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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEKEEND ITALIA - IL CAPOLAVORO RITROVATO DI FRANCESCO HAYEZ "LA FUGA IN EGITTO"

(2018-11-11)

    Aperta ieri a Trento, al Castello del Buon Consiglio, la mostra, curata da Emanuela Rollandini, è dedicata allo straordinario Riposo durante la fuga in Egitto realizzato nel 1831 da Francesco Hayez, il più grande interprete della pittura romantica in Italia. Recentemente rintracciato in collezione privata, è un dipinto rimasto celato agli sguardi del pubblico da quel lontano anno, quando lo si poté vedere a Milano, esposto alla frequentatissima rassegna dell’Accademia di Brera.

Fu commissionato dal trentino Simone Consolati, mecenate e amatore delle belle arti, collezionista di opere contemporanee e di capolavori antichi. In particolare di quelli provenienti dal castello del Buonconsiglio, salvati dalla dispersione e riconsegnati dai suoi eredi, che legarono così il loro nome alla storia del museo.

La pala di Hayez si pone al centro di una trama di rimandi, capaci di restituire la vivacità del contesto culturale trentino che, in età romantica, mantiene un costante legame con Milano, riconosciuta come la “novella Atene delle Arti”.

Nel percorso espositivo sarà affiancata da una quindicina di opere. In particolare la Vergine Addolorata proveniente dal MAG di Riva del Garda e la Madonna con Bambino e devota della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia permettono di contestualizzare il dipinto entro una omogenea serie tematica, evidenziando la genialità e l’indiscussa modernità di Hayez anche nel genere sacro.

Ma sono soprattutto gli inediti disegni preparatori di questi dipinti, individuati presso le collezioni dell’Accademia di Belle Arti d Brera, a farci entrare nello studio dell’artista, per seguire da vicino il momento segreto dell’elaborazione creativa.

Il tema del Riposo durante la fuga in Egitto richiama la seduzione di un mondo esotico e lontano, evocato in mostra dalla splendida maschera egizia di collezione Tonelli, da piccole sculture di idoli e volumi illustrati. Hayez lo descrive in un paesaggio ricco di dettagli: la palma da dattero ombreggia il colosso di Ramsés II che affonda nella sabbia e nasconde in parte San Giuseppe che abbevera l’asino nelle acque del Nilo. Lontano, sullo sfondo, si intravedono le piramidi di Giza, un viale di arieti, templi e una coppia di obelischi che richiamano il complesso di Karnak. Al centro, gli assoluti protagonisti della scena: la Madre e il Bambino. Lui porge dei datteri in un gesto affettuoso, ma allo stesso tempo portatore di un significato simbolico: le foglie sono acuminate come spine e lasciano presagire il destino futuro. Una splendida pagina del cosiddetto ‘taccuino giallo’ di Hayez, presente in mostra, è dedicata agli studi per questo nudo di bimbo, colto di spalle e di fronte, variamente atteggiato, in una sequenza progressiva che giunge, nella combinazione di distinti schizzi, in prossimità della postura definitiva. Ma quel tenerissimo nudo non incontrò la piena approvazione del committente e Hayez ci regala, nella bella pagina di una lettera, una riflessione che spiega il suo legame il suo legame con la grande tradizione della pittura italiana: “d’altronde nelle chiese di Roma, di Venezia e di tutta Italia ne ho veduti parecchi di così nudi ed ho azzardato di farlo anch’io”.

Nell’Anno Europeo del Patrimonio culturale, la mostra (fino al 24 Febbraio 2019) è l’occasione per raccontare la relazione virtuosa fra il Museo, la Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento e i lungimiranti collezionisti, nonché gli enti prestatori, che operando in sinergia hanno dato forma a un condiviso progetto di tutela, ricerca e valorizzazione.(11/11/2018-ITL/ITNET)

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