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IMMIGRAZIONE - PERMESSI DI SOGGIORNO - PICCININI M. (PATRONA INCA):"TASSE SPROPORZIONATE" KUROSH (IMMIGRAZ CGIL):INGIUSTIZIA PALESE" PICCININI C.:CHIEDIAMO GLI INTERESSI". FINORA 50.000 RICORSI.

(2016-05-18)

    Nonostante la Corte di Giustizia Europea abbia considerato il contributo imposto agli immigrati richiedenti i permessi di soggiorno “sproporzionato” e di “ostacolo” alle finalità per l’integrazione e la coesione contenuti nella direttiva comunitaria 2003/109/CE, il Governo non solo fa finta di niente, ma ha addirittura provveduto ad aumentare ulteriormente le tasse sui titoli di soggiorno. A denunciarlo è Morena Piccinini Presidente del Patronato Inca CGIL, sottolineando  che il Patronato INCA ha già depositato una serie di ricorsi a livello provinciale presso i tribunali civili di Roma, Perugia, Bari, Napoli e Torino per chiedere ai giudici di esprimersi in merito, sollecitando un tempestivo intervento del Governo affinché, in ottemperanza della sentenza, sia cancellata la tassa e sia predisposta la procedura amministrativa di richiesta di rimborso per quanti l’hanno già pagata, a partire 30 gennaio 2012 (data di entrata in vigore del Decreto ministeriale del 6 ottobre 2011).

Molti stranieri – denuncia il Patronato Inca – hanno sborsato dai 400 fino a mille euro. Quasi 50 mila sono le domande inoltrate dall’Inca alla pubblica amministrazione per chiedere la restituzione delle somme. “Lo abbiamo fatto, ha fatto presente il responsabile Immigrazione del Patronato della CGIL, Claudio Piccinini,  con posta certificata, nonostante l’assenza di un procedura telematica, per evitare la prescrizione del diritto, ma la pubblica amministrazione pone ostacoli di ogni tipo”. Infatti, alle richieste di rimborso, si alternano risposte di puro recepimento della domande e in altri casi, chiede di modificare il recapito, forse per il timore di riceverne tante”.

Sta di fatto che il contributo imposto sui titoli di soggiorno, accusa l’Inca, dopo la sentenza della Corte europea, non ha alcun supporto giuridico. E non si tratta di pochi spiccioli. Chiunque debba ottenere un nuovo o rinnovato titolo di soggiorno è obbligato a corrispondere dagli 80 ai 200 euro, che  varia in ragione della durata del titolo (80 euro per i permessi di soggiorno superiori a tre mesi e inferiori a un anno, 100 euro per quelli tra uno e due anni  e 200 euro per il permesso di soggiorno di lungo periodo).

Il paradosso è - aveva sottolineato poco prima la Presidente dell'INCA Morena Piccinini - che “sulla scorta della sentenza della Corte europea abbiamo chiesto al governo italiano di adeguarsi, inviando la richiesta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero dell’Economia e dell’Interno. Ma tutti e tre hanno risposto che non erano competenti in materia".

“Uno dei motivi  che ci ha spinto a intraprendere questa azione - ha fatto presente Danesh Kurosh, responsabile del dipartimento Immigrazione della CGIL - è che siamo consapevoli che, benchè sia giusto pagare, anche se non sproporzionatamente, le spese sostenute dallo Stato, tuttavia occorre considerare l'aggravante della differenza salariale esistente rispetto ai lavoratori italiani.

"La partita - non è chiusa - avverte Morena Piccinini, presidente Inca. Andremo avanti con i ricorsi fino a quando il governo non cambierà il suo atteggiamento che si sta traducendo in un vero e proprio accanimento contro gli immigrati e le loro famiglie". La palla ora passa ai tribunali ordinari civili e al Tar del Lazio che, dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea, dovrà pronunciarsi sul ricorso nelle prossime settimane.  Ricorsi decisi a livello provinciale e la cui spesa del contributo unificato  (298 euro) è alto -  rispetto al salario degli immigrati, che così subiscono una ulteriore discriminazione".

“Sono già parecchi anni, d'altra parte, -ha ricordato Morena Piccinini - che i diritti degli immigrati sono riconosciuti solo in seguito a contenzioso. C’è una resistenza da parte del governo e delle istituzioni in generale nell’estendere i normali diritti dei cittadini italiani a quelli stranieri. Come Inca non abbiamo accettato questa situazione e abbiamo inanellato una serie di giudizi che hanno riaffermato i diritti degli immigrati.(18/05/2016-ITL/ITNET)

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