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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - DALLA FRANCIA A MILANO E VENEZIA L'ARTE CONCETTUALE DI ROMAN OPALKA "DIRE IL TEMPO" E MARIA TERESA SARTORI

(2019-04-12)

Milano e Venezia rendono omaggio a Roman Opalka con "Dire il tempo", progetto espositivo in due capitoli, a cura di Chiara Bertola, che inaugurerà in concomitanza con l’apertura della 58° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. L’artista franco-polacco, scomparso nel 2011, sarà protagonista di due mostre complementari ideate e realizzate da BUILDING e da Fondazione Querini Stampalia a Milano e Venezia.

Dal 4 maggio al 20 luglio, il primo capitolo di questo progetto aprirà al pubblico negli spazi milanesi di BUILDING, che dedicherà alla mostra i suoi quattro piani espositivi.
Dal 7 maggio al 24 novembre, il secondo capitolo coinvolgerà le sale della Casa Museo della Fondazione Querini Stampalia, dove le opere di Roman Opalka e quelle di Mariateresa Sartori saranno in relazione tra loro e con quelle delle collezioni antiche dell’istituzione.

Dire il tempo nasce dalla volontà di approfondire la produzione di Roman Opalka attraverso una selezione di opere che segnano tappe fondamentali nella sua ricerca, molte delle quali mai presentate prima in Italia o mai esposte, provenienti da importanti collezioni private e pubbliche, tra cui il museo Muzeum Sztuki di -ód e soprattutto il Fonds de Dotation Roman Opalka, con cui è nata una stretta collaborazione  nell'ideazione del progetto.
Entrambe le mostre ruoteranno attorno a OPALKA 1965 / 1-, ricerca a cui l’artista ha dedicato gran parte della sua vita e di cui saranno esposti insieme, per la prima volta in assoluto, il primo e l'ultimo Détail su tela: il primo proveniente dal Muzeum Sztuki, ód? in Polonia, e visibile per la prima volta in Italia, e l'ultimo, rimasto incompiuto, mai presentato al pubblico e proveniente da una collezione privata.

Cuore della produzione dell’artista franco-polacco, OPALKA 1965 / 1- sarà il fulcro del percorso  espositivo che si snoderà tra Milano e Venezia coprendo l’intero arco della sua attività, dai primi lavori fino ai più recenti, facendo conoscere al grande pubblico anche aspetti meno noti della sua ricerca artistica, ma fondamentali per la sua formulazione concettuale e linguistica.

Roman Opalka ha dedicato la sua vita al tentativo di rappresentare qualcosa che non è misurabile – lo scorrere del tempo – riuscendo a restituirne forma visiva attraverso il numero come elemento base di una sequenza continua e potenzialmente infinita, che è coincisa con la sua esistenza. Questo suo programma di lavoro è iniziato nel 1965: da quella data, infatti, Opalka comincia a contare da 1 all'infinito, e lo fa dipingendo sulla tela, con il pennello a punta fine, numeri in progressione fino a saturarne la superficie. La numerazione interrotta ricomincia su un'altra tela. Ogni quadro (intitolato Détail), ha rigorosamente lo stesso formato, che coincide con la dimensione della porta del suo studio. I numeri bianchi sono  inizialmente dipinti su fondo grigio: un fondo grigio che l’artista, dopo aver dipinto il primo milione nel 1972, continua a sbiancare aggiungendo a ogni cambio di tela un 1% di bianco, fino ad annullare il contrasto necessario per la lettura dei numeri.

Opalka segue metodicamente il programma giorno dopo giorno, fino a quando il sopraggiungere della morte necessariamente ne interrompe il lavoro, lasciando l’ultimo quadro non finito. Nel 1968, a ogni Détail Opalka decide di abbinare un autoritratto fotografico in bianco e nero, scattato alla fine di ogni sessione di pittura del suo programma 1965 / 1-  Sono fotografie in cui  ’artista cerca di mantenere fissi alcuni elementi: l’espressione, la distanza dall’obiettivo, lo sfondo e la camicia, per far emergere le trasformazioni “scultoree” sul suo volto, causate dallo scorrere del tempo, vero soggetto anche di questa serie. Sempre in quel periodo, l’artista inizia a registrare su nastro la sua voce mentre pronuncia in polacco i numeri che dipinge sulla tela.

Nel capitolo milanese, da BUILDING, una selezione di tele della serie di Détail sarà affiancata da 7 Cartes de Voyages e 35 autoritratti fotografici, esposti insieme al suono registrato della sua voce, per restituire l’insieme significativo del programma OPALKA 1965 / 1-. L’allestimento è arricchito da un nucleo di opere realizzate nel periodo precedente il 1965: da un primo disegno accademico, Les Nuages del 1951 agli Ètudes sur le Mouvement (1959-60), passando per Chronome (1963) e Alphabet grec (1965) – con i quali sperimenta la parcellizzazione dello spazio e del tempo attraverso il ritmo e il movimento dei segni e dei punti sulla tela – per arrivare alla serie dei Fonemats del 1964, esposta per la prima volta.

  Chiude il percorso una sezione dedicata al lavoro grafico, con le acqueforti della Descriptions du Monde, realizzate dall’artista tra il 1968 e il 1970.
Di particolare importanza per la conoscenza critica dell’artista, il capitolo veneziano del progetto riunisce e presenta per la prima volta le due opere fondamentali dell’intero programma OPALKA 1965 / 1-. Alla Fondazione Querini Stampalia saranno esposti l’Alfa e l'Omega, il primo e l’ultimo Détail, ora riuniti. Insieme a questi due dipinti significativi, sarà esposta anche una serie di autoritratti fotografici e il suono registrato della voce dell'artista.

