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LAVORO - ITALIANI ALL'ESTERO: SVIZZERA - AURELI (USS-TICINO MOESA):"SALARI INADEGUATI. CRESCE LA POVERTA'. SUBITO SALARI MINIMI"

(2017-09-04)

  "Sono passati ormai due anni da quando la popolazione ticinese ha approvato l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”. Lo ricorda Sergio Aureli , responsabile Immigrazione dell'Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa (USS-Ti)

"Il Governo - afferma Aureli - non sembra avere fretta di affrontare l’urgenza di questo Cantone. Intanto i livelli salariali indegni dilagano e si diffonde la povertà. In Ticino, rispetto al resto della Svizzera, i dati riguardanti la disoccupazione giovanile, gli stipendi mediani e le persone in assistenza mostrano una costante situazione di emergenza sociale. Continuare a non voler affrontare il nodo dei salari significa alimentare situazioni vergognose come quelle che subiscono i cosiddetti lavoratori poveri (working poor), persone che pur lavorando non percepiscono un salario adeguato per poter vivere dignitosamente."

Dunque, sottolinea il sindacalista italo/svizzero  - "Basta creare false lotte tra frontalieri e residenti laddove il problema è puramente salariale, è il datore di lavoro che decide chi assumere. Il tessuto economico prodotto da anni di sgravi fiscali è costituito da troppe imprese che costringono chi lavora a ricorrere agli aiuti sociali per sopravvivere. La collettività e le assicurazioni sociali pagano così le conseguenze dei bassi salari esistenti in questo Cantone.

Lo Stato paradossalmente sussidia chi offre paghe indecorose. La speculazione sui livelli delle retribuzioni porta alla spietata messa in concorrenza fra lavoratori, residenti e frontalieri. I bassi salari creano una progressiva esclusione dei residenti da vasti settori del mercato del lavoro. Inutile puntare il dito contro chi pur di campare deve accettare una paga indecente, la vera questione è non permettere che sia possibile basare un’azienda sulla miseria per di chi vi deve lavorare. Non vedere questo problema conduce alla riproduzione di un’economia fatta di esclusione sociale, capannoni e traffico. Se non si limita la corsa al ribasso delle retribuzioni questa dinamica non potrà che peggiorare.

La politica ticinese ha ora un’opportunità. La sentenza del Tribunale federale in merito al salario minimo del Canton Neuchâtel, stabilisce che i cantoni possono introdurre un salario sociale che copra il fabbisogno minimo, calcolato in riferimento alle prestazioni complementari. Il Tribunale
federale afferma che sotto il minimo salariale sociale si condannano i lavoratori alla povertà. Per il Ticino è possibile fissare questo importo a 21 franchi all’ora. Si tratta comunque di livelli salariali inadeguati, ma i cantoni devono muoversi all’interno di stretti vincoli giuridici che non
permettono di legiferare in ambito di salario economico."

Dunque " Vedremo cosa proporrà il Consiglio di Stato nel messaggio di applicazione dell’iniziativa accettata dai ticinesi nel 2015. Scendere sotto i 21 franchi, una cifra che sembra spaventare già una parte della politica, non è possibile. Per una semplice questione di decenza e di rispetto della dignità umana. In caso contrario, l’USS-Ti è pronta a sostenere il referendum." Conclude il sindacalista dell'Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa (USS-Ti)(04/09/2017-ITL/ITNET)

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