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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - STATI UNITI - MEMO: AL CIMA DI NEW YORK METAPHYSICAL MASTERPIECES 1916–1920: MORANDI, SIRONI,E CARRÀ

(2019-01-03)

  C'è tempo fino al prossimo 15 giugno per visitare all'italissima Galleria Cima - Center for Italian Modern Art - di New York la mostra Metaphisical masterpieces 1916-1920: Morandi, Sironi e Carrà, la  presenta la prima mostra collettiva dedicata ai maestri della pittura metafisica meno noti all’estero, con opere composte tra il 1916 al 1920 da Giorgio Morandi, Mario Sironi e Carlo Carrà, insieme a un fondamentale dipinto di Giorgio de Chirico. Opere provenienti principalmente dalla Pinacoteca di Brera di Milano, e da altre collezioni pubbliche e private, molti di questi lavori, alcuni mai presentati negli Stati Uniti, sono esposti per la prima volta al CIMA.

La definizione “pittura metafisica” si riferisce a uno stile artistico emerso in Italia durante la prima guerra mondiale. Strettamente legata all’opera di de Chirico, l’arte metafisica include rappresentazioni di spazi e oggetti che evocano atmosfere inquietanti e misteriose. Metaphysical Masterpieces si concentra su alcuni lavori di Giorgio Morandi meno noti al di fuori dell’Italia e su alcuni importanti  dipinti di Carlo Carrà e Mario Sironi, autori praticamente sconosciuti alla cultura internazionale, così da  offrire uno sguardo più ampio e multiforme sulla pittura metafisica rispetto a quanto tentato finora. Si tratta infatti della prima volta che un nucleo consistente e omogeneo di questi capolavori viene presentato al pubblico americano.

La mostra, presentata dal CIMA e dalla Pinacoteca di Brera di Milano, è stata curata dal direttore di Brera, James Bradburne, in collaborazione con Laura Mattioli, Presidente del CIMA, che spiega: “Grazie al supporto entusiasta di André Breton che lo ha reso noto al pubblico internazionale, Giorgio de Chirico è da sempre indicato come l’ideatore esclusivo e il principale esponente della pittura metafisica.

Si tratta di un’interpretazione diffusa che non tiene però conto della complessità dell’arte metafisica, i cui sviluppi sono legati anche ad altri fondamentali artisti italiani in questo breve ma cruciale arco temporale. Ad esempio, come si vedrà dalla mostra, sia Sironi sia Morandi furono profondamente influenzati dalla poetica metafisica e ne svilupparono una personale visione che si rivelerà essere fondamentale nei decenni successivi. Siamo orgogliosi di richiamare la giusta attenzione su uno stile pittorico così visionario passato finora troppo inosservato”.

La pittura metafisica si sviluppa in un periodo di profondo ripensamento – provocato dallo scoppio della prima guerra mondiale – sulla natura e sul ruolo dell’arte. Nel caso dell’arte italiana, ad esempio, la morte in guerra nel 1916 di Umberto Boccioni segna la fine della prima fase del Futurismo legata a una visione ottimistica della modernità. Si sviluppano nuove ricerche che vedono il fiorire della pittura metafisica a Ferrara, dove Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio vengono mandati dal comando militare. Lì incontrano, tra gli altri, Carlo Carrà e Filippo de Pisis, con cui si instaura un fecondo sodalizio. Giorgio Morandi, chiamato alle armi nel 1915, si ammala subito gravemente e viene congedato dopo due mesi. Ritorna quindi a poter lavorare, malgrado la malferma salute, e rielabora in forme originali le sperimentazioni di Henri Rousseau e delle avanguardie e si confronta con le nuove opere metafisiche conosciute nel 1918. Alla fine della guerra, Mario Sironi, congedato dal fronte, si stabilisce a Milano nella seconda metà del 1919 e diventa uno dei più drammatici testimoni di questo difficile momento con la sua riflessione sulle opposte poetiche di Futurismo e Metafisica.

La mostra Metaphysical Masterpieces si concentra sullo specifico degli anni 1916 1920, un periodo che, seppur breve, vede concludersi la prima fase delle avanguardie storiche, quali il Cubismo in Francia e il Primo Futurismo in Italia, e crescere una nuova poetica che porterà al “Ritorno all’Ordine” dei primi anni Venti.
La mostra inizia con un piccolo quadro di de Chirico, Interno metafisico (con piccola officina) del 1917, un’opera i cui colori, temi e uso della prospettiva diventeranno un fondamentale punto di riferimento per gli altri artisti esposti al CIMA.

La mostra continua con un nucleo di lavori di Carrà, il quale, dopo la fase futurista, divenne uno dei principali esponenti dello stile metafisico, influenzato – come Morandi – anche dall’opera di Henri Rousseau. Molti dei suoi dipinti esposti al CIMA non rappresentano figure umane, ma manichini, talvolta in pose enigmatiche, sempre in spazi indefiniti.
In L’idolo ermafrodito di Carrà del 1917, ad esempio, una figura seduta (difficilmente rappresentabile in piedi viste le proporzioni monumentali) solleva una mano in un gesto che allude alla Trinità, mentre l’altra è nascosta dietro la schiena. Se da una parte, l’uso di manichini al posto di modelli umani è chiaramente legato allo stile metafisico affermatosi sul modello di de Chirico,  il senso di calma e quiete che ispira questo dipinto ci ricorda anche l’opera di Giotto, artista molto ammirato da Carrà. Un altro quadro, L’amante dell’ingegnere del 1921, comprende la testa di una figura femminile, accompagnata da un compasso e altri strumenti geometrici. Con gli occhi parzialmente chiusi e la bocca leggermente aperta, la figura sembra allo stesso tempo realistica e appartenente a un’altra dimensione. La scena criptica è ambientata di notte, in uno spazio che non è né interno né esterno. Come per tutte le opere di questa sezione della mostra, si tratta di una scena misteriosa, volutamente situata su un piano metafisico, al di là del mondo umano e razionale.

