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LAVORO - RAPPORTO MIN.LAVORO, ISTAT,INPS, INAIL, ANPAL: AMPIA LA DISTANZA DELL'ITALIA DALLA UE. PER RAGGIUNGERE LA MEDIA DOVREBBE CONTARE 3,8 MILIONI DI OCCUPATI IN PIU'

(2019-02-25)

Nonostante la crescita dell’occupazione negli ultimi anni, rimane ampia la distanza dell’Italia dall’Ue sia nella artecipazione sia nella struttura occupazionale: per raggiungere il tasso di occupazione della media Ue15 (nel 2017 pari 67,9%, contro il 58,0% di quello italiano) il nostro paese dovrebbe avere circa 3,8 milioni di occupati in più.

  Il confronto tra Italia e Ue15 nei tassi di occupazione specifici per settore (il rapporto tra gli occupati in un settore economico e la popolazione 15-64 anni) mette in luce che il gap occupazionale si concentra in alcuni comparti e in determinate sottopopolazioni (Reyneri, 2017).

Nel settore dei servizi alle famiglie, nell’industria e in agricoltura e pesca il tasso di occupazione italiano è addirittura più elevato rispetto a quello dell’Ue15. Negli ultimi due comparti ciò non sorprende, avendo l’Italia una tradizionale specializzazione produttiva in diversi settori manifatturieri e, seppure in misura minore, anche in agricoltura e pesca. La maggiore occupazione nei servizi alle famiglie dipende invece dalla specificità del  modello di welfare familistico italiano, in cui alla carenza dei servizi pubblici si è so perito con il lavoro domesticoe di cura da parte delle donne e negli ultimi anni anche con l’acquisto sul mercato da parte delle famiglie di servizi domestici e di cura (badanti, colf, baby-sitter, ecc.), forniti in larga parte da lavoratori stranieri.

D’altro canto la carenza occupazionale rispetto al “modello” Ue15 si concentra nei settori della sanità e assistenza sociale (circa 1,4 milioni di occupati in meno) e, seppure in misura minore, nell’istruzione oltre che nella pubblica
amministrazione e nelle attività immobiliari, professionali e noleggio.

Quindi, per colmare la distanza rispetto al tasso europeo, all’Italia “manca” occupazione nei settori a elevata concentrazione di lavoro qualificato e nel terziario, prevalentemente pubblico. Tale divario strutturale si è ampliato nell’ultimo decennio anche a causa del blocco delle assunzioni nella Pa durante gli anni della crisi. Ancora più elevate risultano poi le differenze con l’Ue15 nei tassi di occupazione dei giovani (15-39 anni), dei laureati e nelle professioni qualificate: in tali casi l’occupazione necessaria equivale rispettivamente a 2,4 milioni, 4,3 milioni e 3,3 milioni di unità.

In definitiva, guardando al modello europeo, il gap occupazionale italiano riguarda posti di lavoro qualificati, in servizi pubblici o alle imprese, per i quali è necessario un titolo di studio elevato. Considerando inoltre il fortissimo squilibrio territoriale italiano, con il tasso di occupazione del Nord (66,7%) prossimo a quello dell’Ue15 e quello del Mezzogiorno di quasi 23 punti percentuali più basso (44,0%), il gap occupazionale da colmare riguarda sostanzialmente quest’ultima area. (25/02/2019-ITL/ITNET)

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