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ITALIANI E ITALIANI ALL'ESTERO - EUROPA - EURISPES APRE "LABORATORIO EUROPA": "E' ARRIVATO IL MOMENTO DI CAMBIARE PASSO"

(2018-05-11)

  Trasformare l’Unione Europea attraverso l’Eurozona per renderla più democratica e trasparente. Le proposte elaborate dal Laboratorio Europa di Eurispes sono state presentate nel corso di un convegno a Roma con l'obiettivo di aprire il dibattito su una serie di idee elaborate da esperti e studiosi per migliorare il processo di integrazione europea.

La costituzione del Laboratorio Europa è stata annunciata lo scorso gennaio dal Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, in occasione della presentazione del 30° Rapporto Italia. Il Laboratorio Europa è coordinato da Carmelo Cedrone ed è composto da esperti del mondo accademico, esponenti ed operatori della società civile. Le proposte presentate dal Laboratorio (Politiche, Istituzionali e Giuridiche, Economiche e Sociali) sono il risultato di una prima, intensa fase preparatoria e destinate ad essere perfezionate con il contributo dei partecipanti.
 
L’Europa è arrivata ad un punto di svolta. La crisi finanziaria ed economica ha fatto emergere le contraddizioni di fondo su cui poggia l’Ue ed in particolare l’Eurozona. Sono evidenti oggi le difficoltà incontrate dall’Unione nel risolvere i problemi reali dei cittadini. È necessario un cambio di passo. È arrivato il momento di affrontare la questione di fondo che ci riguarda tutti: la questione democratica e “l’idea stessa di Europa”, avviando un “Rinascimento europeo”, per reagire al suo declino politico, culturale, demografico ed alla sua crisi esistenziale; decidere di ripartire rimettendo la persona al centro dell’attenzione e dell’azione, per evitare, tra l’altro, che una nuova crisi ci possa trovare di nuovo impreparati.

“L’obiettivo del Laboratorio Europa”, ha precisato il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, “è quello di proporre idee utili per cercare di riavvicinare cittadini e Istituzioni europee e recuperare il divario che si è creato negli ultimi anni, con l’obiettivo di costruire un’Europa diversa. Le politiche che sono state adottate negli ultimi anni, d’altronde, hanno prodotto una finanziarizzazione dell’economia che non ha portato grandi risultati, mortificando inoltre i princìpi sui quali l'Europa si fonda”.

Secondo il Vice Ministro Enrico Morando “il vero problema da risolvere è l’approccio di fondo alla costruzione dell'Unione europea. La sovranità non abita più qui: sulle questioni che contano davvero la sovranità non si esprime più nella dimensione nazionale. Per cambiare bisogna ricostruire le condizioni affinché la sovranità abbia sedi che consentono di esercitarla”.

Il Sottosegretario Pier Paolo Baretta ha voluto invece sottolineare che: “Andare verso la costruzione degli Stati Uniti d'Europa può rappresentare un percorso per raggiungere una maggiore integrazione, tenendo conto però che siamo tutti diversi e che esistono diverse velocità. Se non si è consapevoli di questo, il rischio è che le diverse velocità diventino un motivo di separazione definitivo. Nel futuro prossimo uno dei dibattiti più accesi e aperti sarà quello tra la quadratura dei conti e il deficit. A mio parere, una delle grandi occasioni perse è stata quella di non aver saputo distinguere tra rigore, austerità e sobrietà”.

L’onorevole Marco Maggioni ha spiegato come: “Il risultato del voto nei diversi paesi europei è la conferma che l’Unione ha bisogno di saper ascoltare quello che pensano i cittadini e tenere conto della realtà. E la realtà è quella dei problemi degli imprenditori, degli agricoltori, dei disoccupati e dei giovani che non sono solo gli studenti degli Erasmus, ma anche quelli che hanno gravi problemi per trovare lavoro. Chi vuole andare verso una integrazione, si deve chiedere se i partner europei sono disponibili ad avere una politica fiscale comune, una politica estera comune, un esercito comune”.

Ha concluso quindi Carmelo Cedrone, Coordinatore Laboratorio Europa: “Negli ultimi anni vi è stato un cambiamento nella percezione che hanno dell’Europa i cittadini europei: le persone si sono accorte che non si è più in grado di dare risposte concrete ai problemi. Non possiamo continuare su questa strada, dobbiamo impegnarci per cambiare le Istituzioni europee. Proprio perché ad oggi non si sono manifestate spinte verso un vero cambiamento è importante riaprire un dibattito che generi idee e nuove proposte per ripensare l’Europa”.

A seguire i punti dai quali parte il lavoro di riflessione proposto dal Laboratorio Europa Eurispes

Perché appartenere all’Unione
La convinzione di Laboratorio Europa è che l’appartenenza all’Unione Europea debba essere la conseguenza di una consapevole valutazione dei vantaggi economici, sociali e politici che possono derivarne per ciascuno Stato membro.
È necessario quindi rimanere in Europa per:
a)            completare le misure per l’Eurozona (integrazione progressiva): contribuire a cambiare alcune politiche nell’Eurozona e/o accelerare alcuni provvedimenti fermi da tempo. In particolare serve, ad esempio, un cambiamento del paradigma economico e sociale che regola l’Eurozona; il completamento di tutto il pacchetto che riguarda la finanza, le banche, il MES (meccanismo europeo di stabilità), la questione degli investimenti, del debito, il rilancio della domanda, la partecipazione, attraverso un maggior coinvolgimento delle parti sociali alle scelte della CE e dell’Unione;
b)            definire nuove regole e nuove Istituzioni: il nostro obiettivo, quindi, è di contribuire, con un dibattito aperto e libero, all’elaborazione di proposte mirate ad accrescere i vantaggi complessivi e a migliorare la loro distribuzione.


