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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ITALIA/FRANCIA - CERIMONIA DI VICENDEVOLE RESTITUZIONE BENI CULTURALI RECUPERATI NEI RISPETTIVI PAESI.

(2020-01-15)

Il 15 gennaio 2020, presso l’Ambasciata della Repubblica Francese in Italia, si è svolta
una cerimonia in cui l’Ambasciatore S.E. Christian Masset e il Generale di Brigata Roberto
Riccardi, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), hanno proceduto
alla reciproca restituzione di beni appartenenti ai patrimoni culturali di Italia e Francia e
recuperati nei rispettivi Stati:

RESTITUZIONE DALLA FRANCIA ALL’ITALIA

- Scultura in marmo raffigurante una fanciulla dormiente; frammento di testa in marmo;
frammento di scultura in marmo riproducente una gamba femminile.
I beni sono stati sequestrati nell’aprile 2006 dalla Brigata Doganale di Port-Vendres
(Francia) che ha proceduto al controllo del veicolo sul quale erano trasportati,
asseritamente provenienti dal giardino di uno dei due italiani trovati a bordo
dell’autovettura. Le Autorità francesi hanno chiesto informazioni al Comando TPC dei
Carabinieri, che avendo una pregressa conoscenza di uno dei due per reati contro il
patrimonio culturale l’ha comunicata ai colleghi d’Oltralpe, rafforzando i dubbi sulla
provenienza dei beni. Concluse le indagini, il Tribunale di Perpignan ha condannato i
due connazionali per importazione illecita e disposto la confisca dei reperti per la
restituzione all’Italia.

Dagli accertamenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal
TPC per il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, si è accertato che il
frammento di statua, unitamente alla scultura in marmo di fanciulla dormiente
(identificata quale importante opera dello scultore italiano Arturo Dazzi, dal titolo
"Sogno di bimba", realizzata nel 1926 di cui esiste anche il calco a tasselli in gesso,
donato al Comune di Forte dei Marmi), erano parziale provento del furto denunciato
all’inizio di aprile 2006 in danno di una residenza privata di Roma.

Dal punto di vista storico-artistico, è stato appurato che il frammento di testa in marmo,
con occhi dalle pupille incavate e capigliatura a riccioli distinti, coperta da un berretto
conico, è verosimilmente riferibile, per dimensioni e stile, a un sarcofago di una
tipologia ben documentata in Italia nel III secolo d.C. Nello specifico, la testa è quasi
certamente quella di un Dioscuro, sia per l’attributo del cappello frigio che per la
marcata rotazione. La presenza dei Dioscuri è piuttosto comune nei sarcofagi di età
tardo severiana (230 d.C. circa), epoca alla quale deve essere riferito il frammento sia
per ragioni stilistiche che esecutive.

Il frammento di scultura in marmo riproducente una gamba femminile è identificabile,
invece, quale porzione inferiore dell’articolazione sinistra completa del piede nudo,
affiancata da un’anfora sulla quale si adagia il panneggio. La lavorazione incompiuta
della superficie posteriore del vaso suggerisce un’originaria collocazione all’interno di
una nicchia o in prossimità di una parete. In base all’accurato livellamento della parte
superiore della gamba e alla forma anomala del vaso, potrebbe trattarsi di un elemento
di integrazione di una scultura raffigurante una Venere al bagno, ispirata a modelli
classici (il dettaglio del panno sul vaso deriva dalla Venere Cnidia), probabilmente
risalente al XVII secolo.

- Oinochoe apula.
Le Autorità doganali di Nizza (F), nel corso di un controllo alla circolazione stradale, nel
settembre 2003 hanno sequestrato a un cittadino italiano un reperto archeologico del
quale non era in grado di indicare la provenienza. Il bene, sottoposto a expertise dal
personale del Louvre, è risultato autentico e riconducibile alla Puglia. L’esito,
confermato dagli esami in termoluminescenza, ha consentito al Tribunale di Grande
Istanza di Nizza di ordinarne la restituzione all’Italia.

Si tratta di un’oinochoe con corpo globulare, becco a cartoccio e ansa sormontante a
vernice nera con decorazione sovradipinta in bianco, giallo e paonazzo, recante motivi
fitomorfi (elementi vegetali, pampini, tralci e grappoli) e geometrici (meandri, tratti). Il
reperto è riconducibile a una nota produzione dell’Italia antica indicata come "stile di
Gnathia", attribuibile con certezza a una fabbrica apula del tardo IV-III secolo a.C.

