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FISCO - DAL SEMINARIO ACLI LE PROPOSTE : PROGRESSIVITA' PRELIEVO, UNICA IMPOSTA, NUOVO TESTO UNICO IRPEF, TRANSAZIONI ELETTRONICHE, SURS, BENEFICI FISCALI SU IMPOSTA, FLAT TAX COME OPZIONE

(2018-09-14)

Ogni Incontro nazionale di studi delle ACLI (vedi :      ) ha inteso offrire proposte, mettere a disposizione conoscenze ed
elaborazioni. Da due anni, per farlo al meglio, è stato anche creato un luogo organizzativo “integrato”, all’interno del quale far confluire e portare a sintesi le competenze e le analisi dei diversi Servizi – in particolare CAF, Enaip e Patronato – per accrescerne la capacità di elaborazione e di proposta, ma anche le possibili sinergie: l’Osservatorio Giuridico. E’ uno strumento a disposizione della Presidenza nazionale, la quale dà gli indirizzi politici, propone i temi da approfondire; e poi discute le analisi e delibera le proposte normative.

In questo contesto le tre proposte presentate oggi, a Trieste, nel corso del Seminario Nazionale dal titolo "Animare la citta'"
                  FISCO
“Vogliamo usare al meglio le nuove tecnologie, ormai siamo in grado di informatizzare tutte le spese dei contribuenti, anche attraverso l’obbligo di una moneta elettronica, allo stesso modo tutte le eventuali deduzioni e detrazioni devono essere inserite in automatico in modo che ci sia una vera semplificazione, che non significa banalizzazione,  del sistema fiscale”. Sono le parole del Direttore Generale del CAF Acli, Paolo Conti, che durante il 51° Incontro Nazionale di Studi delle Acli, ha presentato alcune proposte per riformare il fisco.

Durante il dibattito è intervenuto anche il Direttore Generale del Patronato Acli, Paolo Ferri, che ha illustrato alcune strade percorribili per migliorare il sistema pensionistico: “La flessibilità in uscita dovrebbe diventare universale, in modo che tutti possano decidere, con un’età minima, quando accedere al trattamento pensionistico sapendo naturalmente che l’assegno mensile crescerà o diminuirà a seconda della data di accesso. Accanto a questo proponiamo una seconda gamba importante come la previdenza complementare che possa aiutare chi ha cominciato a versare solamente con il sistema contributivo”. 

La terza proposta presentata nel dibattito è stata quella esposta da Paola Vacchina dell’Enaip sul rafforzamento dei Centri per l’impiego “che vanno interconnessi con gli operatori privati accreditati per la formazione professionale e i servizi per il lavoro, nonché con le imprese del territorio. E poi bisogna puntare sulla formazione terziaria non accademica, quella degli Istituti Tecnici Superiori, che deve basarsi pero’ su una forte e più diffusa formazione per i ragazzi più giovani e deve poi proseguire anche in età adulta in quella che dovrà essere una formazione lungo tutto l’arco della vita”.

FISCO:
"Le proposte del CAF in materia fiscale, che riguardano una platea assolutamente variegata di soggetti, molto poco “visti” dal sistema attuale, che confonde la semplificazione con l’indistinzione, avendo sancito ormai da anni la separazione tra proporzionalità e progressività.

Il problema in breve. “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Così statuisce l’articolo 53 della Costituzione Italiana e così siamo andati avanti per oltre 40 anni, da quando, nel 1974, dopo un dibattito politico iniziato nel 1971, il governo Rumor pose le fondamenta di quello che è – ancora oggi – il nostro sistema di tassazione sui redditi delle persone fisiche. Era nata l'IRPEF.
Solo l'anno prima, invece, era nata l'imposta indiretta che ancor oggi conosciamo con il nome di IVA.
Per il legislatore del tempo il carattere costituzionale della progressività dell’imposta veniva garantito dalla sola IRPEF, essendo la struttura dell'IVA quella di un'imposta con prelievo proporzionale.
Nell'IRPEF un meccanismo matematico faceva si che, con l’aumentare del reddito, aumentasse l’importo della imposta da pagare (in senso proporzionale), e nello stesso tempo crescesse la percentuale dell'imposta da pagare.
Erano nati gli scaglioni e le aliquote.
In questo primo anno, con gli strumenti di calcolo a disposizione allora, vennero introdotti 32 scaglioni/aliquote
diverse.
Il confronto con i cinque scaglioni di oggi più le attuali cinque aliquote Irpef parrebbe (e di fatto lo è) impietoso.
Così come è impietoso il progressivo restringimento degli scaglioni sui quali si calcola l'imposta in modo non lineare. Se oggi di fatto il legislatore norma un calcolo Irpef per scaglioni da 7.500 euro circa, soglia dell'incapienza, ad un valore 10 volte superiore, quei 75.000 euro oltre ai quali l'Aliquota resta fissa al 43%,
nel 1974 la norma stabiliva aliquote progressive tra 1.080.000 di lire circa e 500 milioni. 465 volte tanto...
E nel corso degli ultimi 11 anni poi, il sistema si è di fatto fermato ed oggi le aliquote e gli scaglioni applicati
all'IRPEF corrispondono esattamente a quelli del 2007 delegando la progressività dell'imposta alle politiche dei
bonus, più o meno temporanei.

