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ITALIANI ALL'ESTERO - EUROPA - NAPOLITANO PRES.COMITES BRUXELLES: "INNOVAZIONE DEL SISTEMA COMITES IN UN'OTTICA EUROPEA" E' QUEL CHE CI IMPEGNIAMO A FARE IN EUROPA"

(2020-06-05)

Presidente, Napolitano, cosa vuol dire essere Presidente del Comites più "europeo" fra i 47 organismi elettivi di rappresentanza degli italiani all'estero insediati in Europa *** e soprattutto cosa vuol dire in questo difficile momento storico ?  Lei guida un Comites che si confronta quotidianamente con "il sistema europeo" del quale Bruxelles è, volente o nolente, parte integrante

"Ho l'onore di essere presidente del Comites di Bruxelles e coordinatore dei Comites del Belgio e mi onoro di avere tra i consiglieri del Comites cinque persone che lavorano nelle istituzioni europee ed uno degli obiettivi che come Comites intendiamo portare avanti è proprio quello di realizzare  delle "iniziative" nell'ottica europea e condividerle con altri  Comites europei per dare ai nostri organismi una dimensione piu' europea, perchè rileviamo che in altri Paesi l'interesse alla cittadinanza europea si sente sempre meno"  Lo afferma il Presidente del Comites di Bruxelles, Raffaele Napolitano,  in un' intervista ad Italiannetwork/ Italialavorotv alla vigilia della prima Conferenza - on line - dei Presidenti del Comites delle capitali europee, promossa dai Presidenti del Comites di Bruxelles e del Comites di Parigi, Vincenzo Cirillo.
Un Webinar partecipativo per la "rinascita" dei Comites  che vorremmo" titola l'invito all'iniziativa del 6 giugno (ore 10,00 -13,00)"

Presidente, nell'attuazione pratica, l'impegno del Comites in questo momento, verso quali iniziative è orientato ?

"Stiamo lavorando ad una ricerca sulla nuova emigrazione ed i nuovi bisogni a livello europeo. In funzione di ciò che emergerà dalla ricerca elaboreremo delle iniziative attraverso le quali dare risposte ai nuovi bisogni.

Un'altra bella iniziativa è orientata alla formazione: vogliamo  far conoscere approfonditamente le istituzioni europee anche attraverso il percorso scolastico ed universitario negli Atenei italiani. Un bellissimo progetto che avrà luce nei prossimi mesi e che permetterà di portare piu' Europa in Italia. Si tratta di  uno degli obiettivi principali del nostro Comites. Mettere insieme le nuove generazioni dei Paesi europei e far conoscere questa nostra Europa nei più piccoli meandri del funzionamento delle istituzioni, dando visibilità alle opportunità che l'Europa offre ai giovani, anche sul fronte occupazionale, a livello di start up, concorsi.
Una risposta positiva per contrastare quella visione negativa dell'Europa di cui spesso sentiamo parlare. Certamente,  si tratta di una strategia politica, che ognuno utilizza a proprio piacimento. Personalmente ritengo, invece, che l'Europa sia di per sè positiva, sempre, e che debba essere presentata in quanto tale. Purtroppo, a monte non lo si fa abbastanza !  E' chiaro, però, che noi, a Bruxelles, abbiamo una posizione privilegiata rispetto ad altre realtà italiane nel renderci conto di questi aspetti."

Questo vuol dire che il vostro obiettivo di riferimento non è solo il Sistema Italia  ma il  Sistema Europa ?

"Certamente !. D'altra parte, se ne parla già da qualche anno ! In proposito, voglio ricordare che dieci anni fa ne parlava un bellissimo documento del CGIE presentato nel contesto dell'iniziativa l'"Europe en mouvement", che affrontava questi temi: della cittadinanza europea, dei diritti dei lavoratori in Europa, dei diritti concernenti la libera circolazione e di insediamento, il sostegno sanitario, fino ad arrivare ad un'Agenzia europea del cittadino europeo. Tutti obiettivi ancora da raggiungere. Basti pensare che ci sono migliaia e migliaia di lavoratori e studenti in giro per l'Europa a cui bisogna riconoscere gli stessi diritti in tutta l'Europa.

Il  limite di questa 'non politica' europea l'abbiamo, purtroppo, vissuta  in questi ultimi tre mesi. Vedi le frontiere chiuse, vedi la mancanza di coordinamento in tema sanitario; per non dire l'ultima sulla riapertura delle frontiere in ambito turistico. E' assurdo che oggi nel 2020 si continui a discutere tra Paesi ed a non agire tutti insieme. Si tende sempre, invece, a chiudersi a riccio ed a proteggere i propri interessi. Mentre l'Europa è  apertura, condivisione. Questo è il messaggio che dovrebbe passare attraverso i diversi canali.

