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ECONOMIA ITALIANA - EXPORT MADE IN ITALY - CONFINDUSTRIA: TRA FRENATE E RIMBALZI: RISALE NELLA UE E BUONE PREVISIONI. FRENATA PAESI EXTRA UE. RALLENTA IN USA MA OK FUTURO. E' BOOM IN CINA. IN CALO IN UK

(2021-04-30)

  "Scenario asimmetrico per l’export". La dinamica dell’export italiano si è appiattita tra fine 2020 e inizio 2021. Tra dicembre e febbraio le vendite di beni sono state di circa 37 miliardi di euro medi mensili, -3,2% rispetto a un anno prima; nel trimestre precedente il calo era poco inferiore (-2,4%). Frenata confermata dai dati corretti per effetti di calendario: +0,2% negli ultimi tre mesi. Quali sono le cause? E le prospettive per i prossimi mesi?

L’analisi è complicata dagli effetti molto asimmetrici della crisi nei diversi paesi e settori, sia nell’intensità che nei tempi di caduta e recupero.

Mercato UE in risalita. Nei paesi UE, destinazione di oltre la metà delle merci italiane (51,1% nel 2020), la risalita dell’export è robusta, al netto del rallentamento fisiologico dopo il rimbalzo iniziale. In dicembre-febbraio le vendite italiane intra-UE hanno continuato a salire (+2,8%) e hanno ridotto a -1,5% la distanza dai livelli dell’anno precedente.

A trainare il recupero sono le vendite in Germania e Paesi Bassi (già sopra i livelli pre-crisi), economie più resilienti alla crisi e integrate nelle catene globali del valore; più debole la dinamica in Spagna e Francia. Tra i settori, spiccano in positivo i prodotti in metallo (in Germania) e gli autoveicoli (in Germania, Francia e Paesi Bassi); emergono segnali di ribilanciamento nelle filiere del farmaceutico (in forte crescita nei Paesi Bassi, in calo in altri mercati); pesano in negativo il tessile-abbigliamento (in Spagna e Francia) e gli altri mezzi di trasporto.
La fine dell’emergenza pandemica potrà sostenere una crescita robusta dell’export italiano sopra i livelli pre-crisi.

Mercati extra-UE eterogenei. La frenata delle esportazioni è dovuta ai mercati extra-UE. L’export italiano è sceso del 2,4% in dicembre-febbraio e la distanza rispetto a un anno fa si è ampliata a -4,9%. È positivo, però, il dato di marzo (+2,5%). Sono comunque molto eterogenee le dinamiche nei diversi paesi.

Nel 1° trimestre 2021 le vendite italiane sono esplose in Cina (+43,3% tendenziale) e cadute negli USA (-13,4%) e in UK (-12,7%). Il risultato complessivo è negativo, per il peso relativamente basso del mercato cinese per le merci italiane (3,0% dell’export, rispetto al 5,2% destinato a UK e al 9,8% agli USA). Ciò ha penalizzato la performance dell’export italiano rispetto, per esempio, a quello tedesco (l’8,0% del quale è destinato in Cina).

Boom in Cina. L’exploit delle vendite italiane in Cina è dovuto a due fattori.
Primo, la forte espansione cinese e, in particolare, dei suoi scambi con l’estero: le importazioni cinesi sono cresciute del 12,5% congiunturale nel primo bimestre 2021, molto sopra ai livelli pre-crisi.
Secondo, il fatto che in tutto il 1° trimestre 2020 (periodo di riferimento delle variazioni tendenziali) la Cina era in crisi pandemica e il livello delle vendite italiane si era già ridotto molto (-16,1% tendenziale, -1,9% l’export totale).

Importante è la scomposizione settoriale delle vendite in Cina. Nel primo bimestre 2021 registrano incrementi a tre cifre i comparti autoveicoli (+285% tendenziale) e abbigliamento (+102%), spiegando oltre il 60% dell’incremento totale; sono gli stessi settori che avevano registrato le cadute più ampie nei primi due mesi dell’anno precedente (-85% e -54%). In particolare, i lockdown imposti dal 23 gennaio 2020 a Wuhan avevano colpito uno dei principali centri dell’industria automobilistica e quasi fermato la produzione e vendita di veicoli nel paese.

Calo temporaneo negli USA. L’andamento negativo delle vendite negli Stati Uniti ha ragioni opposte: nel 1° trimestre 2020 erano in robusto aumento (+10,8% tendenziale), soprattutto grazie alla forte espansione del farmaceutico e degli altri mezzi di trasporto (esclusi autoveicoli). In quest’ultimo settore e in quello del tessile-abbigliamento si registrano ora le cadute più ampie; tiene invece il farmaceutico, cruciale per combattere l’emergenza pandemica. Inoltre, le importazioni USA a inizio 2021 sono state frenate da fattori climatici, ma sono ripartite già in marzo. Sono sostenute, anche in prospettiva, dalla robusta crescita della domanda USA.

Prospettive deboli in UK. Le prospettive sono incerte per il mercato inglese: l’Accordo con la UE richiede un costo in termini di adeguamento alle nuove norme. In gennaio-febbraio 2021 (primi mesi di attuazione) le vendite italiane in UK sono calate in quasi tutti i settori, con perdite più ampie nell’abbigliamento, nei metalli, nel farmaceutico.

Il successo nella ridefinizione dei rapporti UE-UK è cruciale per le imprese italiane, dati i profondi rapporti commerciali, la presenza di multinazionali, l’integrazione nelle catene globali del valore. (30/04/2021-ITL/ITNET)

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