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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ARCHEOLOGIA - IN MOSTRA TESORI SCONOSCIUTI DEI MUSEI REALI DI TORINO E PRESTITI UNICI PER RESTITUIRE ALL'ISOLA DI CIPRO LA SUA IDENTITA'"

(2021-07-20)

Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale "Cipro. Crocevia delle civiltà", ospitata nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino fino al 9 gennaio 2022, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, con il patrocinio della Città di Torino e della Regione Piemonte e il sostegno di Fondazione CRT, Reale Mutua, Giubileo e Ribes Solutions.

Curata da Luca Bombardieri, docente del Dipartimento Studi Umanistici dell'Università di Torino, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali, è un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, è il centro del più importante mare dell’antichità, crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo.

La mostra si delinea intorno alla più importante collezione cipriota italiana, quella dei Musei Reali di Torino, ad oggi largamente inedita, ed è arricchita da prestiti unici per la prima volta in Italia provenienti da illustri istituzioni straniere, tra cui il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, il Medelhavetmuseet di Stoccolma, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e il Museo di Cipro a Nicosia.

Le collezioni cipriote dei Musei Reali di Torino costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei. Il Museo di Antichità conta infatti più di 1.000 reperti, frutto di donazioni avvenute a partire dal 1847 sotto il console del Regno di Sardegna Marcello Cerruti prima e soprattutto grazie agli scavi condotti da Luigi Palma di Cesnola, console americano sull’isola ma nato a Rivarolo, in provincia di Torino. Tale raccolta è paragonabile per importanza scientifica e varietà alla grande collezione del Museo Egizio di Torino, di cui rappresenta un ideale contraltare mediterraneo. La raccolta torinese - la più antica fuori dall’isola e probabilmente anche la più completa in termini cronologici - costituisce nel contempo l’alter ego della collezione cipriota allestita al Metropolitan Museum of Art di New York dallo stesso Luigi Palma di Cesnola, in veste di primo direttore.

“Con Cipro. Crocevia delle civiltà i Musei Reali compiono un passo determinante nel campo della ricerca e intorno ad un segmento molto significativo delle collezioni di archeologia legate all’eredità dei Savoia - dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali -. Nonostante i ritardi e le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, la mostra viene ora proposta al pubblico in una configurazione fedele al progetto originario, grazie soprattutto alla disponibilità dei musei e degli enti prestatori, che hanno assicurato una preziosa continuità di collaborazione. A loro, e, insieme, all’Università di Torino, va il nostro più sincero ringraziamento per aver creduto in questo progetto e per averlo sostenuto anche nei lunghi mesi di incertezza che hanno accompagnato la sua gestazione”.

Soltanto negli ultimi decenni, i recenti studi archeologici hanno permesso di restituire all’isola la sua identità, il suo ruolo determinante nel commercio mediterraneo e il suo percorso di sviluppo millenario. Cipro fu, infatti, una tappa fondamentale per la navigazione antica: dall’età del Bronzo in avanti conferma il suo ruolo nodale nei contatti con il Vicino Oriente, prima con la presenza dei Fenici, poi con le dominazioni assira, egizia e persiana fino a quella romana. L’eredità cipriota appare come un insieme di modelli e influenze differenti, lingue e conoscenze, che si armonizzano in una cultura del tutto originale e fortemente distintiva.

La civiltà cipriota rivive attraverso le sculture lapidee e in terracotta, le ceramiche e gli alabastri, i vetri, i metalli, le lucerne e i gioielli, oltre a specchi, epigrafi, sigilli e monete in mostra negli spazi delle Sale Chiablese. Qui l’esposizione si modula su un percorso che parte dal collezionismo e dalla ricerca erudita ottocentesca a Torino e in Europa, delineando il contesto culturale che ha portato al formarsi dell’importante collezione del Museo di Antichità, e ritorna nella capitale sabauda con i più recenti aggiornamenti e linee di ricerca dell’archeologia scientifica attuale.

Sette sezioni tematiche permettono di inquadrare i materiali nella storia e nel mito legato all’isola, non solo ripercorrendo cronologicamente le vicende che hanno portato dai primi stanziamenti preistorici alla formazione delle città-stato e al periodo dei grandi imperi, ma anche esplorando i culti, i simboli e le ritualità tipiche così come le contaminazioni tra lingue, scritture e potere. Un’attenzione particolare sarà dedicata al ruolo della donna in tutte le sue espressioni - madre, sacerdotessa, dea (in particolare Afrodite) - con statue, gioielli e dipinti provenienti dalla Galleria Sabauda, che dialogano con le raffigurazioni più antiche definendo nuovi significati.
Installazioni multimediali interattive ed esperienze multisensoriali che coinvolgono olfatto e udito arricchiscono la visita, che si conclude con il ritorno a Torino, luogo di partenza e insieme di arrivo di un viaggio che nella sua parte finale si concentra su quanto scoperto e messo in luce dalle più recenti missioni italiane a Cipro. Un contributo che consente di riscontrare l’evoluzione della disciplina archeologica attraverso ricostruzioni 3D e strumentazioni informatiche, interagendo attraverso esperienze tattili che guidano alla comprensione dell’archeologia come concepita oggi.

Tra i pezzi più significativi esposti in questa affascinante mostra a cavallo tra mito e realtà si evidenziano alcuni reperti conservati presso il Museo di Antichità, tra cui una testa di divinità o sacerdotessa di piccole dimensioni, in terracotta, risalente al 625-550 a.C.; un unguentario a forma di dattero, in vetro, della prima età imperiale, contenente probabilmente una sostanza oleosa a base del frutto tropicale; e una statua della dea (Afrodite) assisa in trono, arrivata a Torino nel marzo del 1847, il cui corpo e testa risalgono a età diverse, montate insieme secondo un uso caratteristico del collezionismo antiquario dell’epoca. Arriva invece da Vienna la statua di dea assisa in trono del periodo cipro-arcaico, in prestito dal Kunsthistorisches Museum, mentre dal The Metropolitan Museum of Art di New York una statua votiva in abito assiro, in calcare, datata tra 550–525 a.C., per la prima volta esposta al pubblico.

Largo spazio, infine, sarà dedicato anche alle collaborazioni con le istituzioni italiane e piemontesi, in particolare: il Museo Egizio di Torino; l’Accademia delle Scienze di Torino; l’Archivio Storico, il Museo di Anatomia e il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino; e il Museo Camillo Leone di Vercelli oltre al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

“I Musei Reali si cimentano con una grande mostra internazionale di archeologia, tema che manca da oltre un decennio sullo scenario torinese, e lo fanno con un racconto trasversale e corale - spiegano i curatori Elisa Panero e Luca Bombardieri -. Nell’immaginario antico Cipro è indissolubilmente legata ad Afrodite. La nascita della Dea e il rapporto che instaura con la sua isola d’elezione hanno formato, attraverso i secoli e le diverse forme dell’espressione letteraria ed artistica, un’immagine di Cipro così forte da travalicare il mito ed influenzare la nostra moderna percezione della storia di quest’isola. Ma Cipro va oltre la sua Dea. La moderna ricerca archeologica ha permesso di restituirle la sua dimensione di cuore e crocevia del Mediterraneo e il suo ruolo di fulcro di un orizzonte che si allarga a tutto il Mediterraneo. Un ponte e un porto, ai quali auspichiamo possa approdare il pubblico torinese, italiano e internazionale con la curiosità di esplorare le origini della nostra identità europea”. (20/07/2021-ITL/ITNET)

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