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ITALIANI ALL'ESTERO - 42ma ASSEMBLEA CGIE: INFORMAZIONE - EVOLUZIONE NORMATIVA E COMMERCIALE PER EDITORIA ITALIANA ALL'ESTERO. MA LA PAROLA D'ORDINE E' "MONOPOLISMO" D'ANTAN

(2018-11-15)

'Informazione e comunicazione: il mondo dell’editoria italiana all’estero in profondo cambiamento' e’ stato uno degli argomenti affrontati oggi 15 novembre dal CGIE nel corso della terza giornata di lavoro della Plenaria in corso a Roma presso il MAECI.

Ad aprire i lavori il Consigliere Francesco Iannelli, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha sottolineato come il settore di questi contributi era gia' stato sottoposto a 'tagliando di manutenzione' con il decreto Lotti nel corso del precedente Governo .

"Un intervento non molto approfondito perché fondamentalmente i requisiti e i metodi di calcolo di distribuzione delle risorse ricalcavano le regole precedenti risalenti alla Legge 416 del 1981.

Successivamente con la Legge delega 198 del 2016 la contribuzione e’ stato oggetto di un intervento piu’ sostanziale che ha portato ad una maggiore uniformita’ e razionalizzazione delle varie sottocategorie di contributi diretti alla stampa.
Con questo intervento c'é stata una maggiore incidenza sulla disciplina giuridica sia sulle imprese che editano e diffondono all’estero che sulle imprese che editano in Italia e diffondono all’estero” ha affermato Iannelli precisando come siano stati modificati una serie di requisiti come anzianita’ della testata e periodicità.

"Ci sono novità che riguardano i criteri con i quali vengono distribuite le risorse. Ad ispirare  questo intervento l'esigenza di raggiungere una maggiore uniformità con il resto della disciplina dei contributi diretti.
Questo significa che riguardo ai periodici, per esempio, rientrano alcuni criteri tipici di tutta la contribuzione diretta, come i costi per il personale, quelli di stampa e di distribuzione che sinora non entravano in gioco.
Con un serie di regole e di percentuali di ammissibilita’” ha spiegato Iannelli sottolineando che ci sono novità per la distribuzione delle risorse disponibili.

"Al di la’ della quota del 10% delle risorse che viene distribuita in modo orizzontale a tutti gli aventi diritto, le altre quote degli stanziamenti vengono ripartite in modo diverso. In precedenza erano tarate su parametri astratti, slegati da una risposta del mercato, da fattori che indicassero per esempio quanto la testata fosse letta.

Inoltre, mentre prima le risorse per i periodici esteri erano stabilite per legge nella cifra fissa di 2 milioni circa, dal prossimo anno queste risorse vengono decise nell’ambito del Fondo Unico per il Pluralismo dell'Informazione.

Nel funzionamento di questo fondo c'é un meccanismo piu' agile rispetto al passato: una volta  determinate le risorse di competenza del Consiglio dei Ministri e quelle del Ministero dello Sviluppo Economico, la quota del Consiglio dei Ministri deve essere ripartita tra le varie politiche di competenza come stabilito dalle leggi.

In questa ripartizione e’ compresa la quota da assegnare anno per anno alla stampa edita e diffusa all’estero. Per ammortizzare il passaggio da un sistema all’altro, nel primo anno di applicazione, le risorse destinate ai due settori ovvero stampa edita in Italia e diffusa all’estero e stampa edita e diffusa all’estero, sono stabilite tra 30% e 70%, con le ripartizioni tradizionali e comunque per ora nella quota complessiva di due milioni euro” ha concluso Iannelli non escludendo  futuri aggiustamenti.

Tra i relatori Vito Crimi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all' editoria che si e’ soffermato sulla legge per l’editoria.

"In quella legge c’e’ una frase che deve fare riflettere" ha dichiarato Crimi. Il sottoscritto, in qualità della sua delega, ha il ‘potere’, e non lo dico per vantarmi ma per sottolineare quanto sia pericoloso, di decidere quante risorse allocare per il contributo alla stampa estera. Questo potere e’ in mano al Governo, alla politica. Immaginate quale tipo di rapporto si può instaurare quando c’e’ un soggetto che ha il potere e un pluralismo di soggetti che da questo potere dipende.

Secondo me, - ha stigmatizzato Crimi -  questo non e’ sano come principio generale. Significa che c'e’ un rapporto di dipendenza di alcuni soggetti rispetto ad altri. Questa e’ un'anomalia del sistema stampa italiana all’estero” ha esordito Crimi affermando come in prossimita’ delle scorse elezioni il contributo  era  stato aumentato del 50%.

