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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - RUSSIA - FABRIZIO PLESSI INCONTRA LE COLLEZIONI DEL MUSEO PUSHKIN DI MOSCA

(2018-06-06)

  L’arte di Fabrizio Plessi incontra le collezioni del Museo Statale di Belle Arti “Pushkin” di Mosca: inaugurata ieri ed aperta fino al 5 agosto 2018, il museo russo ospita la mostra intitolata “L’anima della pietra” in cui l’artista italiano, tra i protagonisti della video arte, a livello internazionale, instaura un dialogo con il patrimonio della tradizione artistica occidentale conservata dal Pushkin.

Plessi, uno dei pionieri della video arte in Italia,  utilizza lo schermo televisivo come base per trasportare un flusso digitale incontrollabile di acqua e fuoco offrendo performance sonore, strutture architettoniche effimere, grazie alla televisione ed alle scenografie che fanno da sfondo alle sue opere nelle quali incorpora le sue sculture ma  dove l'uso della tecnologia appare come un elemento naturale.

Al centro della mostra, curata da Silvia Burini, Giuseppe Barbieri e Olga Shishko, la convinzione di Fabrizio Plessi che  i classici non possono esistere senza la contemporaneità e, viceversa, e che  solo attraverso le narrazioni contemporanee scopriamo nuovi codici di lettura per le opere del passato. Dunque, le innovazioni contemporanee passano attraverso le  riscoperte del passato..

L'artista ha partecipato a mostre internazionali, tra cui la Biennale di Venezia (a partire dal 1970) e Documenta a Kassel. Le sue mostre personali sono state allestite al Guggenheim Museum di New York e Bilbao; Scuderie del Quirinale, Roma; Martin-Gropius-Bau, Berlino; Istituto di Arte Moderna di Valencia; e la Fondazione Joan Miro, a Barcellona.

Nel 2011, il suo progetto Vertical Seas su larga scala è stato presentato nel nuovo padiglione alla Biennale di Venezia.

Per le sue installazioni, Plessi ha utilizzato gli spazi di Piazza San Marco e dal Teatro La Fenice a Venezia, della Valle dei Templi di Agrigento, della Sala dei Giganti a Palazzo del Te a Mantova, e di La Lonja de Mallorca e  nel 2013, i passaggi alpini del Brennero.

La mostra di Plessi è stata concepita come un pezzo integrale di architettura, scultura e design, armoniosamente integrato nell'ambiente naturale  è inestricabilmente legata al ripensamento del passato. Questi sono i prerequisiti per il rapporto di Plessi con il museo.

Per attuare la sua idea, l'artista ha selezionato 16 busti (copia di opere originali d'epoca) della collezione del Museo Pushkin. Attraverso la multimedialità che rivela la vera forma delle opere d'arte e il gioco degli specchi, i calchi appaiono più veritieri per lo spettatore rispetto alle opere originali, in un rapporto di vero e falso che interessa anche un certo numero di disegni su larga scala dello stesso Plessi, che divengono parte integrante del museo.

Nella terza sala dedicata alla personale di Plessi che è anche la seconda tappa della mostra, le tecnologie rileggono sorprendentemente un’altra meditazione sui miti antichi: l’affresco di Giulio Romano con la Caduta dei Giganti di Palazzo Te a Mantova, remota attualizzazione della prima pagina delle Metamorfosi di Ovidio. Uno dei temi più cari a Plessi – l’acqua – diventa in questo caso l’allusione a un primordiale diluvio; le acque si riflettono e si specchiano nei monitor dell’installazione, significativamente indicandoci una storia di conflitti, di crisi, di rinascite, e tutto a partire dal substrato elementare che segna fino in fondo il nostro destino.

In un'altra sala la tecnologia rilegge le Metamorfosi di Ovidio, di cui v'è traccia nell'affresco della caduta dei Giganti di Giulio Romano di Palazzo Te a Mantova. Là dove l'acqua, uno dei motivi preferiti di Plessi, allude al Diluvio, alla storia dell'umanità  e del suo destino.

La mostra rientra nel programma di confronto tra l’arte russa e quella occidentale che il Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) dell’Università Ca’ Foscari Venezia sviluppa da alcuni anni.
L'iniziativa ha il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, sotto la direzione di Olga Strada, e della Fondazione Alberto Peruzzo di Venezia. (06/06/2018-ITL/ITNET)

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