La galleria principale di CIMA offre una visione illuminante dell’opera di Morandi. Alcune delle composizioni di questo periodo ricordano infatti i dipinti metafisici di Carrà e de Chirico, con scenari misteriosi, popolati da manichini e forme astratte che sembrano allo stesso tempo stimolare e precludere qualsiasi possibilità di narrazione. Una natura morta del 1918, ad esempio, include quello che appare essere il busto di un manichino, visto da dietro, una bottiglia, un bastoncino, e un blocco geometrico parzialmente nascosto dalla testa e dalle spalle del manichino. Gli oggetti sono disposti su una superficie che sembra svanire nello spazio e, allo stesso tempo, essere parallela al piano dell’immagine; sullo sfondo una porta aperta si affaccia sul nulla. Altri dipinti in questa sezione includono soggetti tradizionalmente associati con l’opera di Morandi: bottiglie, piatti, vasi, e altri oggetti estrapolati dal loro contesto e rappresentati senza alcuna correlazione con il loro uso quotidiano.

Dipinti con i caratteristici colori dell’artista, queste opere emanano quel senso di mistero e atemporalità propri dell’arte metafisica. Ma forse le opere più inaspettate della mostra sono i dipinti di fiori di Morandi, raffigurati con un senso di energia organica che si contrappone all’aura di quiete tipicamente associata all'artista. In uno di questi, Fiori del 1918, i fiori nel vaso hanno cominciato a sfiorire e a perdere le foglie sul tavolo su cui sono appoggiati, mentre altre immagini sono dipinte con una carnalità che attira l’occhio e la mente dello spettatore, come se le piante emanassero una forza vitale.

I dipinti di Sironi si trovano nella galleria sud del CIMA e rappresentano una chiave interpretativa importante per tutta la mostra. Artista poliedrico, Sironi è stato anche disegnatore, scultore e illustratore. Amico intimo di Boccioni, Sironi aderì al Futurismo dal 1913 e, sebbene non abbia mai ufficialmente abbandonato il movimento, sia durante la guerra sia negli anni immediatamente successivi i suoi dipinti – la cui cronologia rimane problematica – riflettono in modo sempre più spiccato lo stile metafisico. Ne il camion giallo del 1918, ad esempio, il camion del titolo – lungi dall’essere un emblema della velocità e della modernità di marca futurista – è fermo sotto un cielo nero minaccioso, immobile a un incrocio rappresentazione della città moderna come luogo di alienazione e inquietudine.

In altri lavori, come La Venere dei porti (un riferimento alle prostitute che lavoravano vicino ai porti) del 1919, le figure sono rese come manichini, massicci e immobili. La lampada, sempre del 1919, si concentra su una donnamanichino altrettanto inespressiva in un interno che è al contempo domestico e del tutto privo di una reale atmosfera domestica.
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Fondato nel 2013, il CIMA è una fondazione pubblica non profit dedita a promuovere l’arte italiana moderna e contemporanea presso il pubblico internazionale.(VEDI INTERVISTA ITALIANNETWORK ALLA FONDATRICE LAURA MATTOLI - http://www.italiannetwork.it/news.aspx?id=18575 -)

Attraverso mostre molto apprezzate dalla critica, diversi programmi pubblici e il sostegno di prestigiose istituzioni accademiche, il CIMA colloca l’arte moderna italiana in nuovi e più ampi contesti storici e culturali e ne evidenzia il fondamentale contributo allo sviluppo della cultura artistica in Italia e all’estero.

Collocato in un loft pieno di luce nello storico quartiere di SoHo a New York City, il CIMA offre un ambiente intimo per apprezzare al meglio le opere d’arte. Le visite guidate con i borsisti, disponibili ogni venerdì e sabato, iniziano con la degustazione di un caffè espresso e sono seguite da una percorso della mostra concepito per favorire il dialogo tra borsisti e visitatori.
I programmi pubblici del CIMA offrono numerose opportunità per approfondire la mostra e l’arte italiana; sono una piattaforma volta a promuovere il dialogo tra artisti, ricercatori, scrittori e altre figure di spicco del mondo dell’arte e della cultura. Solo per citare alcuni dei programmi più apprezzati della scorsa stagione, vale la pena di ricordare una la serata tra artisti con Lisa Yuskavage, Joanna Pousette-Dart e Sarah Sze; la prima rappresentazione negli USA di un’operetta di Alberto Savinio; e la conversazione tra Isabella Rosellini e Yasmine Ergas.

Il CIMA è aperto al pubblico ogni venerdì e sabato; è richiesta la prenotazione. Le visite guidate con i  borsisti sono, in entrambi i giorni, alle 11:00 e alle 14:00. Per meglio rispondere alle richieste dei  numerosi visitatori sono stati aggiunti nuovi orari per apprezzare la mostra liberamente dalle 13:00 alle 18:00. Il CIMA è accessibile con sedia a rotelle. Dal lunedì al giovedì la mostra è visitabile da parte di gruppi e degli “amici del CIMA” (CIMA member), sempre su prenotazione. Per informazioni e prenotazioni, si prega di visitare il sito: http://www.italianmodernart.org.(03/01/2019-ITL/ITNET)

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