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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - GRANDE ESTATE CON L'ARTE ITALIANA : UNA CALEIDOSCOPICA RASSEGNA
(2021-08-06)
Il fresco è garantito dall’aria condizionata. Il piacere è assicurato dalle opere che si vanno ad ammirare, spesso in luoghi bellissimi. Ecco quindi alcune proposte per una estate al fresco e con la bellezza del sapere e del vedere. I lidi romagnoli sono simbolo di vacanza al mare. Ma perché, dopo o prima della spiaggia, non dedicare una attenzione anche a Dante, nel suo Settimo Centenario? Lo si può ben fare a Ravenna, città per altro tra le più affascinati d’Italia. Con un doveroso omaggio alla Tomba del Poeta e, accanto ad essa, nei Chiostri Francescani, “Dante nell’arte dell’Ottocento. Un’esposizione degli Uffizi a Ravenna. Dante in esilio” (sino al 5 settembre). La presentazione dell’opera di Annibale Gatti è frutto del protocollo di collaborazione pluriennale di Ravenna e gli Uffizi. Il documento prevede prestigiosi prestiti per la mostra “Dante. Gli occhi e la mente. Le Arti al tempo dell’esilio” e la concessione – in deposito a lungo periodo – di un nucleo di opere ottocentesche dedicate al Poeta, da esporre a Ravenna nell’ambito del progetto Casa Dante. Inoltre ogni anno, in concomitanza con l’annuale cerimonia del dono dell’olio da parte della città di Firenze, gli Uffizi presteranno alla città di Ravenna un’opera a tema dantesco. La prima è appunto il “Dante in esilio” del Gatti. A testimoniare il profondo legame tra Firenze, città natale del sommo poeta, e Ravenna, città che lo accolse e suo “ultimo rifugio” interviene, alla Biblioteca Classense, la mostra “Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante”. Racconta e documenta le celebrazioni tenutesi 100 anni fa e che, come si può facilmente intuire, ebbero una valenza nazionale importantissima. Esposti libri, manifesti, fotografie, dipinti, manoscritti e numerosi oggetti d’arte conferiti come omaggio a Dante e alla città di Ravenna. Ciascuno degli oggetti, testimonianze della storia “ufficiale”, offre spunti per raccontare anche storie particolari, spesso sconosciute al grande pubblico e a volte sorprendenti”.
Nel parmense, imperdibile la proposta di un altro luogo monumento d’eccezione: la Reggia di Colorno. Dove, sino al 19 settembre, sono esposte “Le Porcellane dei Duchi di Parma. Capolavori delle grandi manifatture del ‘700 europeo”. Dal Palazzo del Quirinale, per lo spazio di questa mostra, eccezionalmente tornano alla Reggia di Colorno le preziosissime porcellane che Maria Luisa di Francia e il Consorte Filippo di Borbone qui utilizzavano per i Ricevimenti Ducali. Altre, ed altrettanto preziose, porcellane delle manifatture di Meissen, Sèvres, Vincennes, Chantilly e Doccia, torneranno “a casa” dalle Gallerie degli Uffizi, dal Museo della Villa Medicea di Poggio di Caiano, dai Musei Reali di Torino, dalla Pilotta di Parma, dalla Fondazione Cariparma, accompagnate da documenti concessi dall’ Archivio di Stato.
Nel capoluogo Parma, al Complesso Monumentale della Pilotta, sino al 26 settembre, “Fornasetti. Theatrum Mundi”, che mette in dialogo le architetture e le opere della Pilotta con l’immaginario di Piero e Barnaba Fornasetti, creando un vero e proprio ‘teatro del mondo’: una rete di rimandi iconografici e suggestioni culturali infonde nuove chiavi di lettura agli oggetti e alle immagini in mostra, rendendone visibile lo spessore e regalando nuove ed emozionanti implicazioni.
Di gran classe due appuntamento con l’arte antica, il primo ad Urbino e il secondo ad Udine, entrambe sino al 12 settembre. Nella capitale del Montefeltro, in Palazzo Ducale, “Sul filo di Raffaello. Impresa e fortuna nell’arte dell’arazzo”, una mostra mai prima tentata, che indaga, con prestiti di assoluta eccezione, la fortuna di Raffaello nell’arte tessile, e specificamente nella grande arazzeria. Produzione cui Raffaello sovrintese e intervenne in prima persona, affiancato dalle sue maestranze, dalla sua “impresa”, appunto. “Fortuna” ad indicare le opere nate da quella che fu una vera e propria corsa a possedere ed esporre, sia pure nella riproposizione su arazzo, testimonianze dei grandi capolavori del Sommo Pittore. “Moda” che si sviluppò ovunque, ma soprattutto in Francia.