Parola d’ordine: progressività – Il principio costituzionale della progressività (articolo 53 della Carta) concepito sulla base di una struttura a scaglioni, non solo dovrebbe essere mantenuto ma potenziato rispetto ad oggi, attraverso una rimodulazione dei prospetti di calcolo. La regola cardine del: “verso di più se ho di più” dovrebbe restare immutata, nell’ambito di una griglia che, per estensione delle fasce reddituali tassate e diversificazione delle aliquote applicabili, andrebbe ad assicurare il giusto respiro a tutto l’arco della progressività fiscale. Si potrebbe pensare a una Stratificazione più capillare che porti dagli attuali 5 scaglioni Irpef ad numero molto più elevato con altrettante aliquote ed un sensibile ampliamento della forbice tra il valori assoluti dei vari scaglioni con un aliquota massima che non dovrebbe fermarsi da subito al 43%.

2. Un’unica imposta, una sola dichiarazione – La tutela della progressività del prelievo deve però andare di pari passo con una drastica semplificazione del sistema tributario. Ciò significa snellirne gli adempimenti. Quindi potremmo immaginare l’esistenza di un’unica imposta applicata progressivamente ai "redditi" ed agli “averi” (mobili e immobili) della persona, tutti cumulati in un unico modello telematico che faccia da raccoglitore della situazione economica del contribuente.

3. Un nuovo Testo Unico delle Imposte delle Persone Fisiche – L’unificazione degli adempimenti fiscali in una sola imposta che le racchiuda tutte sarebbe coadiuvata dalla nascita di un nuovo “testo unico” per normare la strutturazione dell’imposta stessa. Un testo scritto con la consapevolezza degli strumenti tecnologici attuali, che azzeri le decine di migliaia di circolari e documenti di prassi che spesso, sovrapponendosi tra loro, rappresentano la vera complessità del
sistema. La vera semplificazione fiscale è in questo, non nella facilità di un calcolo per effetto di una sola aliquota.

Un sistema fiscale al passo con i tempi
Il problema in breve. Nel corso del 2017, a fronte di un Prodotto Interno Lordo di 1.718 miliardi di Euro, la spesa totale della PA in Italia è stata pari a 840 miliardi di euro (48,9% del PIL), dei quali 774 miliardi per la spesa primaria (45,1% del PIL) e 66 miliardi (il 3,8% del PIL) per la spesa per interessi. Nel medesimo anno il totale delle entrate è stato pari a 800 miliardi di euro, il 46,6% del PIL. Tale valore comprende le entrate correnti (795 miliardi, pari al 46,3% del PIL) e le entrate in conto capitale (circa 5 miliardi di euro, vale a dire lo 0,3% del PIL).

  Le imposte  sul reddito che garantiscono maggior gettito sono l’Irpef, che rappresenta il 37% delle entrate tributarie correnti (sono ivi ricomprese le addizionali regionali e comunali), l’Ires, la cui quota è pari al 6,5%, e l’imposta sostitutiva sugli interessi e sui redditi da capitale, la cui percentuale si attesta al 2,6%. In termini di gettito, l’imposta diretta patrimoniale più rilevante è l’Imu, la cui quota è pari al 4,2%, a cui si è aggiunta, a decorrere dal 2014, la Tasi, la cui quota è pari all’1%. Ma anche l’Iva, in termini di gettito, ha un ruolo determinante, in quanto garantisce il 20,6% delle entrate tributarie correnti. In conclusione, possiamo rilevare come i tre principali prelievi effettuati sui contribuenti persone fisiche, l’Irpef (addizionali comprese), l’Imu più la Tasi e l’Imposta Sostitutiva sugli interessi, rappresentino da soli il 44,5% di tutte le entrate tributarie correnti. Si tratta di 354 miliardi di Euro.