Nel corso del suo intervento Crimi ha anche sottolineato come non ci sia da parte del Governo nessun odio verso i giornalisti.
“Vedo il contrario: c'é un’avversione di una parte della stampa italiana contro questo Governo. E a questo il Governo sta reagendo” ha stigmatizzato Crimi soffermandosi sul valore che dalla stampa estera viene dato all’Italia all’estero.
"Con la legge in vigore non si puo’ fare una valutazione precisa delle caratteristiche che si debbono avere, non c’e’ un criterio di valutazione- ha avanzato il Sottosegretario Crimi -

Nella stampa all'estero c'é una difformità’: alcuni soggetti drenano una quantità di risorse molto elevata rispetto al totale delle risorse stanziate” ha fatto presente Crimi precisando come il vero obiettivo del Governo sia quello di incentivare il pluralismo dell’informazione.

“Il finanziamento diretto agli editori non ha funzionato perche’ in molti casi gli editori non hanno saputo sfruttare queste risorse per raccogliere le sfide di quello che stava accadendo” ha affermato  Crimi precisando come rispetto alle prime prospettive, la riduzione delle risorse sara’ molto piu’ graduale.

"Non succedera’ niente domani e probabilmente nella Legge di Bilancio ci sara’ gia’ una prospettiva di come evolvera’ la situazione nel prossimo quadriennio. Quello che bisogna incentivare quando c'é un cambiamento epocale, e’ accompagnare il cambiamento evitando morti o feriti.  Tenendo pero’ presente che il primo punto chiave e’ l’innovazione: portare avanti progetti innovativi sia in termini di strumenti che di contenuti” ha sottolineato Crimi, chiedendosi  come quantificare il valore della stampa italiana all’estero.
"Come misurare l’effettivo ritorno economico?

Oggi non c'é un criterio di quantificazione, elementi di questo tipo potrebbe pero’ forse aiutare a capire se questa e’ una risorsa o piuttosto un investimento a fondo perduto” ha aggiunto Crimi sottolineando l’intenzione di spostare il finanziamento diretto all’editore ad altre forme di sostegno all’editoria nel suo complesso.

Da segnalare l’intervento di Paolo Pagliaro che si e’ soffermato sulle potenzialita’ dell'informazione on line.

"Per alcuni e’ un passo verso la democrazia diretta. Per altri, e’ un fenomeno che non accresce la democrazia ma la riduce. Il web e’ pieno di tanti volti ma nessuna di queste immagini ci da' un’idea del mondo e della direzione da seguire. A questo servono i media: in una societa’ democratica, il giornalista da' un senso al rumore dell’attualita’.

Per ora l' avvento della rete ha avuto come conseguenza il declino dei giornali. Piegati dalla concorrenza della rete, i giornali hanno perso il 50% delle copie e il 60% delle entrate pubblicitarie. C'é una concorrenza sleale, una guerra asimmetrica. Ed il web e' irresponsabile rispetto ai suoi contenuti e infrange norme. Non c'e’ par conditio sul fronte della responsabilità tra vecchi e nuovi media.

Nel futuro i media on line dovranno ripristinare principi, responsabilita’ e legalita’. C’e’ poi il discorso dell’informazione professionale che dovrà conquistarsi uno spazio nel web, non piu’ succube della rete. Per incoraggiare la conversione al digitale, molto può fare lo Stato con una politica di incentivazione ed altrettanto importante e’ il sistema economico che alimenta il mercato della pubblicita’ “ ha evidenziato Pagliaro.

Tra i relatori Marco Mele, ex giornalista del Sole 24ore, che ha affermato come oggi sia in gioco la sopravvivenza dei giornalisti.

"Oggi - ha affermato -  e’ in discussione il ruolo della mediazione giornalistica nella societa’ mondiale. Il giornalismo italiano e non solo si e’ consegnato ad internet con un’omologazione dell’informazione e perdiamo lettori perche’ questi sono diventati interlocutori che spesso ne sanno piu’ di noi" ha esordito menzionando anche le insidie del robot journalism.

Dunque, "Bisogna costruire reti di giornalisti, nessun giornalista e nessun giornale può farcela da solo.

Bisogna mettere insieme le forze, scambiarle. E in questo e’ importante il servizio pubblico anche se dobbiamo riconoscere che la Rai e’ impreparata in questo senso. La vera sfida e’ sopravvivere nella rete praticando l’innovazione, collegarsi con il mondo dell’universita’ e della ricerca. Bisogna rompere le barriere tradizionali” ha suggerito Mele.