Lavorò con l’Urbinate “Zvan da Vdene Fvrlano. Giovanni Da Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487-1561)” in mostra ad Udine alle Gallerie del Castello. Raffaello lo volle al suo fianco nella Loggia di Psiche alla Farnesina e nell’impresa delle Logge vaticane, Michelangelo lo teneva in alto conto, Clemente VII si affidò a lui per delicati interventi di restauro e decorazione sia a Roma che a Firenze. Giovanni Ricamatore, o meglio Giovanni da Udine, “Furlano”, come si firmò all’interno della Domus Aurea, riuniva in sé l’arte della pittura, del disegno, dell’architettura, dello stucco e del restauro. Il tutto a livelli di grande eccellenza. E finalmente, al Castello di Udine, una grande mostra indaga l’opera di questo vero protagonista del Rinascimento.
Fino al 15 settembre l’appuntamento, al Museo Nivola di Orani (Nuoro), con Peter Halley, figura chiave del Neo Concettualismo americano affermatosi negli anni Ottanta. L’artista statunitense ha realizzato al Nivola un progetto site-specific diretto a trasformare lo spazio espositivo del museo, un antico lavatoio pubblico dalle forme e proporzioni simili ad una chiesa. Halley riveste interamente l’ambiente con le sue composizioni digitali, creando un’esplosione di colore fluo che investe il visitatore, producendo un forte contrasto con il candore abbagliante del cortile e degli edifici del museo.
C’è tutto il tempo (sino al 18 giugno 2022), sempre in Sardegna, ma stavolta a Sassari, al Nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” per ammirare (verbo del tutto appropriato) “Sulle tracce di Clemente”. In questa mostra – istallazione, una selezione dell’immenso patrimonio etnografico (abiti, vestiti, gioielli, manufatti artistici) del Museo Sanna, insieme a reperti archeologici e a testimonianze di arte moderna e contemporanea, suggeriscono un dialogo tra origini antiche, tradizione e attualità, tra memoria e presente. A firmare l’allestimento e, ancora prima, all’ideazione della mostra è lo stilista Antonio Marras. E a sortirne è un percorso assolutamente affascinate. Dove associazioni, opposizioni, accostamenti, intersezioni, confronti, richiami, assonanze, collaborazioni, voci diverse sono parole chiave.
A Feltre, nel bellunese, alla Galleria d’arte moderna «Carlo Rizzarda» è esposta la “Collezione di vetri veneziani Carla Nasci – Ferruccio Franzoia”. Occasione imperdibile per ammirare, insieme, in un intrigante connubio di forza e fragilità, i capolavori in ferro battuto di Carlo Rizzarda si aggiungono orai preziosi vetri d’autore della Collezione Carla Nasci-Ferruccio Franzoia: oltre 800 pezzi che spaziano dal XVIII secolo alla contemporaneità, con uno speciale focus sulla produzione muranese e, in particolare, sui grandi “creativi” del vetro. Scarpa e Zecchin, innanzitutto. Con Martinuzzi, Buzzi, Tyra Lundgren, Paolo Venini, Massimo Vignelli, Fulvio Bianconi, Toni Zuccheri, Alfredo Barbini, Archimede Seguso, Flavio Poli, Tapio Wirkkala, Guido Balsamo Stella, Giuseppe Barovier e Guido Bin, pseudonimo di Mario Deluigi e a contemporanei come i Santillana, Sergio Asti e Luciano Gaspari. Tra gli altri.
A Bassano del Grappa (Vi), al Museo Civico Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito”, sino al 10 ottobre. Palladio è un architetto di ponti: ponti di pietra, di legno e di carta. La mostra racconta il mito del ponte, ma contemporaneamente parla di un ponte concreto e reale da 500 anni, il ponte di Bassano, disegnato da Palladio, distrutto e ricostruito più volte in un’epopea che dal Settecento del Ferracina giunge al presente del ‘Ponte degli Alpini’. Il cui restauro è giunto a completamento. Il racconto si snoda dai disegni originali di Palladio, libri cinquecenteschi, mappe antiche, fotografie di fine Ottocento, modelli di studio e su una spettacolare sequenza di dipinti di Carlevarijs, Canaletto, Longhi, Guardi…
Due gli appuntamenti trentini da non perdere entrambi in magnifici Castelli, il primo in Val di Sole, al Castello di Caldes, il secondo a Trento al Castello del Buonconsiglio. Nella mostra “Vite di corsa. La bicicletta e i fotografi di Magnum. Da Robert Capa ad Alex Majoli” (Castello di Caldes sino al 26 settembre), lo sguardo di celebri fotografi di Magnum documenta la dimensione umana di uno degli sport più seguiti dal grande pubblico: il ciclismo. Sono immagini di Robert Capa, Guy Le Querrec, Christopher Anderson, Mark Power, Harry Gruyaert, Richard Kalvar, René Burri, Stuart Franklin e Raymond Depardon, Peter Marlow e Alex Majoli…Raccontano il Tour, la Parigi-Roubaix, il Giro, i campionati mondiali… Parlano di sport e di passione. Trasmettono sfaccettature e alchimie del ciclismo, l’unico sport, come ripeteva Gianni Mura, dove “chi fugge non è un vigliacco”.
