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ITALIANI ALL'ESTERO - GIOVANI EMILIANO ROMAGNOLI VEDONO IL LORO FUTURO LONTANO DALL'ITALIA - LA REGIONE PREPARA UN "PIANO D'AZIONE" PER ADOLESCENTI TRA 11 E 19 ANNI"

(2017-11-20)

Vogliono soprattutto piacere al gruppo e per questo si sentono spesso inadeguati, specialmente a causa dell’aspetto fisico. Vivono sentimenti contrastanti nei confronti delle loro famiglie: da un lato le amano e considerano importanti i consigli dei genitori, dall’altro rivendicano maggiore autonomia. Sono nel complesso felici, ma credono che per loro in Italia non ci sia un futuro e sia preferibile trasferirsi all’estero.

Così descrivono se stessi e i propri coetanei gli studenti del liceo Matilde di Canossa di Reggio Emilia, intervenuti oggi a Bologna al convegno “Mi fai volare”, organizzato dalla Regione in occasione della Giornata universale dei bambini e degli adolescenti delle Nazioni unite. A discutere dei bisogni degli adolescenti e di come le istituzioni possono indirizzare le proprie politiche a favore di questa fascia di età, la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, insegnati e dirigenti scolastici, pedagogisti ed esperti delle problematiche e dello sviluppo dell’età adolescenziale come Matteo Lancini, psicoterapeuta e presidente della fondazione milanese 'Minotauro' e la Garante regionale dell'infanzia e dell'adolescenza, Clede Maria Garavini. Alimentazione, affettività, dipendenze e futuro sono state le chiavi con cui hanno raccontato la propria vita di adolescenti i ragazzi del liceo reggiano, che l’anno scorso avevano partecipato a un gruppo di lavoro organizzato dalla Regione nell’ambito del “Progetto adolescenza”. Assieme a loro, anche la campionessa modenese paraolimpica (medaglia d’argento di nuoto a Rio de Janeiro nel 2016), Cecilia Camellini.

“Con esperti e testimoni privilegiati abbiamo approfondito oggi cosa vuol dire essere un adolescente e quali azioni possono essere messe in campo per incoraggiare i talenti e sostenere chi manifesta dei bisogni- ha sottolineato la vicepresidente Gualmini-. Il nuovo piano adolescenza sarà un robusto patto educativo con tutti coloro che si occupano di questa delicata fascia d’età. Si parlerà di affettività, relazioni, impegno, responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Dai ragazzi e dalle ragazze- ha concluso la vicepresidente- possiamo imparare a costruire una società meno ingessata e più vera, meno burocratica e più orientata al futuro”. 

Dalla fotografia degli adolescenti scattata dalla Regione nella ricerca “Mappa degli adolescenti in Emilia-Romagna”, presentata nel maggio scorso e riproposta nel convegno di oggi, emerge che sono 381mila e rappresentano l’8,5% del totale della popolazione regionale gli adolescenti (tra gli 11 e i 19 anni d’età) che vivono in regione. Per il 51,7% sono maschi, per il 48,3% femmine; per il 13% sono stranieri. Il 30% dei giovani è sicuro di dover lasciare l’Italia in futuro, il 53% è indeciso. Il 10% fa attività di volontariato; mille giovani sono coinvolti nello scoutismo, oltre 15 mila hanno svolto il servizio civile tra il 2004 e il 2016 e oltre l’80% considera l’amicizia importante (e si tiene prevalentemente in contatto con gli amici con nuovi mezzi di comunicazione). Se l’immagine degli adolescenti risulta positiva nel suo complesso, la ricerca rivela anche che dal 2012 al 2014 sono raddoppiati gli adolescenti in carico ai servizi con disturbi del comportamento alimentare (oggi sono poco più di 200 in regione); l’uso di sostanze stupefacenti è diffuso e variegato (25% cannabis; 4% cocaina; 4% allucinogeni; 4% stimolanti; 1,5% eroina). Il 4% dei giovani è a rischio dipendenza ludopatica e, anche in una regione come l'Emilia Romagna, vi è stato un forte incremento dei minori in situazione di povertà (in un biennio si è passati da 4 a 8 minori su 100), in seguito alla severa crisi economica degli ultimi anni. 

L’attenzione della Regione verso gli adolescenti si è manifestata già all’inizio di questa legislatura con l’aggiornamento di alcuni articoli della legge regionale sui giovani (14/2008). In particolare nella norma vengono inserite le famiglie quali soggetti da coinvolgere nelle politiche educative rivolte ai ragazzi; viene riconosciuto il ruolo e le attività per ragazzi promosse dagli oratori e valorizzato lo scoutismo, i centri di aggregazione, i centri estivi e i soggiorni di vacanza. Nella legge compaiono riferimenti ai social network e alla lotta al cyberbullismo e, in materia di affido familiare, viene recepita la norma nazionale (legge 184/1983) secondo la quale l’affidamento familiare è un provvedimento da privilegiare rispetto all’accoglienza in comunità. La Regione, inoltre, ha aumentato negli anni i fondi destinati ai giovani, portandoli nel 2015 a 600 mila euro all’anno e nel 2016, anche grazie a un finanziamento straordinario della Fondazione Carisbo, a quasi 2 milioni di euro, da investire tra il 2017 e il 2018. Infine, molto è stato fatto per incentivare la partecipazione dei giovani al servizio civile, aumentando le risorse ad esso dedicato: 1 milione 800 mila euro per il triennio 2016-2018. 20/11/2017-Ti.Ga.-ITL/ITNET)

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