Alla Fondazione Querini Stampalia, accanto alle rappresentazioni sul tempo di Roman Opa?ka, sarà presentato un nucleo di opere di Mariateresa Sartori (Venezia, 1961), artista di un’altra generazione che, con Opalka, aveva intessuto una profonda amicizia. Disseminati lungo il percorso del museo, i disegni e le immagini fotografiche della Sartori rilevano le sottili e invisibili trame determinate dal nostro muoverci nello spazio e attraverso il tempo. Al centro del percorso l’imponente installazione Il tempo del suono. Onde: una parete completamente ricoperta di fogli di carta su cui l’artista, con il carboncino, ha tradotto in forma visiva il suono delle onde del mare in tempo reale. L’installazione entrerà in risonanza con la voce di Opa?ka mentre pronuncia in polacco i numeri che sta dipingendo.

La mostra in due capitoli Roman Opalka. Dire il tempo è curata da Chiara Bertola, ideata e realizzata da BUILDING e dalla Fondazione Querini Stampalia.

Da ormai vent’anni la Fondazione Querini Stampalia realizza con gli artisti progetti incentrati sulla relazione tra arte antica e contemporanea, in un confronto vitale tra un passato da tutelare e un futuro da progettare, imprescindibile premessa per chiunque voglia promuovere cultura con coscienza critica. La mostra veneziana è stata resa possibile anche grazie alla generosa collaborazione di Anneliese Lenz e dal sostegno delle gallerie Lévy Gorvy, New York, Michela Rizzo, Venezia, Studio G7, Bologna e oppelgaenger, Bari.

Coerentemente con la sua identità – e in questo caso grazie alla collaborazione con il Fonds de Dotation Roman Opalka – BUILDING prosegue nella scelta di affiancare mercato e cultura, aprendo a nuovi oggetti la possibilità di arricchire le proprie collezioni con le opere esposte nel capitolo milanese della mostra.
BUILDING incarna infatti una nuova concezione di galleria d’arte, libera da ogni definizione limitante. Una visione che si traduce in un approfondito lavoro di ricerca, dove ogni progetto viene concepito come unicum capace di offrire al pubblico un’esperienza culturale di valore e ai collezionisti di aprirsi a una visione di respiro internazionale.

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Roman Opalka nasce il 27 agosto 1931 a Hocquincourt, Francia, da una famiglia di origini polacche.
Gli Opalka tornano in Polonia nel 1935, per poi essere deportati in Germania nel 1940, dove rimangono in un campo di lavoro sino al termine della guerra. Liberati, rientrano in Francia per poi ritornare finalmente a Varsavia, dove Opalka frequenta la Scuola di grafica di Walbrzych Nowa Ruda (1946-1948) e di arte e design di lódl (1949). Tra il 1950 e il 1956 studia all’Accademia di Belle Arti di Varsavia e nel 1957 si reca a Parigi.
Nel 1966 tiene la sua prima personale alla Galeria Dom Artysty Plastyka di Varsavia. L’anno seguente inizia il progetto OPALKA 1965 / 1 – l, cui dedicherà tutta la vita a partire dal 1970.

Opalka si lega così, inestricabilmente, all’arte concettuale.
A cavallo tra gli anni sessanta e settanta riceve numerosi premi: il Grand Prize della First British International Print Biennial, Bradford (1968), due premi alla settima International Biennial Exhibition of Prints e all’Art Museum Ohara, Tokyo (1970), e il primo premio del Ministero della cultura e delle arti della Polonia (1971). Nel 1972 si reca per la prima volta negli Stati Uniti.

Nel 1979 si trasferisce a Bazérac, in Francia, e viene premiato alla quattordicesima Biennale di San Paolo. Nel 1985 diventa cittadino francese. Tra il 1985 e il 1990 insegna alla Summer Academy di Salisburgo. Negli anni seguenti Opalka espone in numerose occasioni e riceve diversi premi, come il Premio nazionale di pittura, Parigi (1991), e il Premio speciale del Ministero degli affari esteri della Polonia, Varsavia (1996).

Nel 1992 espone al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e nel 1995 rappresenta la Polonia alla Biennale di Venezia. Nel 2002-2003 una grande antologica itinerante della sua opera tocca varie città europee. Nel 2009 è insignito del titolo di Chevalier des Arts et des Lettres a Parigi, e della Medaglia d’oro Gloria Artis a Varsavia. Opalka muore a Chieti il 6 agosto 2011.

Mariateresa Sartori (1961) vive e lavora a Venezia. Fortemente interessata al campo delle scienze e della neuroscienza, la sua ricerca si muove attorno a tre fulcri tematici: il metodo scientifico empirico, le dinamiche comportamentali spesso in relazione con le neuroscienze, la musica e il suono in relazione con il linguaggio. Numerose le sue mostre personali e collettive, fra cui MMOMA, Museo d’Arte Moderna, Mosca, Palazzo Fortuny, Venezia, Museo dell’Accademia Russa di Belle Arti, San Pietroburgo, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, ICA, The show room, Londra, NGBK Berlino, Hangar Bicocca, Milano, MACRO, Roma, Neue Galerie, Graz, Palazzo delle Esposizioni, Roma, Museo di Mucsarnok, Budapest, Careof, Milano, Folkwang Museum, Essen, Fondazione Querini Stampalia, Venezia, Auditorium Parco della Musica, Roma, Museo di Palazzo Poggi, Bologna, Serra dei Giardini della Biennale, Venezia, XLV Biennale di Venezia, Mambo, Bologna, Kunsthaus Centre d’art Pasquart, Biel, Svizzera, Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo, Les Ateliers d’Artistes, Marsiglia, Grand Palais, Parigi.  (12/04/2019-ITL/ITNET)

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