RESTITUZIONE DALL’ITALIA ALLA FRANCIA
- Sei manoscritti databili tra il 1814 ed il 1815, provenienti dall’archivio segreto
dell’Imperatore Napoleone I Bonaparte, rinvenuti sul mercato antiquario toscano.

Tra il prezioso materiale archivistico rinvenuto, accompagnato da un’ accurata
descrizione interpretativa dattiloscritta in francese risalente a molti decenni addietro
e che ne ricostruisce la collocazione storico/politica, spicca una lettera del 1814 sulla
quale è presente un’annotazione di pugno dell’Imperatore Napoleone I che apostrofa
il suo stesso archivista come “traditore” .

I beni erano stati acquistati sul web da un appassionato commerciante del settore,
originario della provincia di Firenze, che dopo averli esaminati, rendendosi conto
dell’importanza che potevano rivestire per la storia francese, aveva contattato direttamente
quelle Autorità.
In occasione di un controllo amministrativo condotto nel marzo 2019 dai Carabinieri del
Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, il commerciante ha riferito ai militari di
essere entrato in possesso di tali documenti e di avere avuto notizia in quei giorni dal
Ministero della Cultura francese che si trattava di beni ritenuti parte integrante del
patrimonio archivistico nazionale e che avrebbero avviato le procedure per rivendicarli.

L’acquirente in buona fede quindi ha consegnato spontaneamente ai Carabinieri il
materiale documentario e archivistico in questione, al fine di esperire i necessari
accertamenti.
Il TPC ha poi proceduto agli accertamenti investigativi tesi a ricostruire le vicende e i
“passaggi”, dalla fuoriuscita dal territorio francese alla loro “riemersione” in territorio
nazionale, dei beni in oggetto, la cui natura pubblica, ai sensi della Legge francese e in
analogia a quella italiana, li rende inalienabili, non esportabili e pertanto non
commerciabili. Ciò ha consentito al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di
intraprendere con l’Ambasciata francese le azioni opportune per facilitare la restituzione
dei manoscritti, senza che fosse necessaria una formale azione di rivendicazione giudiziaria
o diplomatica.

In un documento interpretativo dattiloscritto che accompagna i sei beni archivistici, si fa
riferimento a una eccezionale raccolta comprendente numerose lettere e relazioni
autografe dell’archivista del Gabinetto dell’Imperatore, Louis Francois Bary, che venendo
meno alla lealtà verso Napoleone, intratteneva relazioni epistolari con importanti
rappresentanti della prima Restaurazione, quali il conte d’Artois (rappresentante a Parigi di
Luigi XVIII), il Re Luigi XVIII stesso, il conte di Blacas (Ministro della Casa del Re). La
corrispondenza in questione inizia immediatamente dopo la prima abdicazione di
Napoleone nell’aprile del 1814, quando era ancora a Fontainebleau, e termina il 21 marzo
1815, all’indomani del ritorno dell’Imperatore dall’esilio sull’Isola d’Elba. Quest’ultimo
documento, a firma di Antoine Louis Jouanne, “premier commis” del Gabinetto
dell’Imperatore, è una relazione indirizzata a Napoleone, con gli esiti delle dichiarazioni
rese dal Bary e riferite alle vicende degli archivi che lo stesso, dopo il marzo del 1814,
aveva solo parzialmente bruciato e distrutto, disattendendo alle disposizioni imperiali.
Sulla lettera del settembre 1814, inviata da Bary al Conte di Blacas, in alto a sinistra è
presente questa annotazione, vergata a mano da Napoleone: “Bary capo degli archivi,
traditore”.
Nonostante questi episodi, Bary all’avvento della seconda Restaurazione conseguente
alla sconfitta di Waterloo, ritornò a coprire il suo incarico agli Archivi che mantenne fino al
1848 quando andò in pensione.
Mentre il valore venale dei beni restituiti può essere stimato in qualche decina di migliaia di
euro, i manoscritti, fornendo importantissime informazioni sulla composizione degli archivi
segreti di Napoleone e sulle vicende che li riguardarono nel corso della prima
Restaurazione, hanno un valore storico incommensurabile.(15/01/2020-ITL/ITNET)

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