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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEKEEND ITALIA- DEDICATA A FEDERICO FELLINI RASSEGNA FOTOGRAFICA SUL "DIETRO LE QUINTE" DE "LA DOLCE VITA" E "8 ½. FOTOGRAFIE DI SCENA"

(2019-12-09)

  "Federico Fellini è stato per la società italiana e per la cultura del nostro Paese un elemento di rottura indiretta quanto approfondita. Guardava la voglia di cambiamento e la trasgressione come da un caleidoscopio, assolutamente a colori nonostante un film come 8 e ½ fosse in bianco e nero. Non era interessato a fare la battaglia in prima persona per sovvertire l'ordine delle cose, quanto piuttosto a osservarle con alcune palesi insofferenze per le situazioni a suo giudizio insostenibili".

È il commento che l'assessore alla Cultura del Friuli Venezia Giulia, Tiziana Gibelli, ha rilasciato a Trieste, nel corso dell'anteprima dedicata alla stampa della mostra "Fellini. La Dolce Vita e 8 e ½", una rassegna esclusiva sul regista riminese costituita prevalentemente da fotografie di scena e visitabile fino al 1 marzo 2020  al Magazzino delle Idee del capoluogo giuliano.

Una mostra voluta dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Cinemazero di Pordenone, La Cineteca di Bologna, la Cineteca del Friuli, Casa del Cinema di Trieste, la Collezione Maraldi di Cesena e la Collezione Minisini di Cividale del Friuli.

"Una mostra stupenda - l'ha definita Gibelli dopo averla visitata - perché permette di scoprire cosa ci sia dietro e dentro la scena di un film e offre uno spaccato di Fellini che, idealmente, riporta in quel mondo gli estimatori delle sue opere, dando parimenti la possibilità a chi lo conosce di meno di respirare il suo percorso che è anche un estratto reale di un periodo storico".

"La Dolce Vita - ha sottolineato l'assessore - è stata un riferimento per il cambio epocale vissuto a partire dagli Anni Sessanta, con Fellini che ci ha trasmesso la capacità di guardare attraverso i fatti e non semplicemente di testimoniarli, dando una visione che era il suo punto di vista e non la sua interpretazione".

Per onorare l’artista, il poeta, il regista, il pittore, l’uomo poliedrico, il contemporaneo italiano più amato e conosciuto al mondo della celluloide e della cultura, che il 20 gennaio 2020 avrebbe compiuto 100 anni, il Magazzino delle Idee di Trieste mette in evidenza attraverso 120 fotografie di scena fino a che punto due tra i suoi film più celebri La dolce vita e 8 ½ – abbiano contribuito ad affermare modelli di eleganza, di gusto e di stile così nuovi e affascinanti da influenzare un pubblico molto più ampio di quello delle pellicole stesse e attualissimi ancora oggi. Prima ancora che racconti, sono una successione di immagini straordinarie che mettono in luce l’inesauribile creatività del regista. I fotografi di scena chiamati a testimoniare la realizzazione dei suoi film raccontano anche ciò che altrimenti gli spettatori non potrebbero vedere, e offrono l’occasione per comprendere il contesto in cui nacquero le opere: si vedono le signore impellicciate che, in pieno inverno, assistono al celebre bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, gli attori al trucco, il regista all’opera mentre si sbraccia, ammalia, impartisce direttive agli attori.

A fotografarlo Pierluigi Praturlon, testimone d’eccezione della dolce vita romana – autore della famosa fotografia di Anita Ekberg, infantile e smaliziata, nella Fontana di Trevi, simbolo del film di Fellini e manifesto di un’intera epoca. Iniziò la sua carriera nel Secondo dopoguerra lavorando per le agenzie di Vespasiani e Meldolesi. Uno scoop del 1947 con protagonista Greta Garbo, giunta a Roma in gran segreto per un provino, gli aprì le porte del successo. Si impose nel giro di pochi anni come uno dei maggiori interpreti della Roma della Dolce vita e fu chiamato spesso dalle stesse produzioni a scattare servizi fotografici dentro gli studi di Cinecittà.

