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IMMIGRAZIONE - EUROPA/RAZZISMO - CESE: PIANO AZIONE UE CONTRO RAZZISMO XENOFOBIA ED INTOLLERANZA OPPORTUNO E TEMPESTIVO MA TROPPO PRUDENTE A FRONTE SITUAZIONE IN RAPIDO DETERIORAMENTO.
(2021-05-04)
Il CESE ha accolto con favore il piano d'azione dell'UE contro il razzismo 2020-2025 presentato dalla Commissione europea e si augura che possa aiutare l'UE e le istituzioni degli Stati membri a rinnovare i loro sforzi per combattere il razzismo e altre forme di discriminazione strutturale.
Tale piano d'azione è opportuno e tempestivo. L'evoluzione della crisi epidemiologica da COVID-19 ha dato origine a nuove sfide per quanto riguarda l'inclusione e la promozione della diversità. I gruppi già emarginati, come i migranti, hanno dovuto far fronte a gravi difficoltà di natura medica, sociale ed economica. In tempi di crisi, atteggiamenti e comportamenti discriminatori tendono a diffondersi maggiormente.
Anche prima della crisi della COVID-19, la situazione delle minoranze e dei gruppi vulnerabili nell'UE andava già deteriorandosi. Gli atteggiamenti ostili ai migranti sono sempre più dilaganti, promossi da leader e partiti politici che fomentano sentimenti antimusulmani, antiafricani e antiasiatici a fini elettorali. Le minoranze storiche quali i Rom sono diventate sempre più bersaglio di episodi di intolleranza razziale. La popolazione ebraica in Europa vive sentendosi sempre meno al sicuro, rivivendo il doloroso ricordo del feroce antisemitismo che affliggeva il continente europeo prima della Seconda guerra mondiale.
In tale contesto, il piano d'azione mira a semplificare le azioni legislative, politiche e di bilancio. Tuttavia, pur raggruppando tutti gli strumenti disponibili in materia, il piano talvolta sembra mancare di ambizione e profondità storica. Il suo approccio, infatti, è troppo prudente rispetto a una situazione sul campo in rapido deterioramento. Il CESE desidera sottolineare che l'azione volta a combattere la discriminazione, il razzismo, la xenofobia e altre forme di intolleranza a livello europeo è una responsabilità sancita chiaramente dagli atti costitutivi dell'Unione europea. Essa non è facoltativa, pertanto la divisione delle responsabilità tra autorità nazionali e dell'UE non dovrebbe servire da giustificazione per un atteggiamento di acquiescenza e per l'inazione. Nello specifico, preoccupa la difficoltà di convincere tutti gli Stati membri dell'UE a partecipare a questo sforzo e garantire la cooperazione attiva dei diversi organi, istituzioni e organizzazioni a livello nazionale.
Il CESE sostiene l'elaborazione di una nuova normativa per rafforzare il ruolo degli organismi nazionali per la parità.
Inoltre, il CESE incoraggia il Consiglio ad adottare la proposta della Commissione del 2008 volta ad attuare la parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
Si rende opportuna una valutazione globale dell'attuazione di un atto legislativo fondamentale quale la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia mediante il diritto penale.
Lo spazio online sta diventando sempre più un sostituto della sfera pubblica tradizionale ed è anche lo spazio utilizzato da alcuni leader, gruppi e organizzazioni per promuovere atteggiamenti razzisti e discriminatori. In sede di progettazione di politiche e procedure, si dovrebbe porre maggiore enfasi sulla diffusione organizzata dei discorsi di incitamento all'odio e su come affrontarli in modo adeguato.
Purtroppo, durante l'ultimo decennio un numero significativo di gruppi e organizzazioni ha adottato apertamente idee, simboli e azioni che si rifanno al fascismo europeo del periodo tra le due guerre. Negli ultimi dieci anni, questi gruppi e queste organizzazioni hanno progressivamente abbandonato i margini dello spazio pubblico per collocarsi al suo centro, anche attraverso la mobilitazione online. Sono stati incoraggiati anche dagli sviluppi politici registrati al di fuori dell'Europa, dove i governi di grandi Stati hanno assunto posizioni nazionaliste e conservatrici nella loro politica interna ed esterna. Questa nuova mobilitazione dovrebbe essere affrontata in modo adeguato, non solo attraverso azioni legislative e punitive, che potrebbero arrivare troppo tardi, ma anche attraverso azioni dirette e decise che affrontano le cause profonde della radicalizzazione a destra.