A Trento, al Castello del Buonconsiglio, sino al 24 ottobre, straordinaria protagonista è “Fede Galizia. Mirabile pittoressa”. Quando anche le donne si misero a dipingere, o meglio venne loro riconosciuto il diritto a farlo, Fede Galizia fu tra le prime ad ottenere riconoscimento e successo internazionali. Ottenne incarichi di norma riservate solo ai maschi. A Milano, dove la famiglia era arrivata dal Trentino, sino alla corte praghese di Rodolfo II. Naturalmente soggetti sacri e storici ma anche ritratti e nature morte. E sono proprio queste ultime ad averle portato forse la maggior fama. Una di queste piccole opere recentemente è stata venduta ad un’asta londinese a 2 milioni e 100 mila euro.
“Renato Casaro. L’ultimo cartellonista del Cinema. Treviso, Roma, Hollywood” è l’appuntamento di punta a Treviso, dove la mostra resterà allestita sino al 23 dicembre in ben tre sedi: Museo Nazionale Collezione Salce, appena inaugurato nell’ex Chiesa di Santa Margherita, al Museo Nazionale Collezione Salce, sede espositiva nel Complesso di San Gaetano e ai Musei Civici di Santa Caterina. Da Sergio Leone ad Amadeus, all’Ultimo Imperatore. Treviso, in tre sedi, celebra con una grande mostra Renato Casaro, il cartellonista che “firmò” i manifesti per molti dei capolavori del cinema, da Cinecittà a Hollywood. Casaro è considerato come l’ultimo dei grandi cartellonisti. Di quegli artisti cioè che sapevano trasporre l’anima di un film in un manifesto. Non utilizzando l’immagine fotografica di un personaggio o di una scena ma disegnandola. Il tutto mentre il film era ancora in lavorazione, potendo solo contare su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo. Una selezione di sue 300 opere (ma egli si è occupato di un migliaio di film) è esposta in questa mostra colossal.
Camera, Centro Italiano per la Fotografia anticipa, e siamo nuovamente a Torino, la nuova stagione espositiva che prenderà il via da settembre e che già si annuncia di assoluta “rinascita”. Protagonista della monografica di fine luglio è Walter Niedermayr con “Transformations”, sino al 17 ottobre. A Camera, Niedermayr (Bolzano,1952), si presenta con un corpo di lavori, creati negli ultimi dieci anni, che approfondiscono il tema dei cambiamenti dello spazio. Attraverso i temi ricorrenti della sua opera come i paesaggi alpini, le architetture e il rapporto fra lo spazio pubblico e lo spazio privato, viene evidenziato l’interesse dell’autore per l’indagine dei luoghi non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello sociale. Per il fotografo altoatesino, infatti, oggi lo spazio fisico non può essere approcciato con un’esclusiva intenzione documentaria, ma appare come perno di una relazione trasformativa tra ecologia, architettura e società.
Un viaggio nelle grandi mostre iniziato con Dante non poteva che concludersi con il Poeta, ma stavolta nella città di Cangrande della Scala, Verona. Inserita come momento importante dell’iniziativa “Verona, Mostra Diffusa”, alla Galleria d’Arte Moderna A. forti, imperdibile “Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona”, sino al 3 ottobre. Dante e Romeo e Giulietta, uniti in una grande mostra. Due miti universali, entrambi fondamentali per il costituirsi dell’identità della Verona ottocentesca, che si nutrì in parallelo della presenza storicamente fondata di Dante alla corte di Cangrande e di quella immaginaria dei due sfortunati amanti, creati nella cornice di un Trecento cortese e poi resi immortali da William Shakespeare. Nella mostra, opere d’arte e testimonianze storiche dal Trecento all’Ottocento, ovvero tra il momento del compiersi storico delle vicende e il secolo del loro revival ideale.
In Contemporanea, anch’essa compresa nel percorso dantesco veronese, al Museo di Castelvecchio “Dante negli Archivi. L’Inferno di Mazur”. L’incisore statunitense tra i maggiori del Novecento, illustra il viaggio di Dante con sconvolgente forza. La sua è una interpretazione “agghiacciante ed indelebile”, decisamente originale, e certamente intimamente sentita. Il percorso all’interno dei gironi infernali è condotto dall’incisore: “l’artista, come nostro Virgilio, vede ciò che Dante ha “visto”, egli annota. Ad emergere da questa esperienza è un audace confronto tra il grande interprete contemporaneo e l’immaginario medievale.
