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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - BREXIT- MALPASSI (INTERNAZ.INCA CGIL): "DIVERSE INCERTEZZE FUTURO DIRITTI CITTADINI UE. SETTLED STATUS: OLTRE 70% ITALIANI. RIENTRI IN ITALIA E OPZIONE ALTRI PAESI UE. BRITANNICI CHIEDONO PASSAPORTO ITALIANO

(2020-12-14)

  Al centro dell'attenzione degli europei, e degli italiani che vivono nel Regno Unito in prima linea gli ultimi incontri fra i rappresentanti dell'Unione Europea e del Regno Unito accordi commerciali e la garanzia che i precedenti raggiunti accordi non vengano rimessi in discussione o velocemente "glissati" dal Governo britannico, come alcuni passi in avanti hanno fatto temere nei giorni scorsi.

Una cosa è, comunque, certa: rimangono e rimarranno alcune questioni irrisolte, considerati i tempi del tutto ristretti, nonostante la volontà delle istituzioni comunitarie che non intendono lasciare al governo Johnson la sorte dei 3 milioni di cittadini europei residenti in UK e degli oltre 800.000 cittadini britannici che vivono nei 27 Paesi dell'Unione Europea ed hanno deciso di trattare ad oltranza per evitare il no deal. 

Intanto il Governo britannico fa sapere di essere già perfettamente operativo per quanto riguarda il "visto a punti", mentre le navi della Royal Navy sono mobilitate a protezione delle acque territoriali britanniche in caso di 'no deal', pronte a difenderle dai pescatori dei paesi Ue nel caso in cui non si trovi un accordo in materia entro il 31 dicembre.

Per approfondire il futuro di alcuni diritti essenziali per la vita degli Italiani in UK, come la previdenza, l'accesso alla sanità ed altri diritti,  ITALIANNETWORK ha interpellato, come per il passato, Andrea Malpassi, coordinatore dell’Area Migrazioni e Mobilità Internazionali del Patronato INCA Nazionale e responsabile dell'Osservatorio sulla Brexit  dell'Associazione transnazionale ITACA che dall'ottobre 2019  dedica uno 'speciale'  al “Settled Status” per i cittadini italiani ed europei nel Regno Unito.

"Dopo tre anni e mezzo dal famoso referendum il primo gennaio dovrebbe concretizzarsi la separazione tra Regno Unito e l'Europa, anche se ancora non è stato tutto definito, ma sono ancora in corso le ultime trattative per capire se realisticamente ci sarà un'uscita senza accordo od un'intesa su tutta la 'partita' commerciale, con i diversi accordi settoriali. Uno dei quali riguarda l'industria ittica. Un settore che, commenta Malpassi  per quanto importante, sicuramente non è tra quelli principali, ma la questione  è divenuta simbolica, quindi l'accordo che si raggiungerà sull'industria ittica ed il commercio sarà emblematico e rappresentativo di ciò che seguirà dopo il 31 dicembre in tutti i campi, dalla finanza, alll'industria dell'automobile, import export...  In ballo c'è, in realtà,  la volontà da parte del Regno Unito di stabilire un accordo con l'Europa in cui non siano previsti dazi o controlli alle frontiere nello scambio delle merci, ma al tempo stesso si chiede che il Regno unito non debba rispettare alcuno dei vincoli o delle regole che valgono per la vecchia Europa.  Mentre, l'Europa, su tutta la partita, è disponibile ad un accordo senza frontiere e senza dazi, in cambio, però, dell'accettazione del Regno Unito di essere  "in area sanzioni" qualora non rispetti le regole europee. 
Non resta che da vedere come si svilupperanno, nei prossimi giorni,  i tentativi di accordo. E devo anche aggiungere che esiste anche un certo ottimismo da parte di taluni su questi ultimi tentativi".

L'esponente del Patronato tiene, però, a sottolineare come "ci siano già stati  dei cambiamenti,  ed in peggio".
Al primo posto: "il divieto di entrare liberamente nel Regno Unito, dal I° gennaio, per cercare di TROVARE LAVORO". E fa presente: "Lo si potrà fare solo con il sistema dell'accesso a punti con il quale si  dovranno dimostrare le proprie capacità, le proprie competenze, il proprio curriculum, oltre a dimostrare di aver già trovato un lavoro o se si intende rispondere ad un'offerta di lavoro, e lo otterrà solo se a livello locale il datore di lavoro non abbia trovato altri candidati disponibili.

  Mentre, per TURISMO è possibile entrare agevolmente in UK, anche per periodi lunghi, e non sono previsti obblighi di assicurazioni sanitarie, ma sarà caldamente "raccomandata".

  Rimane identica all'attualità, per il momento, la partita PREVIDENZIALE, ovvero  la totalizzazione dei periodi contributivi, il raggiungimento dell'età della pensione, ecc... Gli accordi prevedono che vi sia una sostanziale continuità. Quindi, un cittadino italiano residente nel Regno Unito che debba andare in pensione  in questo momento non registra alcuna differenza rispetto al passato.

Proseguendo, l'esponente dell'INCA fa presente "l'intenso lavoro condotto dal Patronato in questi lunghi mesi, riguardo alla campagna per il SETTLED STATUS,  il documento reso obbligatorio per poter rimanere nel Regno Unito non essendo cittadino britannico. E ciò indipendentemente da quanti anni o decenni si sia  risieduto, lavorato, pagato le tasse, acquistato una casa, sul territorio britannico.