Qualsiasi politica fiscale seria deve comunque consentire di mantenere nel breve/medio periodo tale gettito.
Sperare nel fatto che per effetto di un prelievo fiscale più modesto nei confronti dei contribuenti, questo porti ad
un immediato rilancio dei flussi economici con conseguenze immediate l'incremento delle entrate relative alle imposte indirette, significa giocare con il fuoco. Soprattutto in un paese dove il valore dell'evasione fiscale si attesta, secondo i dati Eurispes, intorno ai 250 miliardi di Euro, che fanno dell'Italia la maglia nera d'Europa.

È vero che ogni anno i dati di recupero dalla montagna del sommerso migliorano, ma oggettivamente sono miglioramenti di lieve entità rispetto a quella che resta pur sempre una montagna sommersa. Le armi ricorrenti utilizzate negli anni, cioè condoni, rottamazioni, e inoltre lo sforzo – pur legittimo – di ritrarre il volto del fisco come un volto amico (di qui le ripetute occasioni date ai contribuenti di smussare i conflitti e scendere a patti con l'amministrazione), sono forse più segnali di debolezza che step programmatici, e dimostrano di non essere quei
capisaldi strutturali che invece servirebbero nella lotta al sommerso.

Le proposte delle ACLI
1. Transazioni elettroniche – Il primo sostanziale punto di svolta per ri-formare il fisco moderno dovrebbe essere quello di rendere immediatamente obbligatorio l'uso della moneta elettronica per tutte quelle transazioni collegate a spese per le quali possa poi essere previsto la detrazione o la deduzione della stessa. Quest'obbligo andrebbe poi esteso successivamente a tutte le transazioni facendo diventare nel giro di qualche anno superfluo ancorché impossibile l'uso del contante.

2. Costituire il SURS, Server Unico di Redditi e Spese – Coi sistemi di tracciabilità così estesi si dovrebbe creare il Server Unico dei Redditi delle Spese, ovvero un grande archivio digitale pubblico degli esborsi sostenuti dai contribuenti e dei redditi percepiti dagli stessi. Ogni persona dovrebbe avere la possibilità di consultare la propria posizione monitorando in tempo reale tutte le spese sostenute nell’arco della giornata. Ed il blockchain pubblico distribuito si alimenterebbe
automaticamente svincolando tutti gli operatori economici da quegli adempimenti relativi alla trasmissione dei dati registrati in tempi prestabiliti che contraddistinguono oggi il nostro sistema, limitandone di fatto l'efficacia. La dichiarazione precompilata di nuova generazione di ogni cittadino generata all'interno del sistema dovrebbe contenere oltre a tutti questi dati anche quelli relativi al patrimonio immobiliare ed a quello mobiliare in modo tale da consentire di applicare immediatamente le imposte eventuali sui fabbricati piuttosto che quelle sulle rendite finanziarie tutte.

Detrazioni e deduzioni: un catalogo da rivedere… e potenziare
Il problema in breve. Secondo gli ultimi dati diffusi dal MEF, con riferimento al periodo d’imposta 2016, i
contribuenti complessivi in Italia erano 40,9 milioni. Di questi, 10,9 non avevano presentato la dichiarazione dei
redditi perché esonerati, mentre i restanti 30 milioni avevano adempiuto ai propri obblighi dichiarativi attraverso
il mod.730 (20,2 milioni) o il mod. REDDITI (9,8 milioni).

Dall'esame di queste 30 milioni di dichiarazioni fiscali emerge che il reddito complessivo ai fini IRPEF ammontava a
834 miliardi di Euro dei quali 438 miliardi di Euro derivavano da redditi di lavoro dipendente, 251 miliardi da
reddito da pensione, 41 miliardi da terreni e fabbricati, 35 miliardi da redditi di partecipazione, 33 miliardi da
redditi di lavoro autonomo, 32 da quelli di impresa e 4 miliardi da redditi diversi.