Le proposte
1 – Trasformare l’Unione: oggi l’Unione non è più percepita come un valore aggiunto, capace di dare le risposte giuste ai “problemi” che i paesi non sono più in grado affrontare da soli. È cambiata la percezione che i cittadini ne hanno; perciò non può più restare a guardare, così com’è, in difesa degli interessi economici, degli egoismi nazionali, senza la possibilità e la capacità di esprimere una “volontà” comune, senza fiducia reciproca, senza una “identità” politico-culturale unificatrice. Ecco perché occorre trasformarla, attraverso l’Eurozona, per non continuare ad illudere e ad allontanare i cittadini.
2 – Realizzare la convergenza economica e sociale, attuando concretamente le politiche necessarie, senza finzioni: procedere su due binari. Da una parte, mettendo l’Unione in condizione di attuare concretamente alcune politiche a favore delle persone, in particolare in campo economico e sociale per i paesi dell’Eurozona; dall’altro, accelerando le scelte a favore di una integrazione democratica.
3 – Realizzare la convergenza fiscale, finanziaria, di bilancio e il mercato dei capitali, finalizzata ad un bilancio e ad un mercato unico nell’ambito dell’Eurozona. Ciò richiederebbe un cambiamento del patto di bilancio, in un’ottica di impatto sociale ed ambientale.
4 – Avviare uno spazio pubblico europeo: consolidare i “Beni pubblici europei” come, ad esempio, il governo dei flussi migratori, l’attuazione di misure di sicurezza e di una politica estera e difesa comune; la cultura, la ricerca, l’innovazione, l’ambiente.
5 – Democratizzare l’Eurozona (ipotesi “A”): accelerare le scelte a favore dell’integrazione democratica, partendo dall’Eurozona per arrivare all’Unione Sociale, all’Unione economica e di bilancio, all’Unione dei valori, come base dell’Unione politica, creando gli strumenti per un processo decisionale democratico e trasparente (Commissione Parlamentare per l’Eurozona nel PE e/o un’Assemblea Parlamentare specifica), indicando tempi, modalità e procedure per portarlo in porto (2024).
6 – Intervenire con un Nuovo Trattato o con la Cooperazione rafforzata: l’obiettivo indicato può essere raggiunto con una cooperazione rafforzata, prevista dal Trattato attuale o con uno specifico Trattato per l’Eurozona.
7 – Realizzare un’Unione politica (ipotesi “B”): in alternativa, per uscire da una situazione di stallo e dei piccoli passi, è opportuno partire dalla Politica, consci che le proposte saltuarie della Commissione o i proclami retorici non bastano più, come non basta più il PE così com’è ora. Oggi ogni governo è responsabile di fronte al Parlamento del proprio paese, per cui permane un vuoto, un “vulnus” democratico a livello di Unione. Manca cioè un’interfaccia europeo dotato di potere legislativo e di controllo, oltre che di governo, con una responsabilità politica comune, condivisa e trasparente, su poche materie.
8 – Realizzare un’Unione di valori - Unione federale “leggera” e democratica - (“titolare” di una quantità limitata di materie la cui sovranità viene condivisa, lasciando il resto ai singoli Paesi); creare, cioè, una Unione Politica sovrana di Stati sovrani, su basi federali, basato su un “interlocutore” chiaro e riconoscibile, un “sovrano”, responsabile di fronte al “popolo” europeo.
9 – Eleggere un Parlamento su liste europee, più una Camera/Senato degli Stati eletto dai Parlamenti nazionali (Potere legislativo).
10 – Eleggere un Presidente unico, responsabile del Governo dell’Unione (Potere esecutivo).
11 – Mantenere una Comunità Economica e Commerciale (Mercato Unico) tra/ e/con i paesi dell’“Opting out”, cioè con i paesi che non entrano nell’Unione federale (Stati Uniti d’Europa), consolidando, così, le Due “Unioni” che già esistono, ma con finalità diverse: una, politica; l’altra, economico-commerciale.
12 – Approvare una Tabella di marcia con l’indicazione delle tappe e degli strumenti per realizzare l’Unione Politica e federale, attraverso un vero e proprio “Patto fondativo costituzionale” mediante: a) un’assemblea costituente eletta durante le elezioni del 2019 tra i Paesi che desiderano far parte dell’Unione politica, o con l’approvazione, da parte degli stessi Paesi; b) un Trattato Costituzionale da sottoporre a referendum popolare, al massimo entro il 2024.

Sono intervenuti all'iniziativa: Carmelo Cedrone, Coordinatore Laboratorio Europa, Saverio Romano, Responsabile Dipartimento Mezzogiorno Eurispes, Sandro Gozi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con deleghe alle Politiche e Affari Europei, Enrico Morando, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Paolo Baretta, sottosegretario Ministero Economia e delle Finanze, Fausto Durante, dirigente Cgil, Andrea Mone, dirigente Cisl, Cinzia Del Rio, dirigente Uil, Sergio Fabbrini, Università Luiss, Enzo Cannizzaro, Università Sapienza, Sandro Guerrieri, Università Sapienza, Francesco Gui, Università Sapienza, Umberto Triulzi, Università Sapienza, Mario La Torre, Università Sapienza.(11/05/2018-ITL/ITNET)

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