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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - BRASILE - L'ARTE DELL'ITALIANO BRUNO MUNARI A SAN PAOLO

(2019-09-04)

I lavori creativi di uno dei più importanti protagonisti della cultura italiana del 900, Bruno Munari (1907 -1998), approdano a San Paolo presso il Museo da Casa Brasileira, dove sono esposte, da oggi, 117 opere che forniscono un excursus sul suo lavoro dagli anni ’30 del 900 fino alla fine della sua carriera.

L’ apertura della mostra  'Bruno Munari: il cambiamento e' l'unica costante dell'universo', voluta dall'Istituto italiano di Cultura, è stata preceduta da una conferenza dello storico dell'arte Alberto Salvatori sul percorco creativo dell’artista italiano che si dedicò, oltre al design, alla pedagogia, alla scultura e a tutte le forme grafiche in una ricerca costante di nuovi effetti visivi.

Munari è stato, infatti, uno dei massimi protagonisti del design e della grafica del XX secolo con una ricerca poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell'infanzia attraverso il gioco. 

Una figura definita  l"eonardesca" tra le più importanti del novecento italiano. Assieme allo spaziale Lucio Fontana, Bruno Munari il "perfettissimo" domina la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta; sono gli anni del boom economico in cui nasce la figura dell'artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra.

Munari partecipa giovanissimo al futurismo, dal quale si distacca con senso di levità ed umorismo, inventando la macchina aerea (1930), primo mobile nella storia dell'arte, e le macchine inutili (1933). Nel 1948 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) assieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati. Questo movimento funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti, in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di comunicazione ed in grado di dimostrare agli industriali e agli artisti-artisti la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica. Nel 1947 realizza Concavo-convesso, una delle prime installazioni nella storia dell'arte, quasi coeva, benché precedente, all'ambiente nero che Lucio Fontana presenta nel 1949 alla Galleria Naviglio di Milano. È il segno evidente che è ormai matura la problematica di un'arte che si fa ambiente e in cui il fruitore è sollecitato, non solo mentalmente, ma in modo ormai multi-sensoriale.
Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all'uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra Munari's Slides. È considerato uno dei protagonisti dell'arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, ad ogni catalogazione, con un'arte assai raffinata.

La vulcanica produzione "artistica" in senso stretto di Munari, apparsa in più di 200 mostre personali e 400 mostre collettive, è un pot-pourri di tecniche, metodi e forme.

Negli anni del fascismo, Munari lavorò come grafico nel campo del giornalismo, realizzando le copertine di diverse riviste. Con i futuristi espose alcuni dipinti, ma già nel 1930 crea le prime "macchine inutili" vere opere astratte sviluppate nello spazio che coinvolgono ambiente circostante, dedicandosi a opere via via meno convenzionali, come la "macchina aerea" (1930), la "tavola tattile" (1931), le "macchine inutili" (1933), i collage (1936), il mosaico per la Triennale di Milano (1936), le strutture con elementi oscillanti (1940).

Negli anni quaranta e cinquanta, cominciò a delineare alcune linee guida della sua esplorazione:
l'arte come ambiente: Munari è tra i primi a ideare e anticipare le installazioni ("Concavo-convesso", 1946) e le videoinstallazioni ("proiezioni dirette", 1950) e "proiezioni a luce polarizzata", 1953)
l'arte cinetica ("Ora X" del 1945 è probabilmente la prima opera cinetica prodotta in serie nella storia dell'arte)
l'arte concreta (i "Negativi positivi" a partire dal 1948)
la luce (le fotografie del 1950, gli esperimenti con luce polarizzata del 1954)
la natura e il caso ("Oggetti trovati" del 1951, "Il mare come artigiano" del 1953)
il gioco (i "Giocattoli d'artista" del 1952)
gli oggetti immaginari (le "Scritture illeggibili di popoli sconosciuti", del 1947, il "Museo immaginario delle isole Eolie" a Panarea del 1955, le "Forchette parlanti" del 1958, i "Fossili del 2000" del 1959)
Nel 1949 iniziò a realizzare i "libri illeggibili", libri dove le parole spariscono per lasciare spazio alla fantasia di coloro che sapranno immaginare altri discorsi leggendo carte di colori diversi, strappi, fori e fili che attraversano le pagine. La serie dei libri illeggibili continuò fino al 1988, mentre del 1954 è la sua fontana per la Biennale di Venezia.

