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IMMIGRATI - EUROPA LA CORTE DI GIUSTIZIA UE HA DATO RAGIONE ALL'ITALIA IN MATERIA DI RICOLLOCAMENTI DEI RICHIEDENTI ASILO

(2017-09-06)

  “Il meccanismo contribuisce effettivamente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l'Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015”. In materia di immigrazione la Corte di giustizia Ue respinge i ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro i ricollocamenti dei richiedenti asilo dal nostro Paese e dalla Grecia, dando così ragione all'Italia."
Il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani afferma quindi che adesso si può “andare avanti con i ricollocamenti, e la procedura d'infrazione contro chi non rispetta le regole”. Mentre il commissario Ue, Dimitris Avramopoulos, commenta che “la Corte di giustizia Ue ha confermato la validità dello schema dei ricollocamenti. E' tempo di lavorare nell'unità e attuare in pieno la solidarietà”, chiarendo che sono stati così respinti i ricorsi di Ungheria e Slovacchia contro il meccanismo di ridistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia.

Nel corso del procedimento, la Polonia è intervenuta a sostegno della Slovacchia e dell'Ungheria, mentre il Belgio, la Germania, la Grecia, la Francia, l'Italia, il Lussemburgo, la Svezia e la Commissione Europea sono intervenuti a sostegno del Consiglio.
La Corte di giustizia Ue confuta l'argomento secondo il quale si sarebbe dovuto applicare la procedura legislativa, rilevando che questa può essere applicata soltanto se una disposizione dei Trattati vi fa espresso riferimento.

La Corte dichiara anche che sulla questione è possibile per le istituzioni dell'Unione adottare tutte le misure temporanee necessarie a rispondere in modo "effettivo e rapido" ad una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di migranti. La Corte osserva inoltre che il numero limitato di ricollocazioni effettuate a tutt'oggi in applicazione della decisione impugnata può spiegarsi con un insieme di elementi che il Consiglio "non poteva prevedere" al momento dell'adozione di quest'ultima, tra cui, in particolare, la mancanza di cooperazione di alcuni Stati membri.

Si considera che il meccanismo di ricollocazione previsto dalla decisione impugnata non costituisce una misura manifestamente inadatta a contribuire al raggiungimento del suo obiettivo, ossia aiutare la Grecia e l'Italia. A tal riguardo, la Corte ritiene che la validità della decisione non possa essere rimessa in discussione sulla base di valutazioni retrospettive riguardanti il suo grado di efficacia.(06/09/2017-ITL/ITNET)

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