La scuola in questa architettura ha una responsabilita' enorme: diversamente da quel che avviene bisognerebbe avere piu' materie dedicate all'Europa  fin dalle scuole elementari e non attendere le scuole superiori per affrontare queste tematiche. In Belgio questi insegnamenti vengono impartiti ed i ragazzi sentono l'Europa come una loro dimensione. Un  programma pedagogico che  sarebbe ottimale adottare anche nelle scuole degli altri Paesi europei membri.
Dobbiamo renderci conto che si  tratta di una vera e propria rivoluzione iniziata però tanti anni fa  e che abbiamo le basi per poterla sviluppare: abbiamo Maastricht, Lisbona. C'è tutto ! Basta solo un pò di volontà politica ed essere più ottimisti. Vedi anche ultimamente la discussione sul Mes, Eurofond e quant'altro. Discorsi fatti anche da livelli politici abbastanza alti che dovrebbero capire che non è possibile disquisire di questi argomenti in modo così restrittivo, perchè senza l'Europa ora saremmo in seri guai e  non solo noi italiani.
E' chiaro che ci sono delle diversità, ma  anche noi, in Italia, siamo diversi gli uni dagli altri, eppure siamo una nazione. L'Europa è fatta di vari Paesi, di diverse Regioni, bisogna metterli insieme e dare un futuro ai giovani. La stessa Italia, d'altra parte, non da un grande apporto al futuro dei propri giovani."

Presidente, a proposito di maturita' politica, sociale ed economica dell'emigrazione italiana, di cui si parla spesso. Lei ritiene che sia ottimale sia sul  fronte della componente migratoria che di quella istituzionale nel rapporto con le comunità ?

"C'e' da fare una premessa: se pensiamo agli ultimi tre mesi il 'Sistema Italia'  ha funzionato, anche grazie al lavoro fatto dal Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, dai Comites, dalle istituzioni consolari. Ha messo in campo anche un reddito di emergenza per il rientro dei connazionali in Italia.... Qundi il sistema capillare, messo sotto stress, ha dato una risposta positiva.
E' ora da vedere se questa esperienza fatta negli ultimi mesi sia da prendere in considerazione nell'offerta di nuovi spunti per rinnovare gli organismi rappresentativi al livello del sistema globale. Spero di si', dagli elementi che stanno emergendo e che si possa parlare anche di aspetti positivi come lascito di questa emergenza. Elementi come la collaborazione, l'unità, la condivisione. A Bruxelles ottimo il rapporto con tutti i funzionari della nostra ambasciata e con l'Ambasciatrice Elena Basile, persone aperte,  sensibili, generose. Si è visto un Sistema Italia che funziona e funziona, ad esempio in termini di welfare,  non solo nei confronti della comunità AIRE ma anche nei confronti degli italiani temporaneamente all'estero. Tuttavia, è chiaro che occorre una continuità che vada al di là dell'emergenza perchè gli italiani all'estero rappresentano sempre un elemento di ricchezza per il Paese - che va sempre ricordato. E  questo dipenderà molto per il futuro anche dalle riforme che dovemo avviare nel corso dell'anno in seno ai Comites ed al CGIE. Prenderemo ovviamente ampio spunto da ciò che è avvenuto in questi tre mesi per inserire alcune  modifiche in un "sistema" di rappresentanza che è concretamente nato nel 1985 e va rinnovato anche in vista dell'elezione dei nuovi Comites."

Soffermiamoci su questo aspetto, che è al centro dell'incontro fra i Presidenti dei Comites europei. .

"I Comitati degli Italiani all'Estero sono tutt'altro rispetto a venti anni fa perchè la stessa comunità italiana è cambiata. E, quindi, è necessario cambiare l'approccio culturale nei confronti dei Comites.
A quanti si sono dedicati con tanto impegno va, naturalmente,  il mio totale ringraziamento ma bisogna rendersi conto che stiamo parlando di un'emigrazione piu' matura, proiettata - per quanto ci riguarda . verso una realtà europea piu' complessiva,  meno legata all'ambito piu' strettamente amministrativo, sebbene la tutela dei diritti della nostra comunità rimanga uno dei capisaldi del nostro impegno, e piu' orientata ad altri aspetti." 
Per Napolitano al centro dell'attenzione del Comites di Bruxelles coesistono argomenti di importante, estremo, rilievo per la comunità, come il futuro dei giovani, dei nuovi italiani che arrivano in Belgio, di come diffondere anche altrove alcune buone pratiche sperimentate a Bruxelles, del ruolo dell'Istituto italiano di cultura nella formazione dei nostri giovani e nell'incontro fra culture, dell'informazione politica italiana dei giovani che vivono in Belgio, del dialogo con l'ICE e le Camere di commercio all'estero..."

