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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - INTEGRAZIONE - PICCININI (COORD.IMMIGRAZIONE INCA CGIL): CON PROGETTO SHUBH NUOVI SERVIZI INTEGRATI INSIEME AD ARCI, AUSER E SUNIA, PER AUTONOMIA SOCIO-ECONOMICA TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE"
(2020-10-05)
Un nuovo progetto del Patronato INCA CGIL per offrire ai rifugiati in Italia, che hanno ottenuto la protezione internazionale, servizi di integrazione socio-economica con quanto ad essi e' correlato grazie alla compartecipazione dell'ARCI, AUSER e SUNIA. Sul progetto SHUBH - Italiannetwork/Italialavorotv ha intervistato Claudio Piccinini, responsabile del progetto e coordinatore dell’Area migrazioni internazionale del patronato della Cgil, approfondendo gli elementi organizzativi, le metodologie e le tematiche che verranno affrontate nel corso dell'iniziativa e che concorreranno al percorso di integrazione di questi rifugiati.
"SHUBH - spiega l'esponente del Patronato INCA - è un progetto sostenuto dal Ministero dell'Interno, dipartimento per l'immigrazione, che si avvale del Fondo immigrazione integrazione per il periodo 2014-2020 (50% UE e 50% Min.interno) . Si tratta di un'iniziativa orientata alla messa in opera integrata per l'autonomia socioeconomica dei titolari di protezione internazionale, cioè di coloro che sono usciti dal circuito di accoglienza, avendo ottenuto la protezione internazionale a seguito della domanda di riconoscimento dello stato di rifugiato. Quindi, i destinatari del progetto sono immigrati regolari che hanno bisogno di accedere al tessuto socio economico del nostro paese, nei territori dove vivono. Obiettivo di SHUBH è facilitare, di accelerare i livelli di integrazione di queste persone. In particolare, il progetto che si sviluppa in 7 Regioni - Sicilia, Campania, Basilicata, Puglia, Lazio, Marche, Veneto - e 21 territori, sostanzialmente 21 province, ha il compito di sviluppare servizi che riguardano sia l'integrazione a livello di strutture socio sanitarie che socio economiche e socioculturali. Concretamente, le azioni messe in campo riguardano la conciliazione vita-lavoro, la valutazione dei titoli di studio, l'accompagnamento ai servizi sanitari. C'è anche una parte cospicua relativa al supporto all'occupazione, la ricerca di occupazione, il supporto al rapporto con i centri per l'impiego, l'accompagnamento alla formazione disponibile sul territorio, l'acquisizione di abilitazioni specifiche, fino alla promozione di esperienze di lavoro, work experience, laboratori che possono essere utili a capire al meglio quali sono le attitudini e le possibilità di occupazione delle persone che si rivolgono a noi.
C'è, poi, un altro versante che riguarda il supporto alla ricerca di un'abitazione, che puo' essere anche l'housing e il co-housing,
Infine, tutto quel che riguarda l'inserimento socio culturale, ovvero attività di accompagnamento all' incontro con le disponibilità esistenti e le associazioni sul territorio, laboratori di rafforzamento linguistico, fino all'accompagnamento scolastico previsto per i minori. Oltre ad una gamma di servizi che servono ad orientare al meglio le persone che si rivolgono ai gestori del progetto Schubh, che agiranno attraverso degli "integra -corner" che saranno installati ed attivati in ognuno dei 21 territori, per poter affrontare al meglio quelle che sono le condizioni di vita del territorio in cui questi profughi abitano".
Momento forte del progetto è la formazione nei vari ambiti ?
"L'iniziativa - puntualizza Piccinini - va oltre la formazione, perchè c'è l'accompagnamento e l'affiancamento alle persone che si rivolgono al progetto SCIUBH, che vorrei far presente è una termine che deriva dalla lingua Indi, non un acronimo, che significa buono. L'obiettivo è quindi fare un buon lavoro di insediamento nel territorio e aiutare le persone affinchè possano divenire autonome ed utili, acquisendo dignità attraverso la conoscenza dei diritti, dei doveri, e delle condizioni di partecipazione alla vita civile, sociale nel nostro Paese".
Il progetto è già attivo ?
"Abbiamo attivato il progetto a giugno di quest'anno, anche se ovviamente il periodo delle ferie non ha aiutato. Ora, però, stiamo mettendo a regime la rete e le attività dei partner del progetto SHUBH ", fa presente Claudio Piccinini, precisando "Oltre al Patronato Inca, che è capofila, abbiamo nella compagine il SUNIA per le questioni riguardanti le politiche abitative, l'AUSER per quello che riguarda l'associazionismo e la formazione, l'ARCI che ha una importante esperienza sul tema dei rifugiati con protezione internazionale. Partner importanti con i quali collaboreremo attivamente sul territorio".
Prevedete di allargare il progetto ad altri partner ?
"SHUBH è già un progetto impegnativo - sottolinea l'esponente dell'INCA - che richiede una discreta dose di risorse sia nella costruzione della rete che nella messa in campo dei servizi che ci siamo impegnati a fornire. Si tratta di una considerevole esperienza che ci aiuterà a capire al meglio quali sono le nostre potenzialità, partendo dal presupposto che noi, come Patronato, abbiamo il vantaggio di una rete sul territorio che già si occupa di questi argomenti. Tra le nostre attività ricordo l'impegno per il permesso di soggiorno, i ricongiungimenti familiari, la cittadinanza, e tutto ciò che viene fornito in termini di consulenza sul lavoro e sugli aspetti sanitari che fanno parte del bagaglio del Patronato Inca, ed in generale anche delle strutture della Cgil sul territorio. Per cui, ritengo che il progetto SHUBH rappresenti, anche un'esperienza utile da poter declinare, eventualmente, in altre forme, in altre progettazioni."