Sull’attivita' della Rai ha invece parlato Marco Giudici di  Rai World facendo presente il ruolo 'tradizionale' di Rai International.
“Diversamente dai nuovi media, abbiamo centinaia di migliaia di fruitori di immagini che tradizionalmente ci seguono in salotto. E ancora per diversi anni sarà cosi” ha esordito Giudici facendo presente il taglio di risorse subito da Rai International.

"Il mio lavoro poggia su una struttura di risorse limitate. La Presidenza del Consiglio dava in passato a Rai International 35 milioni di euro, attualmente la Presidenza del Consiglio da' 6.7 milioni di euro. Questo contributo c'é sino alla fine di aprile poi non si sa” ha precisato Giudici.

"E se si pensa che 4 milioni vanno per comprare tre partite di calcio, ne rimangono quasi 3 per fare il canale, non molti. Entro la primavera pero’ avremo il quarto palinsesto differenziato, ora ne abbiamo tre. Sara' diversificato Nord e Sud America. Questo rappresentera’ un grande vantaggio per il Sud America: si farà una programmazione in sintonia con le abitudini e le preferenze locali” ha annunciato Giudici.

Quanto al prodotto ci sara’ un nuovo contenitore quotidiano.
"Abbiamo confezionato un prodotto dello stesso standard che la Rai fa in Italia, una specie di Uno Mattina per tutti gli italiani nel mondo in uno studio di serie A. Stiamo coinvolgendo inoltre i grandi volti della tv per il pubblico lontano. E a inizio anno, dovrebbe partire una rubrica di posta affidata a Giancarlo Magalli” ha affermato Giudici.

Da segnalare l’intervento della Sen. Laura Garavini che ha lamentato l'indisponibilita’ all'ascolto di Crimi, il quale dopo il suo intervento ha lasciato la sala.

"Reputo non serio da parte di un esponente del Governo che dica 'spero o mi auguro che in sede di Legge di Bilancio si possano trovare risorse' perché e’ compito del Governo prevedere le risorse” ha affermato Garavini.

"Ci deve essere la volonta’ politica e capitoli di spesa oppure sono parole al vento. Trovo altrettanto grave che il Sottosegretario Crimi si sia permesso il processo alle intenzione a risorse previste nelle precedenti leggi di bilancio” ha affermato Garavini precisando che le risorse non erano state stanziate a fini elettorali.

“Con il Governo Gentiloni, abbiamo stanziato risorse vere perché noi crediamo nel valore degli italiani all’estero. L' assenza di risorse significa certificare la fine di tutta una serie di testate. Oggi da parte del Sottosegretario c'é un’informazione amica che viene favorita e un’informazione nemica che, anche attraverso i tagli,viene silenziata.

Questa e’ una cosa gravissima e mi spiace che il CGIE venga usato per annunciare cose cosi gravi. Invito i Consiglieri della maggioranza a fare sentire la propria voce perché se va avanti cosi, la situazione e’ grave non solo per italiani all’estero ma per le basi democratiche del nostro paese” ha concluso Garavini.

A concludere i lavori della giornata, Michele Schiavone, Segretario Generale CGIE, che ha lamentato l’assenza di proposte da parte di Crimi.
"Siamo ignari di quanto succedera’ nella discussione che prepara la Finanziaria. Avevamo bisogno di interloquire e dargli elementi su contesti che il Sottosegretario neanche conosce." ha dichiarato Schiavone. "E, tuttavia, il CGIE nei suoi limiti ha delle capacita’ di critica e in questo momento le esprimiamo ad alta voce.

Abbiamo pero’ bisogno di confrontarci. Alzeremo le barricate per farci sentire e in questa battaglia abbiamo bisogno non solo dei rappresentanti del CGIE ma anche dei parlamentari” ha affermato Schiavone

"Abbiamo potuto apprezzato le potenzialita’ della stampa italiana all'estero, c'é tanta volonta’, tanta voglia di fare e tanta professionalita’. E’ uno strumento che veicola la lingua e promuove l'informazione. E’ un settore che va sostenuto, potenzialità che vanno alimentate.
Ci auguriamo che il Governo- ha concluso il Segretario Generale del CGIE -  si renda conto che i due milioni per la stampa italiana all’estero sono degli investimenti” ha concluso Schiavone.

Un dato, tuttavia, non è emerso dal dibattito : la necessità di aprirsi all'innovazione, senza ricalcare i vecchi schemi dell'informazione cartacea, la progettazione a servizio delle testate. Elementi che darebbero un respiro nuovo invogliando ad un maggior impegno verso queste, pur importanti (in termini valoriali) realtà. Anzi, il gioco di rimessa tiene ancora banco. In  un mondo in rapida - quasi oraria - evoluzione, puo' dare l'idea di una sorta di "monopolismo d'antan" (15/11/2018-L.G.-ITL/ITNET)

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