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ECONOMIA ITALIANA - PNRR/SUD- BIANCHI (DIRETT. SVIMEZ):RISORSE INSUFFICIENTI PER COMUNI MERIDIONALI. RAFFORZARE PROGETTUALITA'" MASSAFRA (SEGR.CONF.CGIL)" SIA STRUMENTO PARTECIPATO"

(2021-07-21)

  "Il Sud a un passo dal crack" titola l'Espresso in edicola in un articolo di Antonio Fraschilla (http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2021/07/Image-2.pdf) sulle gravi difficoltà che stanno avendo i tanti Comuni meridionali a un passo dal dissesto. Intervistato nell'ambito del servizio giornalistico il Direttore della SVIMEZ Luca Bianchi, ha  lanciato  l'allarme sul rischio beffa del Pnrr proprio per il Sud: "La minore capacità progettuale delle amministrazioni meridionali le espone a un elevato rischio, con il paradosso che le realtà a maggior fabbisogno potrebbero beneficiare di risorse insufficienti. Se si vuole scongiurare questo rischio, va rafforzato il supporto alla progettualità di questi enti. Il tema della capacità di garantire l'effettiva offerta dei servizi rimanda all'esigenza più ampia di definire un percorso sostenibile di perequazione che consenta di superare la pratica della "spesa storica" e di ristabilire uguali diritti di cittadinanza in tutto il Paese e non solo in una sua parte".

Oggi Collettiva - il quotidiano on line della CGIL -  pubblica un intervista a Giuseppe Massafra Segretario Confederale della CGIL, a cura di Roberta Lisi su  PNRR: Giovani e Sud, dalle parole ai fatti"  che interviene sull'argomento in riferimento a quanto a piu' riprese è stato detto  "giovani e Mezzogiorno devono attraversare le politiche e le azioni dell'intero Piano".

Per Massafra "Una somma di progetti non fa una strategia, ma tanti buoni progetti possono indicare una direzione di marcia". D'altra parte per l'esponente della CGIL  "Le affermazioni sono importanti" però, "occorre capire come le priorità si trasformano in progetti e capacità di spesa delle risorse a disposizione" per "le priorità individuate. Da questo punto di vista nel Piano appare quantomeno debole la scelta di non indicare in maniera puntuale e analitica le modalità con cui sviluppare concretamente un investimento su queste priorità".

  Ed il sindacalista prova a spiegarsi:  nel nostro Paese i giovani vivono una condizione storicamente e strutturalmente difficile, finora le politiche messe in campo sono state poco efficaci rispetto ai bisogni complessivi delle nuove generazioni: opportunità occupazionali, mobilità sociale, qualità dei posti di lavoro, livelli di copertura delle tutele individuali e collettivi, un sistema di istruzione e formazione veramente inclusivo. Sono le criticità divenute emergenze. Purtroppo anche il Pnrr da questo punto di vista è largamente insufficiente e insoddisfacente.

Se il tema viene considerato una delle priorità trasversali, allora risalta assai negativamente – ad esempio -  l'assenza di una stima complessiva di quante risorse andranno ai giovani. È, quindi, difficile fare una valutazione complessiva e capire se davvero questo Pnrr riesca a sostenere quel piano a medio lungo termine, con il rilancio dell'occupazione giovanile basato su crescita delle competenze e delle qualificazioni, sviluppo di nuovi posti di lavoro, sostegno alle transizioni, maggiori garanzie e tutele.

Quanto al tema 'caldo' dell'occupazione  ... "due riflessioni. Da un lato è evidente che dal Piano non emerge un progetto chiaro e definito né rispetto alla disoccupazione giovanile né rispetto al fenomeno dei Neet: più di due milioni sono i giovani che non cercano lavorano e non studiano. Voglio ricordare a tutti noi che stiamo parlando di un Piano che si chiama Next Generation Eu: insomma la sfida epocale che non solo l’Italia, ma l’Europa ha di fronte a sé è costruire le condizioni per la crescita e l’affermazione delle nuove generazioni. Se così è allora dobbiamo partire - questa è una delle richieste della Cgil - dal contrasto forte alla povertà educativa, cominciando ad investire innanzitutto sull’offerta educativa per i bambini tra 0 e 6 anni, cioè su nidi e scuole dell’infanzia.

I dati dei test Invalsi resi pubblici in questi giorni, con il crollo dei livelli di apprendimento, confermano questa necessità, soprattutto nel Sud ma non solo. I divari formativi erano forti prima della pandemia, il coronavirus ha aggravato la situazione. Le risposte del Pnrr, torno ad affermarlo, sono assolutamente insufficienti. Così come insufficienti sono le strategie legate alla formazione permanente. Da tempo affermiamo che quello alla formazione sia un diritto soggettivo, oggi questo è ancor più vero se vogliamo accompagnare i lavoratori e le lavoratrici nella transizione da un modello produttivo e di sviluppo ad un altro. Poco, davvero troppo poco a questo proposito "

Per Massafra, dunque, non c'è bisogno solo di contribuzione  per le assunzioni, ma di "piani per il contrasto alla dispersione scolastica, all’aumento delle competenze, al diritto alla formazione permanente. Sì a piani per l’occupazione giovanile. E lavorare per la riduzione dei divari formativi significa anche lavorare alla riduzione dei divari territoriali.

.....Ma prima di tutto " il Pnrr deve essere uno strumento “partecipato”. C’è la necessità di un confronto strutturato che metta tutti nelle condizioni di fare le proprie proposte, di esercitare il proprio ruolo. Noi ci stiamo spendendo tanto perché questo avvenga: sosteremmo la necessità di confronto e di partecipazione con la mobilitazione, consapevoli della responsabilità che, come organizzazione sindacale, abbiamo di fronte al Paese". (21/07/2021-ITL/ITNET)

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