Il CESE accoglie con favore il piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali presentato dalla Commissione e si augura che possa sostenere con forza l'uguaglianza nel mercato del lavoro, anche per le persone appartenenti a minoranze razziali o etniche. Il CESE auspica inoltre che gli impegni sociali delle istituzioni dell'UE e degli Stati membri siano mantenuti nella difficile situazione economica creata dall'epidemia di COVID-19.
Il CESE attende con interesse la strategia globale della Commissione sui diritti dei minori, prevista per il 2021. Auspica che la strategia includa azioni volte a combattere il razzismo e la discriminazione, ma anche collegamenti a politiche e risorse che potrebbero mitigare gli effetti negativi dell'epidemia e le perturbazioni che ha causato.
È opportuno un ripensamento generale della politica sanitaria dell'UE e degli Stati membri, con l'obiettivo di garantire l'accesso a servizi di alta qualità per tutte le persone e, in particolare, per coloro che appartengono alle minoranze e ai gruppi vulnerabili. Ciò include un migliore finanziamento dei servizi, lo sviluppo di infrastrutture sanitarie pubbliche in tutte le regioni, in particolare nelle zone più povere, e dei servizi sanitari primari, nonché la fornitura di servizi incentrati sui bisogni e sui diritti dei pazienti. Occorre dedicare particolare attenzione ai diritti, alla dignità e al benessere dei cittadini anziani che si trovano in isolamento nelle case di cura durante la pandemia di COVID-19.
Le radici storiche del razzismo dovrebbero essere oggetto di rinnovato interesse e nuova azione, in particolare nell'istruzione. Sarebbe opportuno elaborare nuovi programmi di studio e nuovi libri di testo e organizzare programmi di formazione per insegnanti ed educatori con il sostegno dell'UE. Si dovrebbe promuovere un approccio interdisciplinare alla storia e al patrimonio europei comuni a livello di istruzione secondaria e terziaria.
Il CESE si unisce alla Commissione nell'incoraggiare tutti gli Stati membri a elaborare e adottare piani d'azione nazionali contro il razzismo e la discriminazione razziale. Solo circa la metà degli Stati membri dispone di tali piani, il che dimostra l'esistenza di livelli diversi di interesse e impegno in materia da parte dei governi nazionali. Il CESE attende con interesse l'individuazione di principi guida comuni per i piani d'azione nazionali, previsti per il 2021, ed è pronto a dare il proprio contributo a tale sforzo.
Il CESE auspica un ulteriore rafforzamento degli sforzi compiuti dalle organizzazioni imprenditoriali e dalle singole imprese per creare e mantenere un ambiente di lavoro inclusivo per i loro dipendenti, a prescindere dal sesso, dall'origine razziale o etnica, dalla religione, dall'età, dalla disabilità o dall'orientamento sessuale. Un ambiente di lavoro inclusivo comporta anche un effettivo dialogo sociale e una solida rappresentanza dei lavoratori. Il CESE attende con interesse il mese delle Carte europee della diversità nel maggio 2021 e il lancio di un kit di strumenti online per aiutare le imprese a valutare la diversità al loro interno e le loro strategie in materia di diversità.
I finanziamenti disponibili a favore delle azioni volte a combattere il razzismo e la discriminazione sembrano essere generosi. Essi comprendono il quadro finanziario pluriennale (QFP), il nuovo programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori, Orizzonte Europa e il nuovo dispositivo per la ripresa e la resilienza. Sulla base di una valutazione generale delle azioni intraprese fino ad ora, i governi degli Stati membri si mostrano poco interessati ad accedere alle diverse risorse a disposizione e a impegnarsi nella lotta contro il razzismo e la discriminazione. Il CESE ritiene che le disposizioni di bilancio, da sole, non siano sufficienti e che sarebbe opportuno istituire un sistema di incentivi.