A questo punto, Presidente, non ritiene che tutto cio' comporti anche, e soprattutto, un chiarimento fra il principio di cittadinanza e quello di residenza ?

"Due principi che non devono essere separati per Napolitano. "Noi veniamo da anni ed anni in cui si è parlato della necessità di integrazione dei nostri connazionali all'estero. Secondo me l'integrazione degli italiani nei Paesi in cui risiedono è stata totale, almeno per quanto riguarda il Belgio. Paese in cui dal '46 in poi, pur con quanto comporta il movimento migratorio, però con sacrifici, con lotte e tanta dedizione, l'integrazione è stata un successo culturale, politico. E  lo è stata in tutte le fasce sociali. Dunque, un "passaggio" che è stato fatto in Europa. In Belgio siamo ormai alla terza generazione di italo/belgi ed oggi non si puo' piu' parlare di italiani o di belgi ma di europei. Bisogna vedere nel resto del mondo quali siano stati i risultati."

Accennava alle modifiche necessarie per le elezioni , il rinnovo, dei Comitati degli italiani all'estero dovrebbe avvenire nel 2021. Quali gli elementi che è necessario riconsiderare, compreso il voto, alla luce dell'attualità delle comunità italiane all'estero ?

"Per me va riformato il "sistema degli organismi rappresentativi nel mondo degli italiani. Anche il fatto di aver ridotto la rappresentanza degli italiani all'estero alla Camera ed al Senato ce lo impone. Una riduzione i cui effetti potrebbero essere superati da una rappresentanza piu' nutrita negli organismi rappresentativi all'estero. L'importante è, però, mettere in condizione gli italiani all'estero di esprimere un loro diritto fondamentale, sancito dalla legge e che noi rivendichiamo. E' evidente che, nonostante tutte le riforme che sono state fatte, ci sono delle difficoltà nell'accesso a questo diritto. Lo abbiamo visto anche nelle ultime elezioni europee, dove, d'altra parte, ho ammirato il lavoro 'immenso' dei  funzionari per dare la possibilità di votare all'estero, perchè non è semplice mettere in moto questa grande macchina organizzativa . Però è insindacabile, va messa in atto !."

E veniamo al Webinar partecipativo...

"E' la prima volta che si fa in Europa e si tratta, sostanzialmente, di dare voce anche a coloro che spesso non hanno la possibilità di esprimere il loro parere - non avendo strumenti adeguati. Quindi si tratta di mettere insieme pareri e spunti da sottoporre, poi, al Segretario Generale del CGIE, Michele Schiavone, sulla riforma dei Comites e della rappresentanza all'estero. Uno strumento nuovo ma fondamentale per aprirsi alle comunità, anche se le assemblee dei Comites sono aperte al pubblico e chiunque può partecipare. E' indubbio che Il dibattito on line ne facilita l'accesso. E questo ci darà anche la possibilità di avere più forza nel portare avanti i nostri argomenti, le nostre idee."

Quali i punti del discorso che metterete sul tavolo ?

"Riformare il funzionamento del Comites. Ne abbiamo discusso spesso con il Presidente del Comites di Parigi, Cirillo, che ha espresso  difficoltà sul numero del quorum, la maggioranza, il rinnovamento dei due mandati, sul come strutturare anche il dialogo con le Ambasciate ed i Consolati, come farli entrare nel sistema Italia, come protagonisti allo stesso livello delle altre istituzioni rappresentative, creando, fra l'altro, una rete dei Comites, anche nelle "nuove"  regioni che si stanno delineando, ad esempio in Asia.  Tutti elementi che attraverso il CGIE arriveranno al dibattito della Conferenza Stato/Regioni.
In buona sostanza, parleremo del funzionamento, fra cui anche dei nuovi mezzi tecnici che permettono di ampliare la nostra presenza e del ruolo dei Comites nel quadro globale degli organismi rappresentativi. Trovare e creare un sistema per poter rappresentare le comunità italiane all'estero nei prossimi vent'anni.  Per riassumere "innovarsi" nel servizio dei Comites alla comunità sulla base delle esigenze della comunità stessa. Questo è quanto ci impegniamo a fare."

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101 sono i Comites elettivi, a cui si aggiungono i 5 di nomina consolare -(05/06/2020-M.F.-ITL/ITNET)

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