  Il nostro lavoro di Patronati in questi mesi ed anche durante i picchi della pandemia è stato ed è ancora fortemente incentrato sull'incontro personale del richiedente con l'operatore che utilizza un'application.
"E come Patronato INCA abbiamo continuato a garantire la nostra presenza su buona parte del territorio britannico,  non solo su Londra o su Manchester ma raggiungendo anche la Scozia, perchè naturalmente la scadenza del primo Gennaio è  vissuta dai nostri connazionali  con una certa ansia per gli interrogativi che la situazione pone. E la concomitanza con il Covid-19 e la pandemia non ha semplificato le  cose sul futuro dell'accesso alla Sanità. Non è chiaro, infatti, quale possibilità di libero accesso alla SANITA' britannica avranno i cittadini che si trasferiscono nel Regno Unito dopo il 31 gennaio 2021.  Un argomento ancora sul tavolo, che deve essere normato e codificato. Noi speriamo che non ci siano gravi stravolgimenti, ma vi è la preoccupazione che, stante la tendenza a favorire la sanità privata e le assicurazioni private a scapito del servizio pubblico, ciò potrebbe riguardare anche i cittadini stranieri, e quindi anche gli italiani nel Regno Unito. Allo stato attuale è stata avanzata una "raccomandazione" a tutelarsi con un'assicurazione privata".

Passando ai numeri quanti hanno richiesto il Settled status e quali classi di età emergono piu' numerose nella comunità italiana ?

"Non abbiamo ancora una statistica precisa, ma secondo l'ultima rilevazione di due mesi fa, risultava che  circa il 70% degli italiani regolarmente presenti sul territorio lo avesse chiesto.
Quanto all'età dei richiedenti: c'è una bella fetta di italiani appartenenti all'emigrazione storica  nel Regno Unito, che non ha mai chiesto la cittadinanza britannica,  nei confronti della quale abbiamo realizzato una campagna di informazione e comunicazione mirata, comprendendo come stesse vivendo con incredulità ed anche rifiuto il fatto di dover essere sottoposti a  prove sulla loro presenza in UK"  sottolinea l'esponente dell'INCA, ricordando alcuni casi di "cittadini che avevano superato i 100 anni e  non riuscivano ad ottenere il Settled status perchè il sistema informatico britannico non ne prevede il rilascio a persone di età superiore ai 99 anni. Od il caso di persone di 94 anni che si sono viste chiedere una sorta di firma da parte dei genitori per attestare la loro presenza. 
Di altro tipo, invece, le campagne di comunicazione per il segmento più giovane, per il quale sono stati utilizzati gli strumenti on line, il  web, i social media, quando non anche il telefono".

In ambito lavorativo, occupazionale, è cambiato qualcosa in questi tre anni nei confronti dei lavoratori stranieri, comunitari e non ? abbiamo chiesto all'esponente del Patronato INCA.

"Sicuramente la somma delle due vicende: la Brexit, prima, e la crisi economica conseguente alla pandemia ed il lockdown, poi,  hanno colpito e stanno colpendo duramente anche la nostra comunità, come tutte le comunità di stranieri. La perdita occupazionale nel Regno Unito è stata altissima, sottolinea  l'esponente del Patronato INCA, soprattutto fra i lavoratori atipici e precari, quelli a cui accedono più facilmente i nostri connazionali più giovani, arrivati da poco tempo. Ed i fenomeni conseguenti si sono acuiti,  primo fra tutti il  rientro  in Italia dei  connazionali arrivati recentemente in UK. Seguito dall'opzione di un trasferimento in un altro Paese europeo, in genere il Belgio, la Francia, la Germania, la Svizzera o un altro Paese comunitario. Un fenomeno, quest'ultimo, crescente, come abbiamo avuto la possibilità di osservare presso i nostri sportelli. 
Infine, è emersa in rapida crescita la richiesta del passaporto italiano o di qualsiasi altro paese membro dell'Unione Europea da parte di cittadini britannici.
Ricordo che sono oltre 800.000 i cittadini britannici, che vivono, lavorano,  sono in pensione o studiano in altri Paesi del territorio europeo ed anche per loro la situazione cambierà in negativo come per gli europei nel Regno Unito."

Riprendendo il discorso sui diritti civili, oltre a quelli previdenziali e sanitari, quelli relativi allo studio, formazione professionale, d'impresa... cosa cambia ?

Per Malpassi, molti dubbi saranno sciolti in conseguenza dell'esito dell'accordo sulla partita commerciale. Se ci saranno davvero due mondi divisi e separati dovremo considerare il Regno Unito alla stregua di un qualsiasi Paese extracomunitario, rispetto al quale come Unione Europea, eventualmente, in futuro si potranno stabilire degli accordi ad hoc.
Non sembri un paradosso ma anche l'elezione del Presidente degli Stati Uniti, Byden, potrebbe fare la differenza. Narrano le cronache, che Byden, una volta eletto, abbia immediatamente detto a Boris Johnson, in occasione della telefonata di congratulazioni per l'elezione alla Presidenza degli Stati Uniti, che fra le  priorità della Sua Presidenza c'è la decisione di  stabilire un rapporto più saldo con l'Europa.  L'impegno del Presidente americano in controtendenza con le promesse di Trump  di pieno appoggio alla Brexit attraverso favorevoli accordi commerciali, mette, dunque, in difficoltà nel dibattito politico britannico anche il Partito conservatore al Governo, per il cambio radicale dello scenario, rendendo opportuno giungere ad un accordo quanto più positivo possibile con la 'vecchia' Europa"....(14/12/2020-M.F.- ITL/ITNET)

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