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LAVORO - ITALIANI IN SVIZZERA - DA UNIA E SYNA: "GIU' LE MANI DAL PENSIONAMENTO EDILI A 60 ANNI. DAI COSTRUTTORI DICHIARAZIONI INFONDATE"

(2018-05-03)

  "Il pensionamento a 60 anni nell’edilizia è un modello di grande successo e consente agli edili di vivere una vecchiaia dignitosa. La situazione finanziaria della cassa pensioni dell’edilizia è solida: nel 2017 le entrate hanno addirittura superato le uscite. A breve andrà tuttavia in pensione la generazione del baby boom e avremo bisogno di misure finanziarie provvisorie per garantire il futuro del pensionamento a 60 anni." Lo affermano in una nota unitaria i Sindacati elvetici UNIA e SYNA, che stigmatizzano come, invece, la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) si rifiuti di negoziare una soluzione preferendo diffondere fake news in cui affermano che :  "La Fondazione ha annunciato che in futuro non assicurerà più i lavoratori edili più anziani". "Una simile decisione, affermano i Sindacati svizzeri,  oltre ad essere illegale, non ha nulla a che fare con la situazione attuale della Fondazione FAR. Il pensionamento a 60 anni ha bisogno di trattative, non di una polemica spicciola a scapito dei lavoratori edili.

Dal 2003 la Fondazione per il pensionamento anticipato nel settore dell’edilizia (Fondazione FAR) consente ai lavoratori edili di andare in pensione a 60 anni. Le basi finanziarie della fondazione sono solide; nel 2017 le entrate hanno addirittura superato le prestazioni versate in virtù del regolamento. Il numero dei pensionati PEAN è ora destinato ad aumentare provvisoriamente fino al 2024, dato che la generazione del baby boom è vicina al meritato prepensionamento. Urgono pertanto misure transitorie volte a garantire il futuro del pensionamento a 60 anni".

I sindacati dichiarano che le soluzioni sono già sul tavolo: La necessità d’intervenire è nota dall’estate 2017 e dall’ottobre 2017 i sindacati Unia e Syna esortano la SSIC a negoziare le misure necessarie. I sindacati hanno presentato anche proposte di risanamento concrete: c’è bisogno di un moderato aumento provvisorio dei contributi dello 0,5-1%. Gli edili sono anche pronti a farsi carico di una parte dei costi supplementari e ad adeguare le prestazioni che la cassa pensioni versa alla previdenza professionale. In occasione della riunione del Consiglio della fondazione FAR, in programma domani, i sindacati torneranno a proporre queste misure ed esorteranno gli impresari costruttori ad accettarle.

Ma gli impresari costruttori si rifiutano di negoziare: dall’autunno 2017 la SSIC si rifiuta di negoziare un risanamento e continua invece a chiedere un innalzamento dell’età di pensionamento a 62 anni o un taglio delle rendite del 30%. Per i lavoratori edili una simile soluzione è esclusa per una serie di ragioni:

-  già oggi gli edili over 55 sono spinti dai datori di lavoro a lasciare la professione perché dopo anni di duro lavoro le loro capacità fisiche tendono a diminuire. Negli ultimi anni il numero degli edili più anziani costretti a lavorare come interinali è letteralmente esploso. Un innalzamento dell’età di pensionamento acuirebbe questa problematica e pertanto è escluso;
-  un taglio del 30% delle prestazioni farebbe scendere la rendita media a soli 3080 franchi. Con un simile importo gli edili non potrebbero più permettersi il prepensionamento;
-  non è neanche pensabile far gravare tutti i costi del risanamento sulle spalle dei lavoratori che andranno in pensione nell’arco dei prossimi anni. Non è colpa loro se sono nati negli anni Sessanta. C’è pertanto bisogno di una combinazione data da un aumento dei contributi, a cui partecipi in modo solidale tutto il settore.

La Fondazione  ha l’obbligo di assicurare i lavoratori più anziani ed i  sindacati procederanno legalmente contro la Fondazione, che ha annunciato come in futuro non assicurerà più i lavoratori edili più anziani. Secondo una perizia del professor Kieser, specialista in materia, si giunge alla conclusione che la Fondazione istituto collettore è obbligata ad offrire ai lavoratori più anziani esclusi dalla loro cassa pensioni la possibilità di proseguire la loro assicurazione.

È vergognoso - affermano UNIA e SYNA - che la Fondazione istituto collettore voglia risolvere un problema del sistema a scapito dei lavoratori più anziani. Questi ultimi dovrebbero piuttosto avere la possibilità di restare nella cassa pensioni dell’ex datore di lavoro. Questa possibilità era prevista nel progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 (bocciato alle urne) e figura anche nell’attuale revisione delle prestazioni complementari (PC). La SSIC si era opposta al progetto PV 2020 e ha anche rinviato i colloqui con la Fondazione istituto collettore.

Gli impresari costruttori non attaccano solo il pensionamento a 60 anni, punta infatti anche a tagliare i salari dei lavoratori più anziani, ridurre la protezione contro il licenziamento per gli edili più anziani e allungare l’orario di lavoro fino a 50 ore settimanali.

I lavoratori edili non accetteranno uno smantellamento del pensionamento a 60 anni né del loro contratto. Al contrario: hanno bisogno di una maggiore protezione e di una limitazione delle giornate lavorative interminabili in estate. E sono pronti a lottare per i loro diritti e per la loro dignità. (03/05/2018-ITL/ITNET)

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