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LAVORO - RAPPORTO MIN.LAVORO, ISTAT,INPS, INAIL, ANPAL: FRA I FATTORI CHE PORTANO I GIOVANI ITALIANI AD EMIGRARE IN PRIMA FILA IL SOTTOUTILIZZO

(2019-02-25)

  Il rapporto  annuale  frutto della collaborazione tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal, presentato oggi a Roma dedica un particolare spazio alle ragioni dell'incremento esponenziale dell'emigrazione dei giovani italiani all'estero. In prima fila il loro sottoutilizzo.

Il capitolo affronta il tema del lavoro disponibile non utilizzato, partendo dalla definizione del sottoutilizzo proposta dall’Ilo nelle risoluzioni 2013 e 2018. Tale fenomeno, se da un lato è correlato all’andamento del ciclo economico risentendo della lunga crisi (2008-2013) e della successiva fase di crescita (2014-2017), dall’altro presenta componenti strutturali legate sia a dimensionamento, specializzazione e articolazione territoriale del nostro sistema produttivo, sia al mismatch tra le competenze richieste dal mercato e quelle offerte dagli individui.

Nel 2017, in Italia, lavora o cerca lavoro poco più della metà della popolazione tra 15 e 74 anni (57,1%). Il gap di 7,5 punti con la media Ue è dovuto soprattutto alle forti differenze di genere e territoriali che caratterizzano il nostro paese. Includendo anche quella parte di inattivi interessati a lavorare (le forze lavoro potenziali) in un ipotetico “tasso di attività allargato”, la partecipazione salirebbe al 67,4% in Europa e al 64% in Italia, ridimensionando il divario (3,4 punti), soprattutto per gli uomini. Nel complesso, in termini assoluti, nel 2017 la forza lavoro non utilizzata potenzialmente impiegabile nel sistema produttivo ammonta a circa sei milioni di individui (2 milioni e 900 mila disoccupati e 3 milioni 131 mila forze di lavoro potenziali).

Tra gli occupati, nel 2017 circa 1 milione hanno lavorato meno ore di quelle che sarebbero stati disponibili a lavorare nella settimana di riferimento (4,4% del totale occupati); il monte ore potenzialmente aggiuntivo dal lato dell’offerta di lavoro risulta piuttosto elevato: in media un sottoccupato sarebbe stato disponibile a lavorare circa 19 ore in più a settimana.

Complessivamente in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno ciò corrisponde a 473 mila occupati a tempo pieno. L’inadeguatezza del lavoro riguarda anche lo svolgimento di un’attività per la quale è richiesto un titolo di studio inferiore a quello conseguito: nel 2017 il fenomeno della sovraistruzione riguarda 5 milioni 569mila occupati, il 24,2% del totale e il 35,0% degli occupati diplomati e laureati. In entrambi i casi di sottoutilizzo (sottoccupazione e sovraistruzione), l’incidenza è maggiore tra i dipendenti a termine, tra gli occupati a tempo parziale e nei settori degli alberghi e ristorazione e dei servizi alle famiglie; gli stranieri sono gli occupati più convolti in queste due forme di inadeguatezza dell’impiego svolto.

La mancanza di opportunità lavorative adeguate può comportare la decisione di migrare all’estero, fenomeno in crescita negli ultimi anni (da 40 mila del 2008, a 82 mila nel 2013, a quasi 115 mila persone nel 2017), soprattutto tra i più giovani e con un più alto livello di istruzione. A quattro anni dal conseguimento del titolo il 18,8% dei dottori di ricerca occupati vive e lavora all’estero.

Per chi lavora all’estero si riscontra una maggiore conformità tra la professione svolta e gli studi dottorali, e più soddisfazione per tutti gli aspetti del lavoro osservati. In particolare, tra i dottori che lavorano all’estero è più elevata la quota di professori o ricercatori presso l’Università e di ricercatori presso enti pubblici di ricerca (rispettivamente il 13% e il 7,4% contro il 4,3% e il 2,4% in Italia).

In sintesi, in Italia la bassa partecipazione al mercato del lavoro dipende innanzitutto dai problemi di ingresso nell’occupazione e dalle difficoltà nel pieno utilizzo della forza lavoro occupata. In dettaglio, nel primo paragrafo si
effettua un confronto tra Italia e Unione europea sulla partecipazione al mercato del lavoro tenendo conto anche delle
forze di lavoro potenziali. Il secondo paragrafo affronta il sottoutilizzo della popolazione occupata, con riferimento
alla sottoccupazione in relazione alle ore lavorate e alla sovraistruzione in base al titolo di studio conseguito e alla
professione svolta. Infine, nell’ultimo paragrafo, quale estrema conseguenza della mancanza di incontro tra domanda
e offerta di lavoro, si prenderà in considerazione la “fuga” di capitale umano analizzando in particolare i principali
risultati dell’indagine condotta nel 2018 sui dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo nel 2014.(25/02/2019-ITL/ITNET)

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