Il totale degli oneri deducibili ammontava a 35 milioni di Euro. Di questi, 19,5 miliardi erano relativi a contributi
previdenziali/assistenziali dei lavoratori autonomi, 9 miliardi sono relativi alla deduzione per l'abitazione
principale, 3,6 miliardi sono deducibili a causa di forme di previdenza complementare, meno di un miliardo per gli
assegni al coniuge e circa un miliardo per le spese mediche destinate a portatori di handicap.
Di fatto il peso nella deducibilità delle spese vere e proprie ammonta a poco più di 6 miliardi di euro per un costo
complessivo all'erario di circa 1,5 miliardi di Euro.
Una volta sottratte le deduzioni, la base imponibile Irpef vera e propria, che ammonta a poco meno di 800
miliardi, con un’imposta lorda pari circa a 216 miliardi.
Le detrazioni pesano complessivamente per 67,5 miliardi. Di queste la parte del leone la fanno le detrazioni sul
lavoro dipendente o pensione (42 miliardi) e quelle per familiari a carico (12,6 miliardi).
Dei 13 miliardi di euro residui, 6,6 miliardi sono stati spesi per i gettonatissimi bonus sul patrimonio immobiliare
(6,6 miliardi di sconto Irpef fra interventi di ristrutturazione e risparmio energetico) mentre il resto è andato
soprattutto per spese mediche, interessi sui mutui e spese di istruzione.
È dunque evidente come il sistema delle detrazioni e deduzioni sia uno dei capisaldi che garantiscono l’equilibrio
della progressività del prelievo, perché se da una parte l’imposta toglie, e non tantissimo visto i valori assoluti
sopra elencati, dall’altra la deduzione e la detrazione permettono di controbilanciare l’esborso dovuto.
Alimentare quindi il sistema delle agevolazioni significherebbe alimentare l’appeal del prelievo fiscale. Quindi…

Le  proposte del CAF ACLI

1. Più detrazioni per oneri colpevolmente trascurati – La totalità delle transazioni tracciabili, cui alludevamo nella proposta precedente, dovrebbe accompagnarsi a una maggiore incisività dei benefici fiscali sull’imposta. Ossia, spendere dovrebbe anche essere conveniente. Tracciabilità e detrazioni non devono essere percepiti come universi paralleli, al contrario devono diventare vasi comunicanti, vivere l’uno in funzione dell’altro. Purtroppo, ancora oggi, molti oneri e spese, pur meritevoli di figurare come potenziali voci di sconto in termini di fiscalità, non trovano spazio in
dichiarazione. Si pensi ad esempio alle spese per gli accessori scolastici (zaini, quaderni, astucci, penne, matite), per i sussidiari o i libri di studio, per i manuali universitari, per i corsi di lingue straniere o per imparare a suonare uno strumento, per gli alimenti destinati ai neonati, per i consumi culturali o d’intrattenimento (libri, cinema, teatri), per lo sport se praticato dai 19 anni in su, per i trasporti e la manutenzione delle autovetture, per i viaggi a scopo sanitario o di studio, ecc.
Si dovrebbe inoltre pensare assolutamente all’abbattimento totale della franchigia applicata in entrata alle spese mediche, facendo così scattare la detraibilità da zero anziché da 129,11 euro.

4. Flat Tax, nulla di nuovo sotto il sole
Il problema in breve. L’idea della Flat Tax non è certo inedita. In Italia già Berlusconi provò a introdurla nel 1994 con un’aliquota standard del 33%. Da allora non si contano più tutte le volte in cui il tema dell’imposta “piatta”, fra proposte di legge più o meno concrete, o anche attraverso studi, pubblicazioni e dibattiti, è ciclicamente riapparso. Adesso l’argomento sta vivendo una nuova stagione di popolarità sulla base di una necessaria "semplicità" del sistema fiscale. Ma un sistema fiscale non è semplice in funzione delle modalità di calcolo delle sue imposte. Se lo riducessimo ad una semplicità di aliquote, il sistema sarebbe "banale".
In ogni caso l’ipotesi di una Flat Tax come di un’imposta mono-aliquota, o comunque concentrata in poche aliquote ravvicinate (2-3 al massimo) contraddice il principio costituzionale della progressività.

Le  proposte del CAF ACLI
1. Flat Tax come opzione, non come imposizione – L’impiego di un’imposta “flat” solo proporzionale – quindi non progressiva – uguale per tutti, potrebbe essere una opzione facoltativa in sostituzione della tassazione ordinaria, e comunque con l’assoluta indeducibilità/indetraibilità delle spese tracciate. Ognuno potrebbe applicate il calcolo più conveniente a seconda dell'anno, delle spese sostenute, dei redditi percepiti, dei dividendi eventuali incassati."(14/09/2018 -ITL/ITNET)

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