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DIRITTI DEI CITTADINI - STOP MESSAGGI D'ODIO - NATA RETE NAZIONALE CONTRASTO DISCORSI D'ODIO. NO CATEGORIA "CASI DI IMPORTAZIONE COVID"

(2020-07-30)

  Di fronte alla sempre più violenta e pericolosa pervasività dei discorsi e dei fenomeni di odio ad essi collegati, organizzazioni non governative, associazioni, movimenti, università, centri di ricerca, osservatori si sono uniti per dare vita alla prima Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio.

Il progetto, unico nel suo genere, riunisce le più importanti realtà che da diverso tempo si occupano di mappare e combattere i discorsi e i fenomeni di odio per coordinare le diverse iniziative capaci di dare una risposta davvero incisiva.

Di particolare rilievo è l’approccio multidisciplinare che consente di coprire tutti i territori che è necessario presidiare per un’efficace azione, dalla ricerca alla proposta normativa, fino agli interventi nelle scuole per combattere bullismo, discriminazioni e intolleranze e per favorire la cultura dell’inclusione.

Tra le finalità della Rete spiccano gli elementi individuati anche dall’Unesco come necessari per affrontare il fenomeno dello hate speech: il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, i fenomeni di disinformazione da cui essi traggono origine alla creazione e promozione di contro-narrazioni e narrazioni alternative.

Di particolare importanza, il “capitolo” ricerca. Ad oggi sono una trentina i progetti in essere che fanno capo alle diverse realtà che hanno dato vita alla Rete e sei sono i report periodici che vengono prodotti dalle diverse organizzazioni: il Barometro dell’Odio di Amnesty International, la Mappa dell’Intolleranza di VoxDiritti, il Libro bianco sul razzismo di Lunaria, i rapporti di Carta di Roma, di Oscad e dell’Osservatorio di Pavia.

Si tratta di dati preziosi che fotografano il fenomeno “hate speech” e che finora sono stati letti e approfonditi dalle diverse realtà in modo autonomo. La creazione di un data base condiviso consentirà, non solo agli attori della Rete ma anche alle istituzioni e a tutti coloro che ne vorranno fare uso, confronti e aggiornamenti costanti per la produzione di output originali: un patrimonio prezioso di conoscenza, senza la quale le armi per combattere i discorsi d’odio appaiono spuntate. Così come assume rilevanza, il lancio e il coordinamento di campagne di sensibilizzazione per combattere discorsi e fenomeni di odio a livello nazionale ed europeo.

In sintesi le finalità della neonata Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio:

La promozione e il sostegno di azioni di advocacy e lobby, da ritenersi complementari e/o aggiuntive a quelle svolte da ciascun componente.
La promozione e il sostegno della ricerca.
La condivisione di buone pratiche di contro- narrazione e narrazione alternativa, con la creazione di progetti ad hoc.
La promozione e la condivisione di percorsi educativi e formativi e lo scambio di buone pratiche e materiali educativi.
La sensibilizzazione e la mobilitazione della società civile.

Fra le prime azioni poste in essere dalla Rete la  denuncia del fenomeno, sempre più diffuso, di disaggregare i dati quotidiani sulla pandemia da Covid-19 indicando la provenienza dei nuovi o degli attuali contagiati.

Nel rapporto quotidiano che accompagna il bollettino della Regione Calabria, oltre alla disaggregazione per province, dal 12 luglio appare una sesta grafica indicante inizialmente il numero dei migranti contagiati e ultimamente il numero dei contagiati da sbarco, ossia lo stesso gruppo di persone.

Questo modo di dare informazioni sul Covid-19, si legge nella nota ufficiale, così come l’introduzione, da parte di altre regioni, della categoria “casi d’importazione” e dichiarazioni come quella recente dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti sulla “evidente correlazione” tra immigrazione e pandemia rischiano d’innescare lo stigma sociale, intesa come l’associazione negativa tra una specifica malattia e un gruppo di persone che hanno in comune determinate caratteristiche, nei confronti di quanti vengono colpiti dalla malattia, con gravi conseguenze per le persone prese di mira.

Nel caso di una pandemia come quella da Covid-19, lo stigma sociale può comportare, come ha dichiarato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms),  che “le persone vengono etichettate, stereotipate, discriminate, allontanate e/o sono soggette a perdita di status a causa di un legame percepito con una malattia“.

Per evitare questo pericolo l’Oms, in collaborazione con la Federazione internazionale della Croce rossa e Mezzaluna rossa e l’Unesco, ha elaborato una guida per prevenire e affrontare lo stigma sociale associato a Covid-19, mettendo in guardia, in particolare le istituzioni governative dall’utilizzo di parole che possono avere un forte impatto negativo su gruppi che vengono associati alla malattia ma anche sulla gestione dell’epidemia nelle comunità locali.

La Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio chiede alla Regione Calabria e a ogni altra istituzione pubblica di evitare di associare il Covid-19 ai migranti o a qualsiasi altro gruppo nella società non solo perché ciò violerebbe la dignità delle persone, ma anche per il grave rischio di esclusione, anche a carattere violento, delle persone immigrate, rifugiate o richiedenti asilo, se venissero percepite come “untori”.

Partecipano alla rete: Action Aid Italia Onlus, Amnesty International Italia, COSPE Onlus; ASGI- Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, ARCI, Associazione “Carta di Roma”, Giulia- Giornaliste Unite Libere Autonome, Lunaria, Pangea Onlus, Vox Diritti, Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI; No Hate Speech Movement Italia, Università Bicocca, Università di Bologna, Università di Firenze, Università di Padova, Reading (UK), Università Statale Milano, Università di Trento, Università di Verona); CNR Palermo, Fondazione Bruno Kessler; OSCAD – Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, Osservatorio di Pavia, Consiglio Nazionale Forense.  (30/07/2020 -ITL/ITNET)

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