urbinate di cui studiarono, citarono, interpretarono l'opera lungo tutto l’arco delle loro carriere.

Se negli anni del ritorno all’ordine numerosi artisti europei si rifecero all’esempio degli antichi maestri, i tre protagonisti della mostra, “cercarono” Raffaello lungo tutto l’arco delle loro lunghe carriere. Come prima di loro accadde a numerosi artisti tra cui Jean-Auguste-Dominique Ingres, di cui la mostra presenta alcune opere, quella per Raffaello fu una passione costante.
Come illustra la curatrice Beatrice Avanzi nel catalogo che accompagna la mostra “l’opera, e la vita stessa, di Raffaello sono state cristallizzate in un mito nutrito di seduzione e unanime consenso […] il fatto stesso che i maggiori artisti del secolo, interpreti delle sue istanze più rivoluzionarie, abbiano trovato un punto di riferimento costante nell’opera del ‘divino pittore’ è testimonianza eloquente di un magistero che appare oggi, ai nostri occhi, eterno”.

Se de Chirico dichiarò apertamente la sua ammirazione per Raffaello, considerandolo un riferimento per l'elaborazione della poetica metafisica e per la successiva stagione classicista, anche Dalí non fece mistero della sua considerazione per il maestro, un mito a cui guardò sin dagli anni giovanili e che, nel secondo dopoguerra, gli suggerì straordinarie rielaborazioni. Picasso, al contrario, non confessò mai il suo incontro diretto con l'opera dell’Urbinate; tuttavia quest'ultimo appare all'origine di alcuni suoi capolavori e gli ispirò un'irriverente serie di acqueforti sul tema di Raffello e la Fornarina.

La mostra si snoda attraverso 8 sezioni tematiche, tre delle quali approfondiscono il rapporto di ciascun artista con l'arte del grande pittore rinascimentale: colto e sistematico per de Chirico, più immediato e dissacrante in Picasso, animato da profonda ammirazione quello di Dalí: Dialogo tra maestri, L’eterno magistero di Raffaello, Maternità sacre e profane, Lo spazio ideale, La Fornarina. Una bellezza senza tempo, Picasso. Lo sguardo irriverente, Dalí. Un lungo sogno ad occhi aperti, De Chirico. Una rivelazione improvvisa.
Fin dall’inizio vengono individuati gli stilemi raffaelleschi nel repertorio figurativo dei tre pittori, dallo spazio ideale ed enigmatico delle Piazze d’Italia di de Chirico, ispirato a quello dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, ai precisi rimandi presenti nella pittura di Dalí; fino al fascino, analizzato per la prima volta, che gli affreschi delle Stanze Vaticane esercitarono sull’opera di Picasso.
Attraversando i secoli, l’esposizione propone numerosi accostamenti e rimandi. Trova collocazione anche una celebre copia de La Fornarina attribuita a Raffaellino del Colle, allievo di Raffaello, da cui prende l’avvio una ricca galleria di straordinari ritratti femminili, tra cui Donna seduta, di Pablo Picasso e Autunno, di Giorgio de Chirico.

Le ultime tre sezioni della mostra approfondiscono il rapporto di ciascun artista con l’arte di Raffaello. Oltre a dipinti e disegni, è esposto un ricco insieme di documenti e libri su Raffaello: vere e proprie fonti di ispirazione possedute dai tre artisti moderni.  La direzione artistica dell’allestimento è di Contemplazioni.

La mostra Picasso, de Chirico, Dalí. Dialogo con Raffaello prosegue nel Focus di approfondimento dedicato a Wainer Vaccari (Modena, 1949). L’eredità senza tempo di Raffaello rivive nella pittura di questo artista contemporaneo, in un suggestivo legame tra Rinascimento e ventunesimo secolo.  Un focus allestito su un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Beatrice Avanzi

Vaccari reinterpreta lo Spasimo di Sicilia di Raffaello, creando un suggestivo legame tra il maestro del Rinascimento e la contemporaneità. L’artista ricrea in una visione attuale la grande opera realizzata dall’Urbinate nel 1517, originariamente commissionata per il monastero di Santa Maria dello Spasimo a Palermo e oggi, dopo una storia avventurosa, conservata al Museo del Prado di Madrid.
Attraverso il linguaggio di Vaccari, che accoglie suggestioni della Nuova Oggettività tedesca e del Manierismo, la scena dell’Andata al Calvario diviene l’immagine universale di un dolore che attraversa i secoli.

Virtuoso della pittura, capace di confrontarsi con la maniera antica, Vaccari rende vivo ed attuale anche un dipinto di Raffaello oggi perduto, Il Ritratto di giovane uomo (1513-14), già conservato presso il Museo di Cracovia, dove fu trafugato dai Nazisti nel 1945.La grandezza eterna del maestro Urbinate rivive così nel tempo presente. (14/05/2021-ITL/ITNET)

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