Il CESE accoglie con favore l'intenzione della Commissione di collaborare con i partiti politici europei, la rete europea di cooperazione in materia elettorale, la società civile e il mondo accademico per incrementare la partecipazione nell'ambito del piano d'azione per la democrazia europea. Il CESE è pronto a contribuire a tale sforzo con la propria prospettiva e competenza.
Incoraggia la Commissione a integrare meglio tra loro i numerosi piani che presentano una significativa sovrapposizione di obiettivi e strumenti. Il CESE suggerisce di integrare tra loro il piano d'azione contro il razzismo, la strategia di attuazione della Carta dei diritti fondamentali, il piano d'azione per la democrazia e la relazione sullo Stato di diritto. Riconoscendo il fatto che tali piani d'azione rappresentano ambiti politici distinti, sarebbe inoltre opportuno identificare elementi comuni e sinergie.
Uno dei pilastri delle politiche efficaci in materia di democrazia, Stato di diritto e protezione dei diritti umani è costituito da una società civile vivace, ben organizzata e assertiva, che agisca a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale ed europeo. Pertanto, il CESE esorta la Commissione a elaborare una strategia globale per la società civile europea al fine di aiutarla a perseguire la sua missione democratica.
Osservazioni generali:
Lottare contro il razzismo e la discriminazione razziale attraverso la legislazione: riesame e azione
Il CESE incoraggia la Commissione ad avviare quanto prima una valutazione esaustiva del quadro giuridico esistente. Il monitoraggio del recepimento e dell'attuazione della normativa dell'UE è fondamentale per garantire un'azione efficace contro la discriminazione. Il CESE incoraggia la Commissione a includere in tale valutazione le posizioni delle organizzazioni della società civile, delle parti sociali e delle comunità locali impegnate in prima linea, nonché degli organismi nazionali per la parità. Inoltre, è opportuno coinvolgere le organizzazioni che lavorano direttamente con i gruppi interessati.
Il CESE attende con interesse la relazione di monitoraggio sull'attuazione della direttiva sull'uguaglianza razziale prevista per il 2021 e si compiace della possibilità che tale documento si concentri sulla regolamentazione dell'attività di contrasto. Incoraggia inoltre la Commissione a ricorrere in modo proattivo alle procedure di infrazione, ove necessario.
Il CESE sostiene l'elaborazione di una nuova normativa per rafforzare il ruolo degli organismi nazionali per la parità. Esprime rammarico per il fatto che istituzioni così importanti, responsabili di fornire assistenza indipendente alle vittime di discriminazione, promuovere l'uguaglianza, svolgere inchieste indipendenti e pubblicare relazioni e raccomandazioni indipendenti, abbiano strutture di potere e funzioni così diverse. È della massima importanza ripensare e rafforzare ulteriormente i loro ruoli.
Inoltre, il CESE incoraggia il Consiglio ad adottare la proposta della Commissione del 2008 volta ad attuare la parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
Si rende opportuna una valutazione globale dell'attuazione di un atto legislativo fondamentale quale la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia mediante il diritto penale. Come affermato in tale proposta, la misura in cui i codici penali nazionali configurano, giustamente, l'incitamento all'odio e i crimini generati dall'odio come reati desta gravi preoccupazioni, che sono condivise anche dal CESE.
Particolarmente preoccupante è il dilagare dell'incitamento all'odio online. Sebbene la decisione quadro imponga agli Stati membri di perseguire penalmente l'istigazione pubblica alla violenza o all'odio basati sul colore della pelle, la religione, l'ascendenza, la razza o l'origine etnica, l'attuazione della normativa presenta notevoli carenze. Le autorità nazionali devono prendere in considerazione il principio della libertà di parola e definire in modo più dettagliato il contenuto dei comportamenti illegali online. Allo stesso tempo, devono cooperare con le piattaforme informatiche per regolamentare l'accesso e stabilire regole più chiare per la moderazione e la rimozione dei contenuti. Sono stati compiuti progressi in materia di adeguamento volontario da parte dei fornitori di piattaforme e di rimozione di contenuti illegali, tuttavia occorre uno sforzo continuo per rimanere al passo con gli sviluppi degli spazi online.
