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IMPRESE ITALIANE NEL MONDO - ITALIA/FRANCIA - RICHIESTE MEDEF E CONFINDUSTRIA ALLA UE PER LA PIENA INTEGRAZIONE MERCATO UNICO - V° FORUM FRANCO ITALIANO MEDEF-CONFINDUSTRIA

(2023-05-29)

"Ristabilire il nostro vantaggio competitivo e dare spazio normativo alle imprese europee" è quanto sollecitano Confindustria e Medef, omologa francese della Confederazione degli industriali italiani.

"L’UE deve ripristinare l’idea di un Mercato Unico ben funzionante, che favorisca tutte le attività economiche senza porre barriere alle operazioni aziendali transfrontaliere, né agli investimenti intra-UE. Servizi non sufficientemente integrati e ostacoli alla libera circolazione rallenteranno la doppia transizione ecologica e digitale. Un programma completo e ben articolato, che miri a far progredire l’integrazione del Mercato Unico e che rimuova gli ostacoli normativi al business transfrontaliero è fondamentale.

Gli standard europei sono un fattore determinante per la nostra competitività e capacità attrattiva.Tuttavia, l’eccessivo carico normativo mina la competitività delle imprese europee. In cinque anni, l’Unione Europea ha presentato 5.422 pagine di testi aggiuntivi e imposto 850 nuovi obblighi alle imprese europee. La complessità amministrativa è in costante crescita nell’Unione Europea, e rende l’ambiente di investimento dell’UE meno favorevole rispetto ai nostri concorrenti globali, anche aumentando significativamente i costi di cui le imprese devono farsi carico per essere adempienti.

La concorrenza globale e le innovazioni tecnologiche ci costringono ad essere più reattivi e snelli per rispondere alle nuove esigenze del mercato. È urgente adottare azioni più ampie al fine di creare lo spazio normativo di cui le imprese europee hanno bisogno e ripristinare il nostro vantaggio competitivo.
MEDEF e Confindustria chiedono pertanto alla Commissione europea di realizzare uno studio d’impatto sulle PMI per ogni nuova legislazione e, più in generale, di intraprendere azioni  urgenti per semplificare norme e regolamenti.

Gli obblighi di rendicontazione previsti dalla legislazione UE, anche nelle proposte attualmente oggetto di discussione devono essere ridotti senza indugio. Mappare e trattare i requisiti di rendicontazione nel contesto degli iter legislativi in corso dovrebbe essere una questione prioritaria, poiché questo è il modo migliore per mostrare che si può agire tangibilmente nel breve termine.

-La legislazione può ricoprire un ruolo cruciale ma, in alcuni casi, pone obiettivi irrealistici.
Come più volte richiamate dal mondo delle imprese, la legislazione europea, in particolare quella relativa alla transizione ecologica, dovrebbe stimolare la competitività e non minarla.
Un esempio di questa tendenza è la recente proposta sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggi, che richiede di un ulteriore lavoro per creare condizioni di mercato favorevoli all’economia circolare.
Le imprese europee si sono impegnate a fondo per adattare i loro modelli di business e sviluppare nuovi materiali e flussi di prodotti circolari, investendo anche molto nella riciclabilità dei prodotti. La recente proposta dovrebbe tenerne conto e, quindi, evitare di fissare target sugli strumenti oltre che target sui risultati. Non esiste un’unica soluzione da
imporre; piuttosto esiste una serie di soluzioni da adottare per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi.

- La proposta Euro 7 arriva dopo la nuova legislazione sulle emissioni di CO2 di automobili e furgoni, per effetto della quale la maggior parte delle emissioni di scarico residue provenienti dalle nuove automobili scomparirà. Tenuto conto dell’impatto che già deriverà da questo nuovo regolamento, l’imposizione di nuovi limiti, eccessivamente severi, per tutti i tipi di veicoli, metterà le imprese in una situazione insostenibile; lo stesso vale per l’imposizione di limiti aggiuntivi per le emissioni di freni e pneumatici. L’Euro 7 comporta, in realtà, un enorme aumento di costi e investimenti, con effetti minimi sulla qualità dell’aria. Le disposizioni proposte rischiano fortemente di determinare un dirottamento degli investi-menti necessari per raggiungere l’ambizioso obiettivo del 2035 relativo alla CO2 e, più in generale, della neutralità climatica entro il 2050.
A nostro avviso, la proposta deve innanzitutto prendere adeguatamente in considerazione le condizioni di produzione e di mercato, limitare gli obiettivi e le scadenze e allinearli ai metodi di collaudo definiti a livello internazionale.

b. Rafforzare il quadro UE delle competenze ecologiche e digitali
La rilocalizzazione dei nostri settori industriali e la loro decarbonizzazione sono due facce della stessa medaglia. Le tensioni riguardanti le assunzioni e le competenze sono un ostacolo importante lungo il percorso della reindustrializza-zione europea. Le esigenze formative legate alla transizione ecologica sollevano la questione dell’identificazione e della rappresentazione dei vari mestieri dell’industria verde, nonché delle competenze associate. Ciò richiede, da un lato, di lavorare sull’orientamento permanente e sull’attrattività dei lavori nell’industria verde e, dall’altro, sulla diversificazione
dell’offerta di formazione iniziale e continua.
Il mondo digitale è un terreno fertile per quanto riguarda l’innovazione. L’Europa deve continuare a puntare sullo sviluppo di competenze digitali per sostenere la transizione della società e dell’economia.

c. Sostenere le riforme per dare slancio alla produttività europea
Sosteniamo la volontà della Commissione di semplificare e chiarire le regole sugli IPCEI adottando esenzioni specifiche e un codice di buone pratiche, che garantisca un funzionamento più fluido e ottimale degli IPCEI, procedure più snelle e una maggiore qualità dei progetti. Sottolineiamo che è necessario completare gli IPCEI in corso e che è importante prendere in considerazione IPCEI futuri, ove appropriato.

Infine, un quadro di governance economica credibile e rispettato è essenziale per promuovere la sostenibilità del debito pubblico e una crescita economica e inclusiva. Concentrarsi sulla spesa primaria netta degli Stati Membri può semplifica-re le regole e aiutarli a creare percorsi di adeguamento a medio termine per tornare ai valori di riferimento del 3% del PIL per i disavanzi pubblici e del 60% per il debito, a condizione che una maggiore flessibilità vada di pari passo con
un’attuazione credibile (legata al possibile ritiro dei finanziamenti UE). Tuttavia, tale quadro dovrà garantire risorse sufficienti e adeguate a promuovere investimenti pubblici e privati e ad attuare le transizioni ecologiche e digitali.

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MEDEF e Confindustria sono determinate a sostenere un dialogo permanente tra tutti gli attori economici francesi e italiani. Le nostre imprese sono pronte ad adattarsi alle nuove sfide dei nostri tempi e a contribuire a una visione rinnovata dell’Europa.

Nel corso dei prossimi mesi, Confindustria e MEDEF continueranno a collaborare sulle questioni affrontate in questa Dichiarazione Congiunta, anche insieme a BusinessEurope – la nostra comune organizzazione europea. Tali questioni saranno inoltre discusse nel corso del prossimo Forum Trilaterale MEDEF-Confindustria-BDI.
Geoffroy Roux de Bézieux Carlo Bonomi - Presidente di MEDEF Presidente di Confindustria.(29/05/2023-ITL/ITNET)

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