Negli anni sessanta, grazie all'adozione di tutte le nuove tecnologie disponibili al grande pubblico (proiettori, fotocopiatrici, cineprese), l'attività artistica di Munari divenne un'enciclopedia dell'arte fai-da-te, dove ogni opera conteneva l'implicito messaggio per l'osservatore "prova anche tu": xerografie, studi sul movimento, fontane, strutture flessibili, illusioni ottiche, film sperimentali ("I colori nella luce", del 1963, comprendeva musiche di Luciano Berio). Nel 1962 organizzò la prima esposizione di arte programmata, presso il negozio Olivetti di Milano.
Nel 1969 Munari, preoccupato della errata considerazione critica del suo lavoro artistico, tuttora spesso confuso con altri generi (didattica, design, graphic design) ha scelto la storica d'arte Miroslava Hájek per curare una selezione delle sue opere d'arte più importanti. La raccolta, strutturata cronologicamente, illustra la sua continua creatività, coerenza tematica e l'evoluzione della sua filosofia estetica fino alla sua morte.

Durante gli anni settanta, dato il maggiore interesse rivolto alla didattica vera e propria e alla scrittura, la produzione artistica in senso stretto si andò diradando, per riprendere solo alla fine del decennio. Nel 1979 ricevette dal Teatro comunale di Firenze l'incarico di realizzare la partitura cromatica dell'opera sinfonica Prometheus di Aleksandr Nikolaevi? Skrjabin. L'opera con l'allestimento cromatico, creato in collaborazione con Davide Mosconi e Piero Castiglioni, fu quindi rappresentata nel marzo del 1980.

Negli anni ottanta e novanta Munari prosegue nell'esplorazione creativa con gli "olii su tela" (del 1980 e riproposti con una sala personale alla Biennale di Venezia nel 1986), le sculture "filipesi" nel 1981, i "rotori" nel 1989 e le sculture "alta tensione" del 1990-91, alcune installazioni pubbliche di grandi dimensioni nel 1992-96, gli ideogrammi materici "alberi" del 1993.

Nelle ultime opere si va accentuando la dimensione privata, che ha un riscontro parallelo nella vasta produzione di libri a tiratura limitata stampati con Maurizio Corraini per amici e bibliofili.

Come libero professionista, Munari ha disegnato dal 1935 al 1992 diverse decine di oggetti d'arredamento (tavoli, poltrone, librerie, lampade, posacenere, carrelli, mobili combinabili, ecc.), la maggior parte dei quali per Bruno Danese. E proprio nel campo del disegno industriale Munari ha creato i suoi oggetti di più grande successo, come il giocattolo scimmia Zizi (1953), la "scultura da viaggio" pieghevole, per ricreare un ambiente estetico familiare nelle anonime camere d'albergo (1958), il portapenne Maiorca e il posacenere Cubo[4] (1958), la Lampada Falkland[5], l'Abitacolo (1971) e la lampada Dattilo (1978).

Oltre alla progettazione di oggetti d'arredamento, Munari realizzò anche allestimenti di vetrine (La Rinascente, 1953), abbinamenti di colori per le vernici delle automobili (Montecatini, 1954), elementi espositivi (Danese, 1960, Robots, 1980), e persino dei tessuti (Assia, 1982). A 90 anni, firmò la sua ultima opera, l'orologio "Tempo libero" Swatch, del 1997. (04/09/2019-ITL/ITNET)

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