Lo spazio online sta diventando sempre più un sostituto della sfera pubblica tradizionale. È qui che si svolge la maggior parte dell'interazione sociale, per tutta una serie di bisogni e obiettivi: acquisto di beni e servizi, intrattenimento, informazione, istruzione, consumo di contenuti culturali, mobilitazione civica e politica. È uno spazio di grandi dimensioni, in cui lo sviluppo della tecnologia e dei servizi dilata i confini della socialità e delle interazioni. È anche lo spazio preferito dai leader e gruppi politici e dalle organizzazioni politiche per promuovere i propri valori e ideologie, interagire con il pubblico e chiamarlo all'azione. Alcuni di essi pongono al centro della loro azione e mobilitazione politica atteggiamenti razzisti e discriminatori. In sede di concezione di politiche e procedure, si dovrebbe porre maggiore enfasi sulla diffusione organizzata dei discorsi di incitamento all'odio e su come affrontarli in modo adeguato.
Purtroppo, durante l'ultimo decennio un numero significativo di gruppi e organizzazioni ha adottato apertamente idee, simboli e azioni che si rifanno al fascismo europeo del periodo tra le due guerre. Tra questi vi sono partiti rappresentati nei parlamenti nazionali, partiti extraparlamentari, movimenti politici e milizie, tutti radicati in una cultura politica di odio e discriminazione. Negli ultimi dieci anni, questi gruppi e queste organizzazioni hanno progressivamente abbandonato i margini dello spazio pubblico per collocarsi al suo centro, anche attraverso la mobilitazione online. Sono stati incoraggiati anche dagli sviluppi politici registrati al di fuori dell'Europa, dove i governi di grandi Stati hanno assunto posizioni nazionaliste e conservatrici nella loro politica interna ed estera. Questa nuova mobilitazione dovrebbe essere affrontata in modo adeguato, non solo attraverso azioni legislative e punitive, che potrebbero arrivare troppo tardi, ma anche attraverso azioni dirette e decise che affrontano le cause profonde della radicalizzazione a destra.
Come affermato nella proposta, alcuni Stati membri hanno adottato misure per mettere al bando i gruppi razzisti e i loro simboli, spesso nel quadro di leggi sui reati generati dall'odio, sull'incitamento all'odio o sul terrorismo, oppure hanno reso penalmente perseguibili la negazione dei crimini contro l'umanità e/o commessi nel periodo nazi-fascista e la propaganda a favore dei gruppi terroristici. Si tratta di un passo nella giusta direzione, tuttavia occorre adottare azioni ulteriori. Tutti i paesi dovrebbero definire una risposta nazionale all'estremismo violento e l'approccio da adottare dovrebbe essere agevolato da un'azione comune a livello dell'UE. Il CESE attende con interesse la relazione della Commissione sulle risposte nazionali all'estremismo violento. Il CESE incoraggia la Commissione a lavorare a stretto contatto non solo con le autorità di contrasto, che di norma sono incaricate del monitoraggio dell'estremismo violento, ma anche con gli organismi nazionali per la parità, gli enti di vigilanza indipendenti, le organizzazioni della società civile, comprese le comunità religiose, le parti sociali, i media e le università. Il CESE è pronto a contribuire col proprio bagaglio di esperienza allo sviluppo di piani comuni dell'UE per combattere l'estremismo violento. Le azioni dovrebbero essere rivolte non solo ai casi di estremismo violento evidente e in fase avanzata, ma anche alle cause profonde e agli ambienti che hanno favorito la radicalizzazione e l'azione.
Il CESE incoraggia tutti gli Stati membri a prendere in considerazione la possibilità di ratificare senza indugio la Convenzione 190 (2019) dell'Organizzazione internazionale del lavoro, il primo atto internazionale che condanna in modo univoco ogni forma di violenza e molestia nel mondo del lavoro, e che ha pertanto un'incidenza sulle molestie e le discriminazioni basate sulla razza, sul genere e di ogni altro tipo.
