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ECONOMIA ITALIANA - SVILUPPO SOSTENIBILE - MIN.TRIA(FINANZE): "POLITICHE SOCIALI" CONTRAPPOSTE A "SENTIMENTI PROTEZIONISTICI" INVESTIMENTI: "NEL BILANCIO CI SONO...MANCANO PROGETTI ADEGUATI"

(2018-10-04)

  “Non ci siamo. Guardando ai dati disponibili e alle azioni concrete assunte negli ultimi tre anni, comincia a diventare evidente che difficilmente il mondo, l’Europa e l’Italia rispetteranno gli impegni presi solennemente il 25 settembre del 2015, con la firma dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Nonostante il miglioramento che si osserva in tanti indicatori globali relativi a tematiche economiche e sociali, e le azioni intraprese nella giusta direzione da parte di moltissimi Paesi, di migliaia di imprese e città, non si è ancora determinata quella discontinuità culturale e di scelte strategiche necessaria per raggiungere, entro il 2030, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs nell’acronimo inglese) sui quali tutti i leader del mondo si sono impegnati”.

Questo, in estrema sintesi, il messaggio del Portavoce dell'Alleanza per lo sviluppo sostenibile, presentando il rapporto 2018 sull'Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, al quale ha preso parte anche il Ministro dell'Economia e delle finanze Giovanni Tria

Tria ha fatto riferimento a quattro questioni di sostenibilità: sociale, finanziaria, di breve e di lungo periodo sottolineando la necessità di incrociare queste dimensioni per costruire una politica coerente. “Bisogna garantire la sostenibilità finanziaria, ma se vogliamo mantenere i principi che noi economisti amiamo, basati su mercati aperti e concorrenza, dobbiamo contrastare con politiche sociali adeguate il rafforzarsi di sentimenti contrari, che portano a mercati chiusi e al protezionismo. La crescita deve essere inclusiva, altrimenti non ci sarà crescita perché prevarranno critiche e idee contrarie”.

Quanto agli investimenti  investimenti. “Se vogliamo una crescita sostenibile, abbiamo bisogno di tanti investimenti privati e pubblici, nuove tecnologie, nuovi modi di produrre che comunque richiedono trasformazioni e quindi investimenti. Nella manovra di bilancio ci sono molti fondi per investimenti, che in parte c’erano anche col precedente governo, ma non sono stati spesi. C’è un problema di capacità tecnica.

La domanda pubblica deve essere uno degli elementi che contribuisce allo sviluppo della green economy, ma anche per l’acquisto di beni e servizi, non solo per risparmiare ma per qualificare la spesa, serve competenza.

Quanto al cambiamento del nome del Cipe in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile, chiesto da tempo dall’Alleanza, Tria ha detto:  “certo bisogna cambiare i criteri degli investimenti pubblici, ma per fare tutto questo bisogna saper valutare in che modo incentivare il privato in questa direzione.

Il problema è che le amministrazioni hanno perso capacità e faticano a spendere perché non ci sono progetti adeguati”. Il ministro ha affermato di voler lavorare per costruire dei centri capaci di aiutare le amministrazioni a tutti i livelli a fare i progetti e a valutarli. 

In merito alle proposte dell’ASviS al Governo, Tria ha affermato: “io le sosterrò, ma devo rispondere negativamente proprio alla proposta che riguarda il mio ministero: nei prossimi documenti di bilancio non presenteremo il rapporto di impatto misurato dai 12 indicatori di benessere previsti dalla legge, non perché vogliamo sfuggire, ma perché siamo stati impegnati a produrre un impatto positivo. Le politiche vanno in questa direzione, ma non abbiamo fatto in tempo a quantificare i risultati”. (04/10/2018-ASVS-ITL/ITNET)

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