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DIRITTI DEI CITTADINI - INFORMAZIONE E NUOVI MEDIA - "IL CREPUSCOLO DEI MEDIA" AL CENTRO DI UN INCONTRO PROMOSSO DALLE ACLI A ROMA

(2018-01-18)

  Oggi  le Acli hanno presentato il libro “Il crepuscolo dei media” scritto dall’esperto di comunicazione Vittorio Meloni.

Il mondo della comunicazione sta cambiando. I giornali cartacei stanno scomparendo. Nel mondo dei media si stanno verificando trasformazioni radicali. Questi i temi trattati da Vittorio Meloni, esperto di comunicazione, già responsabile relazione esterne di Intesa San Paolo, nel libro “Il crepuscolo dei media. L’evoluzione dell’informazione dopo la carta”, uscito a maggio 2017. L’evento vuole essere una occasione per avviare una riflessione sull’evoluzione della comunicazione e dei mezzi di comunicazione.

La rapidità d’accesso, la flessibilità nell’impiego dei mezzi, la connessione alle reti globali, l’abbattimento delle barriere di spazio e tempo, la personalizzazione dei palinsesti, la disintermediazione digitale, non sono fattori avvertiti come essenziali solo dagli adolescenti: ormai sono entrati nella vita quotidiana della maggior parte degli italiani.

I comportamenti mediatici dei giovani e degli adulti sono sempre più omogenei. Nel 2017 viene praticamente colmato il gap nell’accesso a internet, con una utenza dell’87,8% tra i 30-44enni contro il 90,5% dei 14-29enni. Lo stesso avviene per i social network (l’80,4% e l’86,9% di utenza rispettivamente), gli smartphone (l’84,7% e l’89,3%), la tv via internet (il 39,5% e il 40,9%) e gli e-book (il 15,4% e il 15,2%). Tra i media tradizionali si registra l’allontanamento degli adulti dai quotidiani a stampa, letti nel 2017 dal 27,5% rispetto al 46,6% del 2012. Anche in questo caso gli adulti si avvicinano ai giovani, tra i quali nel 2017 i lettori di quotidiani scendono al 23,6% rispetto al 33,6% del 2012. I modelli della comunicazione digitale si estendono, coinvolgendo pienamente anche le fasce adulte della popolazione.

Nel 2006 ad avere una dieta mediatica povera di stampa era il 33,9% degli italiani, mentre nel 2017 il dato è salito al 55,1%. Ciò significa che si sta perdendo sempre di più la capacità di decodificare un testo scritto che richiede dosi di attenzione prolungata nel tempo, esclusività percettiva, consequenzialità logica. Questo è ancora più evidente se si considera che sono aumentate le persone che usano tutti i media, compreso internet, ad eccezione dei mezzi a stampa, passate in dieci anni dal 5,7% al 34,5% del totale.

Gli italiani che leggono regolarmente i quotidiani a stampa per informarsi durante la settimana si sono ridotti al 14,2% nel 2017 (e ad appena il 5,6% tra i giovani). Al contrario, i social network hanno registrato una forte espansione anche come fonti di informazione: Facebook è utilizzato dal 35% degli italiani (e la percentuale sale al 48,8% tra i giovani). In effetti, nel giro di quindici anni le copie di quotidiani vendute giornalmente sono passate da quasi 6 milioni, nel 2000, a meno di 3 milioni, nel 2016, con una perdita di oltre il 50%. Ma i tg restano ancora il mezzo d’informazione più utilizzato dagli italiani (60,6%). A più della metà degli utenti di internet italiani è capitato di dare credito a notizie false circolate in rete (spesso al 7,4%, qualche volta al 45,3%, per un totale pari al 52,7%).
La percentuale scende di poco, anche se rimane sempre al di sopra della metà, per le persone più istruite (51,9%), ma sale fino al 58,8% tra i più giovani, che dichiarano di crederci spesso nel 12,3% dei casi. Per tre quarti degli italiani (77,8%) quello delle fake news è un fenomeno pericoloso. Soprattutto le persone più istruite ritengono che le bugie sul web vengono create ad arte per inquinare il dibattito pubblico (74,1%) e che favoriscono il populismo (69,4%).(18/01/2018-ITL/ITNET)

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