Al di là della legislazione dell'UE: fare di più per lottare contro il razzismo nella vita di tutti i giorni
Il CESE accoglie con favore la nuova attenzione rivolta alla lotta contro la discriminazione da parte delle autorità di contrasto. Queste ultime lavorano ogni giorno all'interno delle società europee e potrebbero essere gli attori chiave nella lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione. Purtroppo, l'istruzione e la formazione del personale delle autorità di contrasto solitamente non comprende argomenti come la democrazia, la protezione dei diritti umani e la discriminazione. Talvolta, sono proprio gli agenti delle forze dell'ordine a sviluppare atteggiamenti razzisti, xenofobi e discriminatori e, nella peggiore delle ipotesi, sono perfino collegati a gruppi esterni che promuovono tali idee. Il CESE accoglie con favore il lavoro svolto dall'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) e dall'Agenzia per la formazione delle autorità di contrasto (CEPOL) al fine di sviluppare risorse e strumenti per la formazione, anche se non è sufficiente. Il numero dei potenziali destinatari di tale istruzione e formazione è nell'ordine delle centinaia di migliaia di persone. Pertanto, è opportuno rafforzare notevolmente la cooperazione con gli istituti di formazione nazionali, dedicando maggiori risorse alla formazione nazionale e a livello dell'UE. La FRA e la CEPOL possono inoltre incoraggiare gli istituti di formazione nazionali a cooperare con le organizzazioni della società civile e le università per un miglior adattamento dei contenuti formativi alle specificità nazionali.
Il CESE accoglie con favore il forte impegno della Commissione rivolto a combattere la discriminazione e le disuguaglianze nell'accesso all'occupazione, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e agli alloggi attraverso programmi strategici e di finanziamento. Il CESE accoglie pertanto con favore il piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali presentato dalla Commissione e si augura che possa sostenere con forza l'uguaglianza nel mercato del lavoro, anche per le persone appartenenti a minoranze razziali o etniche. Auspica inoltre che gli impegni sociali delle istituzioni dell'UE e degli Stati membri siano mantenuti nella difficile situazione economica creata dall'epidemia di COVID-19.
Il CESE accoglie con favore l'intenzione di utilizzare Next Generation EU, lo strumento di assistenza tecnica e il bilancio generale per il 2021-2027 per promuovere l'inclusione sociale, garantire le pari opportunità per tutti e combattere la discriminazione. La crisi della COVID-19, che ha un impatto sproporzionato sulle persone che appartengono alle minoranze e ai gruppi vulnerabili, ha creato la necessità di sviluppare infrastrutture e garantire parità di accesso al mercato del lavoro, all'assistenza sanitaria e sociale, agli alloggi e a un'istruzione e formazione di qualità, non segregata e inclusiva.
La crisi della COVID-19 ha esacerbato i problemi delle minoranze e dei gruppi vulnerabili in relazione al mercato del lavoro. Le persone provenienti da un contesto minoritario incontrano difficoltà a trovare un lavoro e, anche laddove ne avessero uno, a essere retribuite conformemente al loro livello di istruzione e competenza. L'effetto economico della pandemia, che ha determinato licenziamenti su larga scala e un ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro e della retribuzione, sta colpendo più duramente i gruppi vulnerabili e minoritari. Il CESE attende con interesse il piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali per affrontare efficacemente le discriminazioni nel settore dell'occupazione.
La COVID-19 ha avuto un effetto negativo anche sull'istruzione. La chiusura delle scuole nel 2020, che proseguirà con ogni probabilità anche nel 2021, ha perturbato un processo educativo già scarsamente inclusivo. Anche prima della pandemia, i bambini e i giovani appartenenti alle minoranze e ai gruppi vulnerabili abbandonavano presto gli studi scolastici o non partecipavano appieno al processo educativo. Anche quando partecipavano all'istruzione, i bambini provenienti da un contesto minoritario erano soggetti a discriminazione e atti di bullismo, fatto, questo, non pienamente riconosciuto dalla proposta della Commissione europea. Le scuole non sono soltanto degli istituti di istruzione; al loro interno e nel loro contesto vengono forniti diversi servizi, dall'alimentazione al monitoraggio della salute e all'assistenza sanitaria, fino alla prevenzione di abusi familiari e da parte della comunità. Lo spostamento dell'istruzione in modalità da remoto era una soluzione dettata dall'emergenza. In molti casi, questo ha creato un ulteriore ostacolo per i bambini appartenenti alle minoranze e ai gruppi vulnerabili, poiché non disponevano di dispositivi adeguati e di una connessione a Internet. Non appena le scuole potranno essere riaperte, occorre intraprendere un'azione diretta e decisa per avviare l'insegnamento di sostegno e riprendere la fornitura dei servizi. Il CESE attende con interesse la strategia globale della Commissione sui diritti dei minori, prevista per il 2021. Auspica che la strategia includa azioni volte a combattere il razzismo e la discriminazione, ma anche collegamenti a politiche e risorse che potrebbero mitigare gli effetti negativi dell'epidemia e le perturbazioni che ha causato.
