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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEKEEND ITALIA - I VOLTI IDEALI DI CANOVA DEDICATI ALLE DIVERSE DECLINAZIONI DELLA BELLEZZA FEMMINILE IN UNA MOSTRA A MILANO

(2020-01-23)

Aperta fino al 15 marzo 2020 alla Galleria d’Arte Moderna di Milano  la mostra " Canova.
I volti ideali", un prezioso percorso che per la prima volta ricostruisce nelle sue sale la
genesi e l’evoluzione delle celebri “teste ideali”, il particolare e fortunato filone dell’opera di
Canova dedicato alle molte, diverse declinazioni della bellezza femminile e realizzato all’apice
della sua carriera.

Custode di una delle più importanti collezioni di arte neoclassica a livello nazionale, la
Galleria d’Arte Moderna è la cornice perfetta per le opere di Canova, di cui conserva tre capolavori:
il modello originale in gesso di Ebe, il busto in bronzo di Napoleone e l’erma in marmo della
Vestale, fulcro della mostra.

Curata da Omar Cucciniello e Paola Zatti, l’esposizione è promossa e prodotta da
Comune di Milano-Cultura, Galleria d’Arte Moderna di Milano e dalla casa editrice Electa, e
racconta la storia di questo genere attraverso 39 opere di cui 24 di Canova. Tra queste, 5 sculture
mai esposte in Italia prima d’ora, come Corinna e la Musa del 1817.

Le opere in mostra provengono dai principali musei nazionali (Gallerie degli Uffizi di
Firenze, Gipsoteca Canoviana di Possagno, Galleria d’Arte Moderna di Torino, Museo Archeologico
Nazionale di Napoli, Museo Correr di Venezia) e internazionali (Museo Statale Ermitage di San
Pietroburgo, J. Paul Getty Museum di Los Angeles, Kimbell Art Museum di Fort Worth, Museu
Calouste Gulbenkian di Lisbona, Musée des Beaux Arts di Lione, Musée Fabre di Montpellier).
Veneto di nascita, dopo il trasferimento a Roma nel 1781 Antonio Canova (Possagno, 1757 -
Venezia, 1822) diventa il più importante scultore a cavallo tra XVIII e XIX secolo, interpretando la
lezione di Winckelmann e fondando la scultura moderna. Corteggiato dai sovrani di tutta Europa,
da Napoleone ai Papi, dal re d’Inghilterra allo zar, Canova ha modificato e orientato il gusto di
un’intera epoca, a cui ha fornito modelli di bellezza idealizzata, interpretati soprattutto nelle sue
sculture di soggetto mitologico.

Negli ultimi dodici anni di attività, quando è lo scultore più famoso e più richiesto
d’Europa, Canova si dedica a una serie di effigi femminili di personaggi ideali che ha immediata
fortuna tra i contemporanei, sia tra la committenza che tra la critica dell’epoca. A queste, che lui
stesso chiamò “teste ideali”, è dedicata la mostra.

I volti scolpiti da Canova non rappresentano personaggi reali, ma costituiscono un
filone fortunatissimo di volti idealizzati in cui lo scultore indaga le infinite variazioni della
bellezza femminile, basate sull’equilibrio perfetto tra l’idealizzazione derivante dalla scultura
classica e lo studio della natura. Sottoposti a sottili, raffinatissime variazioni nelle acconciature,
nelle espressioni, nella resa virtuosistica del marmo, questi volti giungono a una progressiva
semplificazione formale ed espressiva che trova il suo culmine nella Vestale.

Realizzata tra il 1818 e il 1819, la Vestale fu replicata in tre marmi che per la prima volta
si trovano riuniti in occasione di questa mostra e vengono messi a confronto in un dialogo
inedito al centro del percorso espositivo. Delle tre opere, la più nota fa parte delle collezioni della
GAM, le altre due sono conservate alla Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona e al J. Paul
Getty Museum di Los Angeles.

Nel percorso espositivo vengono presentate le diverse versioni dello stesso soggetto
realizzate da Canova, ma sono anche proposti preziosi confronti con opere che vanno
dall’antichità ai nostri giorni, che da un lato indicano i modelli da cui lo scultore prese spunto,
dall’altro evidenziano il valore universale della sua arte. Tra questi, si segnalano le sculture
antiche della collezione Farnese (viste da Canova a Napoli), gli affreschi del Quattrocento
toscano, le opere realizzate dagli scultori che seguirono il classicismo del maestro nell’Ottocento
(come Raffaele Monti o Pompeo Marchesi) ma anche l’arte del Novecento e la scultura di Adolfo
Wildt.

L’esposizione mette così in risalto non tanto il contesto dei contemporanei dello scultore (già
tante volte indagato dagli studi e dalle mostre negli ultimi anni) ma la posizione di assoluto rilievo che
Canova riveste per l’arte occidentale, evidenziando non solo la complessità e vastità dei suoi modelli,
ma anche l’influenza che egli ha avuto sull’arte moderna, ben esemplificata dall’opera di Giulio
Paolini che chiude il percorso espositivo.

La mostra è suddivisa in 5 sezioni, che percorrono la storia di questo genere dalle sue
prime formulazioni all’emergere di una sensibilità romantica, fino ai preziosi marmi realizzati
da Canova come dono di ringraziamento ai diplomatici inglesi che avevano appoggiato nel 1815
la sua missione di recupero delle opere d’arte italiane sottratte dalle truppe napoleoniche.

Allestita nelle sale del piano terra della Villa Reale, che conservano gli splendidi ornati di
fine Settecento eseguiti dalla scuola di Albertolli, la mostra instaura un dialogo con gli ambienti
neoclassici e ne sfrutta le prospettive e le decorazioni, utilizzando in particolare gli specchi e i
riflessi, recuperando le indicazioni canoviane sull’esposizione dei suoi marmi, ma fornendo anche
un’interpretazione contemporanea di Canova, basata sullo sguardo.

L’allestimento, ideato e curato da Massimo Curzi, declina, con sensibilità e attenzione,
le atmosfere settecentesche degli ambienti espositivi con la ricerca di materiali contemporanei
e la ripresa di dettagli allestitivi della storia del museo.
La mostra sarà accompagnata da un programma di concerti, di attività didattiche e di visite guidate.

Il catalogo, con saggi di approfondimento e schede scientifiche delle opere, è edito da Electa. (23/01/2020-ITL/ITNET)

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