Gideon Bachmann, cosmopolita e poliedrico, critico cinematografico, e fotografo amico di Pasolini e Fellini. Nato in Germania, ma presto emigrato con la famiglia, crebbe a New York, dove fu allievo di Hans Richter. Trasferitosi a Roma negli anni di maggiore vitalità del cinema italiano, strinse amicizia con Fellini e Pasolini, Bertolucci, Ferreri e Scola, documentò con la macchina fotografica i set di alcuni delle loro opere più importanti.
Critico per numerosissimi giornali e riviste e docente di Tecnica cinematografica presso l’Università di Rhode Island, negli Stati Uniti,  ritornò negli ultimi anni nella nativa Germania, ricoprì il ruolo di direttore di Vox Humana, collezione di registrazioni di racconti e memorie di registi cinematografici.

Paul Ronald, francese di nascita ma fra i più importanti fotografi di scena del cinema italiano, chiamato dallo stesso Fellini sul set di 8 ½, ha lasciato attraverso i suoi scatti a colori una testimonianza eccezionale di scene e personaggi. Nato a Nizza, durante la guerra, frequenta l’ambiente del cinema e conosce Aldo Rossano Graziati, direttore della fotografia italiano che lo avvia alla professione di fotografo di scena, chiamandolo come assistente per La bella e la bestia (1946) di Jean Cocteau. L’anno dopo Aldo lo coinvolge in veste di fotografo e consulente per la pellicola nelle riprese La terra trema (1948) di Luchino Visconti, a cui fa seguito Il cielo sulla palude di Augusto Genina. Ronald si stabilisce allora definitivamente in Italia dove – fra i più apprezzati fotografi di scena – collabora con i maggiori registi nel corso di una lunga carriera a un centinaio di film.

Le fotografie sono dunque la testimonianza di un’esperienza artistica e della squadra di uomini e donne, artigiani, tecnici e artisti che consentirono a Fellini di compierla. Completano l’esposizione anche alcune immagini del fotografo Tazio Secchiaroli  il “paparazzo” per eccellenza, che testimoniano alcuni momenti della dolce vita romana rimasti nella storia del costume italiano; oltre a racconti, ritagli di stampa, manifesti che gettano luce sulle fonti di ispirazione e raccontano il dietro le quinte: le discussioni fra regista e produttore, i ripensamenti, e le polemiche giornalistiche sino alle difficoltà con la censura che accompagnarono la nascita di due pietre miliari della cinematografia.

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Federico Fellini nasce a Rimini il 20 gennaio 1920 da famiglia piccolo-borghese. Dopo aver frequentato il liceo classico, nel 1939 si trasferisce a Roma, ufficialmente con l’intenzione di studiare giurisprudenza.  Frequenta invece il mondo dell’avanspettacolo e della radio e inizia a scrivere copioni e gag. Nel 1943 incontra la giovane attrice Giulietta Masina che sposerà alla fine di quell’anno e sarà sua compagna per tutta la vita.

Nel 1952 dirige da solo Lo sceicco bianco. L’anno dopo La strada vince l’Oscar come miglior film straniero. È la consacrazione internazionale di Fellini. Nel 1957 ottiene il secondo Oscar con Le notti di Cabiria. Con La dolce vita (1959), Palma d’oro a Cannes, scardina le tradizionali strutture narrative e suscita scandalo: si rimprovera a Fellini la rappresentazione di una società amorale e decadente. Nel 1963 esce 8½, forse il momento più alto dell’arte felliniana. Vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero e per i costumi. L’impianto onirico che caratterizza la pellicola si ritroverà in opere successive come Fellini-Satyricon (1969), Il Casanova (1976), Prova d’orchestra (1979), La città delle donne (1980).  Amarcord, del 1973, un affettuoso e ironico ricordo della Rimini dell’adolescenza gli vale il quarto Oscar. Nella primavera del 1993 Fellini riceve l’Oscar alla carriera. Si spegne a Roma per un infarto il 31 ottobre dello stesso anno.

APERTURE STRAORDINARIE: 26 dicembre 2019  10.00-19.00; 31 dicembre 2019:  10.00-14.00; 1° gennaio 2020:  10.00-19.00;  6 gennaio 2020: 10.00-19.00. (09/12/2019-ITL/ITNET)

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