Il CESE accoglie con favore il lavoro svolto dalla rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione e auspica che le sue attività siano ulteriormente sostenute e sviluppate, in particolare per quanto riguarda l'istruzione.
La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto significativo anche dal punto di vista sanitario. Le disuguaglianze in materia di salute che colpiscono le persone appartenenti a minoranze razziali o etniche sono peggiorate. Il CESE incoraggia la piattaforma per la politica sanitaria dell'UE a rispondere pienamente alla questione della riduzione delle disuguaglianze basate sulla razza o sull'origine etnica. L'UE deve impegnarsi molto di più per garantire che i cittadini europei e le persone che risiedono nell'UE abbiano accesso a servizi medici di qualità, durante e dopo la pandemia. Occorre lodare e incoraggiare gli sforzi compiuti dall'UE per fornire attrezzature mediche e, nella fase successiva, l'accesso ai vaccini. Tuttavia, solo un ripensamento completo della politica sanitaria dell'UE e degli Stati membri può risolvere il problema dell'accesso e della qualità a medio e lungo termine per tutte le persone e in particolare per quelle appartenenti alle minoranze e ai gruppi vulnerabili. Ciò include un migliore finanziamento dei servizi, lo sviluppo di infrastrutture sanitarie pubbliche in tutte le regioni, in particolare nelle zone più povere, e dei servizi sanitari primari nonché la fornitura di servizi incentrati sui bisogni e sui diritti dei pazienti.
Sono necessarie altresì ulteriori azioni in relazione agli alloggi. Come affermato nella proposta, la discriminazione sul mercato degli alloggi rafforza la segregazione, innescando una reazione a catena in termini di opportunità di istruzione o di occupazione e, nel caso di famiglie con figli, ha un impatto fortemente negativo sullo sviluppo dei bambini. L'epidemia di COVID-19 ha evidenziato la necessità di intraprendere azioni per migliorare le condizioni degli alloggi. La prevenzione dell'infezione e delle forme gravi della malattia dipende dalle condizioni di salute generali, ma anche dall'accesso all'acqua e alle infrastrutture igienico-sanitarie. Il problema della segregazione abitativa, in particolare nelle zone più povere, dovrebbe ricevere attenzione prioritaria. Sebbene attraverso la politica di coesione siano disponibili fondi per sostenere azioni anti-segregazione nel settore degli alloggi e garantire l'accesso a servizi di interesse generale inclusivi e di qualità, non è chiaro se le autorità nazionali e locali siano disposte ad accedervi.
Il razzismo strutturale: affrontare il problema di fondo
Combattere gli stereotipi e sensibilizzare ai precedenti storici sono azioni della massima importanza per avere un continente libero dal razzismo e dalla discriminazione. Le radici storiche del razzismo dovrebbero essere oggetto di rinnovato interesse e nuova azione, in particolare nell'istruzione. Il CESE accoglie con favore le attività del Consiglio d'Europa a favore della storia e del suo insegnamento. Tuttavia, gli strumenti offerti non sono utilizzati in modo sistematico per insegnare la storia su vasta scala. È opportuno intraprendere azioni più coordinate e decise in tale direzione. Sarebbe opportuno elaborare nuovi programmi di studio e nuovi libri di testo e organizzare programmi di formazione per insegnanti ed educatori con il sostegno dell'UE. Si dovrebbe promuovere un approccio interdisciplinare alla storia e al patrimonio europei comuni a livello di istruzione secondaria e terziaria. L'attenzione rivolta all'istruzione, sia formale che informale, è il fondamento di qualsiasi politica efficace contro il razzismo e la discriminazione.