Ancora alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti a Palazzo della Ragione, “La mano che crea. La Galleria pubblica di Ugo Zannoni (1836-1919). Scultore, collezionista e mecenate. Intorno alla celebrazione di Ugo Zannoni, scultore tra i maggiori dell’Ottocento, si è sviluppato un progetto che indica una nuova modalità di approccio alla realizzazione delle mostre. Le 200 opere della collezione Zannoni, da lui donata alla sua città, documentano l’artista e offrono una potente panoramica sugli maestri del suo tempo, da lui collezionati. Nel settimo centenario dantesco, la mostra non poteva non soffermarsi anche su un’opera tra le più celebri dello scultore: il monumento veronese a Dante.
Non solo Dante a Verona. La Galleria d’Arte Moderna Achille Forti propone infatti, sino al 30 settembre, ”Contemporaneo non stop. Il respiro della natura”. Una mostra grazie alla quale l’Arte Contemporanea torna ad avere dedicata una sezione specifica alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. Il nuovo spazio, aperto ufficialmente in occasione di ArtVerona 2020, ospita esclusivamente opere dei principali esponenti del Contemporaneo.
Due appuntamenti internazionali, infine: “Self-reflections by Italian artists Omar Galliani and Lorenzo Puglisi with a special focus on the art-work by Tintoretto “Self-Portrait with a Book”, Riga, (Lettonia), al Latvian National Museum of Art Riga Bourse. La mostra (dal 20 agosto) affianca autoritratti di Omar Galliani e Lorenzo Puglisi, che nel grande salone della Riga Bourse paiono porsi in interazione l’un l’altro. Nelle sale attigue ad essere esposti sono disegni e dipinti dei due artisti, mentre una speciale sezione interattiva consente di visualizzare la storia degli autoritratti nell’arte italiana. A richiamare la grandezza dell’autoritratto nell’arte italiana, dagli Uffizi giunge l’affascinate “Autoritratto con libro” del Tintoretto.
Dalla Repubblica Baltica alla vicina Svizzera. Dove “Le donne, l’arte e il Grand Tour. Gioielli in micromosaico e dipinti-ricamo in collezioni private svizzere” è l’intrigante mostra proposta sino al 3 ottobre dalla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst a Rancate (Mendrisio), nel Cantone Ticino. È la fortunata occasione per scoprire due collezioni davvero rare e particolari. La prima è dedicata ai tableau brodé realizzati in epoca neoclassica da donne di origine ugonotta. Ricorrendo a pittura, acquarello e ricamo su un supporto in seta, illustravano momenti delle opere di Rousseau ma anche soggetti cari al mondo classico. La seconda propone, invece, una spettacolare sequenza di gioielli in micromosaico realizzati con minuscole tessere in pasta vitrea, diventati di gran moda tra Sette e Ottocento, anche in seguito agli scavi archeologici di Ercolano e Pompei. Spesso ricordi preziosi del Grand Tour Piccoli capolavori che fondono estrema perizia e narrazione artistica grazie a tecniche raffinate e inconsuete sono il tema delle due collezioni private svizzere presentate in questa occasione. Si tratta di oggetti affascinanti e curiosi risalenti al XVIII-XIX secolo che conducono il visitatore sulle tracce del Grand Tour, il celebre viaggio di formazione intrapreso attraverso l’Europa da intellettuali e giovani aristocratici. La meta era l’Italia e le tappe imprescindibili Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Piccoli gioielli che amavano portare in patria quali preziosi souvenir. Lo stesso Napoleone fu un grande estimatore di questi oggetti affascinanti.
Ed è proprio in una delle mete imperdibili del Grand tour, Firenze, ad essere proposto un appuntamento (sino al 26 novembre 2021) alla Tornabuoni Arte con “l’Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2021” Rivive a livello museale l’appuntamento annuale con un’accurata selezione di opere, frutto dell’importante lavoro di ricerca che la galleria ha svolto nell’arco dell’ultimo anno. È un’opportunità unica non solo per i collezionisti ma per il pubblico in genere per poter visitare una mostra che ripercorre i momenti più significativi della storia dell’arte dagli inizi del XX secolo ad oggi, attraverso i capolavori di alcuni dei suoi principali protagonisti.
Grande arte, antica, moderna e contemporanea, grande fotografia, l’eccellenza delle arti applicate… c’è né per tutti i gusti in questa estate all’insegna della cultura.(06/08/2021-ITL/ITNET)
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