Da quanto tempo i titolari di protezione internazionale che parteciperanno dovranno essere presenti in Italia ?.
"Potrà variare da situazione a situazione, da persona a persona, da provincia a provincia, da Commissione valutatrice a Commissione valutatrice, non ci sono parametri universali per i quali decidere di dare assistenza. L'unico vincolo che abbiamo a livello progettuale - spiega Claudio Piccinini - è che i destinatari devono essere usciti da non più di 18 mesi dal circuito dell'accoglienza. Il che significa che sono persone che hanno ricevuto il permesso di soggiorno come titolari di protezione internazionale da meno di un anno e mezzo. Quindi ci troveremo di fronte ad una situazione che ci impegnerà parecchio sia nella parte formativa che in quella di inserimento socio territoriale, soprattutto se avremo a che fare con minori che avranno bisogno di un accompagnamento scolastico, o nella predisposizione di dotazioni didattiche se necessario, o con situazioni di particolare fragilità determinate dall'anzianità o da condizioni di genere che dovranno essere eventualmente approfondite singolarmente."
Si tratta, comunque, di persone che parlano o sono in grado di comprendere e parlare l'italiano...
"Sono persone che hanno ottenuto o dovrebbero aver ottenuto, da parte dei servizi di accoglienza un orientamento in tal senso. Sappiamo, però, che non sempre ci troveremo in condizioni ottimali oppure che non sempre potremo contare su un apporto strutturato nella fase di prima accoglienza, per cui ci troveremo di fronte ad una varietà di situazioni che andranno declinate persona per persona, tant'è che il nostro progetto è un progetto di pianificazione individuale nell'autonomia socio economica e culturale delle persone. Quindi ogni persona che accederà ai nostri servizi sarà sottoposta ad una valutazione, ad un'analisi sia delle proprie competenze che delle proprie necessità e bisogni. In funzione di questa profilazione verranno erogati i servizi previsti dal progetto".
Saranno servizi omogenei in tutte le 7 Regioni coinvolte oppure saranno differenti a seconda dei territori ?
" Uno dei primi passaggi del progetto SHUBH è l'analisi dei servizi territoriali già a disposizione - che stiamo effettuando. Una ricognizione delle opportunità sia sul piano economico che su quello dei servizi forniti da associazioni, enti locali, strutture sanitarie, a copertura di bisogni che potrebbero presentarsi nella presa in carico dei titolari di protezione internazionale" fa presente il Coordinatore del Progetto -. Dovrà esistere comunque un rapporto con il territorio che vada oltre la residenza. L'obiettivo primario - che è uno degli obiettivi principali del progetto - è costruire una mappatura di tutte le attività ed i servizi sul territorio in modo da poter offrire e garantire attraverso i nostri integra-corner un approccio facilitato alle persone che si affidano al nostro sistema".
Prevedete anche trasferimenti territoriali... ad esempio nel caso di migliori opportunita' occupazionali o nel caso della formazione....
"Uno degli obiettivi è rendere autonome le persone affinchè possano autonomamente proporsi e presentarsi al mondo del lavoro in modo corretto per ottenere una occupabilità confacente con le proprie aspettative" precisa Piccinini, che spiega "Per questo motivo verranno promossi i incontri con le categorie economiche, con il mondo imprenditoriale, a livello di seminari, laboratori.. L'obiettivo primario del progetto è l'autonomia della persona nell'approccio ad un mondo che non conosce, che ha bisogno di essere descritto, illustrato e approfondito per possa avvicinarlo nel migliore dei modi. Noi lo sosterremo con una serie di servizi, anche nel contatto con il mondo del lavoro, in particolare, considerato che siamo derivazione di organismi sindacali, avremo la collaborazione delle strutture della CGIL"
Il progetto quanto durerà e quando contate di raggiungere il primo step ?
"Il progetto nel suo insieme terminerà il 20 giugno del 2022, quindi abbiamo ancora parecchio tempo. Contiamo di aver attivato tutti gli "integra- corner" sui 21 territori entro la fine di novembre 2020. Quindi nel mese di Novembre ci saranno operative sul territorio le strutture che saranno destinate alla presa in carico delle persone destinatarie del progetto.
In questa prima fase, pero', oltre alla costruzione della rete, siamo impegnati nella formazione degli operatori che dovranno svolgere questa attività e coordinare l'agenda degli incontri e relativi servizi che saranno erogati. È probabile che ci si trovi di fronte ad una situazione in cui un primo reclutamento non sarà esaustivo, ma ci troveremo di fronte probabilmente a diversi cicli di erogazione dei servizi e la formazione connessa. Quindi, sarà impegnativo mettere in relazione e coordinare tutte le attività svolte dai soggetti partner - INCA, ARCI, SUNIA e AUSER - che dovranno fornire questo tipo di servizi. Alla fine l'insieme dei servizi erogati rappresenterà il bagaglio di esperienze che questo affiancamento avrà garantito ai destinatari del progetto. Contiamo, comunque, di raggiungere il primo step per la fine dell'anno. A gennaio dovremmo avere in campo già diversi protocolli d'intesa con i servizi sul territorio. Calcoli che abbiano in calendario la stesura di almeno sette protocolli d'intesa sulla base dei progetti" conclude il Coordinatore dell'Area Migrazioni internazionali del Patronato INCA CGIL. (05/10/2020-ITL/ITNET)
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