Anche il ruolo svolto dal settore creativo, che fa da ponte tra i diversi gruppi sociali, è molto importante. Empatia e solidarietà sono valori alla base di una società inclusiva. Il CESE accoglie quindi con favore l'attenzione rivolta da Europa creativa e da altri programmi a progetti che cercano di eliminare le barriere e che incoraggiano l'inclusione sociale e la partecipazione dei gruppi sottorappresentati e svantaggiati.
Inoltre, è il momento opportuno per collaborare con il mondo del giornalismo. Il CESE sostiene l'impegno della Commissione rivolto a sviluppare una serie di seminari sugli stereotipi razziali ed etnici rivolti a giornalisti, membri di organizzazioni della società civile e rappresentanti delle minoranze razziali o etniche. Il CESE è pronto a contribuire a tali sforzi.
Il CESE esorta la Commissione e gli Stati membri a lavorare a una metodologia comune per la raccolta dei dati pertinenti, compresi i dati disaggregati per origine etnica e razziale. La metodologia dovrebbe seguire i principi indicati dalla Conferenza mondiale delle Nazioni Unite del 2002 contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza a essi connessa e dal programma d'azione di Durban; nelle statistiche demografiche si dovrebbero raccogliere, con il consenso esplicito degli intervistati, dati disaggregati, basati sull'autoidentificazione e conformi alle norme in materia di diritti umani a tutela della vita privata. Il CESE ritiene che il lavoro svolto dall'Agenzia per i diritti fondamentali nel campo della raccolta dei dati non sia sufficiente e che sforzi analoghi debbano essere attuati a livello degli Stati membri.
Nell'ottica di promuovere un contesto di tolleranza interculturale, il CESE sottolinea l'importanza delle buone pratiche, in termini di interazione con il livello locale (città) e il livello di vicinato o di comunità, dove il razzismo strutturale è interconnesso con la vita e il lavoro quotidiani.
Un quadro di riferimento efficace: avvalersi appieno degli strumenti dell'UE
Il CESE si unisce alla Commissione nell'incoraggiare tutti gli Stati membri a elaborare e adottare piani d'azione nazionali contro il razzismo e la discriminazione razziale. Solo la metà circa degli Stati membri dispone di tali piani, il che dimostra l'esistenza di livelli diversi di interesse e impegno in materia da parte dei governi nazionali. Il CESE attende con interesse l'individuazione di principi guida comuni per i piani d'azione nazionali, previsti per il 2021, ed è pronto a dare il proprio contributo in tal senso. Le linee strategiche evidenziate nell'attuale piano d'azione (legislazione contro la discriminazione e ruolo degli organismi per la parità; incitamento all'odio e reati generati dall'odio; pratiche illecite di profilazione da parte delle autorità di contrasto; rischi legati alle nuove tecnologie; stereotipi e consapevolezza storica; parità di accesso all'istruzione, all'occupazione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio; integrazione delle questioni di parità a livello nazionale; coinvolgimento dei livelli regionale e locale; finanziamenti per combattere il razzismo; raccolta di dati e dialogo con la società civile) sono ben strutturate e complete. Nello specifico, preoccupa la difficoltà di convincere tutti gli Stati membri dell'UE a partecipare a questo sforzo e garantire la cooperazione attiva dei diversi organi, istituzioni e organizzazioni a livello nazionale.
Il CESE auspica un ulteriore rafforzamento degli sforzi compiuti dalle organizzazioni imprenditoriali e dalle singole imprese per creare e mantenere un ambiente di lavoro inclusivo per i loro dipendenti, a prescindere dal sesso, dall'origine razziale o etnica, dalla religione, dall'età, dalla disabilità o dall'orientamento sessuale. Un ambiente di lavoro inclusivo comporta anche un effettivo dialogo sociale e una solida rappresentanza dei lavoratori. Il CESE attende con interesse il mese delle Carte europee della diversità nel maggio 2021 e il lancio di un kit di strumenti online per aiutare le imprese a valutare la diversità al loro interno e le loro strategie in materia di diversità.
Il CESE sostiene pienamente l'impegno della Commissione è far sì che la lotta contro la discriminazione per motivi specifici – e la loro intersezione con altri motivi di discriminazione, quali il sesso, la disabilità, l'età, la religione o l'orientamento sessuale – sia integrata in tutte le politiche, in tutti gli atti legislativi e in tutti i programmi di finanziamento dell'UE.
I finanziamenti disponibili a favore delle azioni volte a combattere il razzismo e la discriminazione sembrano essere generosi. Essi comprendono il quadro finanziario pluriennale (QFP), il nuovo programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori, Orizzonte Europa e il nuovo dispositivo per la ripresa e la resilienza. Sulla base di una valutazione generale delle azioni intraprese fino ad ora, i governi degli Stati membri si mostrano poco interessati ad accedere alle diverse risorse a disposizione e a impegnarsi nella lotta contro il razzismo e la discriminazione. Il CESE ritiene che le disposizioni di bilancio, da sole, non siano sufficienti e che sarebbe opportuno istituire un sistema di incentivi. Tra le ragioni principali di questo scarso interesse potrebbero esservi il carattere politico delicato delle azioni da intraprendere e la mobilitazione politica di leader, organizzazioni e gruppi radicali contro tali azioni.
La lotta al razzismo e alla discriminazione nelle politiche esterne è anch'essa una priorità, in particolare in un mondo gravemente colpito dall'epidemia di COVID-19. Il CESE auspica che i valori dell'antirazzismo, della non discriminazione e dell'uguaglianza siano pienamente sostenuti attraverso lo strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale, in collaborazione con i governi, le organizzazioni della società civile e le parti sociali dei paesi partner.
L'azione positiva dell'UE: ascoltare e agire
La partecipazione democratica e la rappresentanza dei gruppi a rischio di emarginazione, come le persone appartenenti a minoranze razziali o etniche, non è ancora sufficiente nella maggior parte d'Europa. Pertanto, il CESE accoglie con favore l'intenzione della Commissione di collaborare con i partiti politici europei, la rete europea di cooperazione in materia elettorale e la società civile per incrementare la partecipazione nell'ambito del piano d'azione per la democrazia europea. Il CESE è pronto a contribuire a tale sforzo con la propria prospettiva e competenza. Una delle priorità da perseguire sarebbe quella di rimuovere i diversi problemi di natura giuridica e amministrativa, le barriere all'accessibilità e le difficoltà istituzionali incontrate dalle persone pronte a impegnarsi nell'attività politica a tutti i livelli. Un'altra priorità sarebbe collaborare con i partiti e incoraggiarli a costituire collegi politici più diversificati e inclusivi e promuovere leader e candidati appartenenti a minoranze o a gruppi vulnerabili.
Il CESE accoglie con favore l'impegno della Commissione a incontrare regolarmente le organizzazioni della società civile e le parti sociali che operano nella lotta contro il razzismo a livello europeo, nazionale e locale per valutare i progressi compiuti. Il CESE è pronto a partecipare a tale dialogo. È importante coinvolgere i soggetti religiosi in questo processo.
Il CESE accoglie con favore la prevista nomina di un coordinatore antirazzismo da parte della Commissione. Il coordinatore interagirà con gli Stati membri, il Parlamento europeo, le organizzazioni della società civile, le parti sociali e il mondo accademico per rafforzare le risposte politiche in materia di lotta al razzismo.
Il CESE attende con interesse il vertice contro il razzismo programmato dalla Commissione. Tale vertice si terrà in concomitanza con la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale, il 21 marzo 2021, e questa ricorrenza sarà celebrata ogni anno dalla Commissione.
Il CESE accoglie con favore l'attività della Commissione volta a promuovere la diversità e garantire un ambiente di lavoro inclusivo e non discriminatorio per tutte le persone, indipendentemente dall'origine razziale o etnica o dal colore della pelle, in quanto definisce un ottimo standard per il funzionamento delle altre istituzioni dell'UE. (04/05/2021-ITL/ITNET)
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