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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEKEEND ITALIA - DA NON PERDERE: "FOTOGRAFI A ROMA" 100 IMMAGINI DELLA CAPITALE REALIZZATE DA IMPORTANTI ARTISTI INTERNAZIONALI

(2019-05-13)

Circa 100 immagini straordinarie della Capitale realizzate da importanti fotografi internazionali nella mostra “Fotografi a Roma. Commissione Roma 2003-2017”. In esposizione al Museo di Roma dal 17 aprile al 16 giugno 2019 le immagini contemporanee della città prodotte in quindici anni di Rome Commission e acquisite nella collezione permanente del museo

  Un’acquisizione straordinaria alle collezioni di Roma Capitale: 100 opere dall’intero progetto Commissione Roma, progetto unico per durata e qualità artistica, ideato e curato da Marco Delogu - sviluppatosi nell’arco delle quindici  edizioni di “Fotografia. Festival internazionale di Roma” -, sono infatti da oggi acquisite al patrimonio cittadino andando ad arricchire le collezioni dell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, e restituendo così uno sguardo contemporaneo sulla città che si inserisce nella narrazione della Roma storica contenuta già nella sua collezione permanente.

L’esposizione ha un grande valore per la città e la Sovrintendenza: per quindici anni consecutivi la Commissione Roma ha affidato il ritratto della capitale ad alcuni dei più grandi fotografi del panorama internazionale, che l’hanno ‘raccontata’ in totale autonomia interpretativa, in base alla propria estetica e al proprio vissuto.  Ne è nato un dialogo sincero, non privo di confronti duri: Roma spesso non si riconosce immediatamente, mentre rimane invariato l’equilibrio tra la sua forza visiva e l’identità creativa degli autori. Un confronto che viene da lontano, eredità del Grand Tour, dove artisti contemporanei percorrono la città con i loro linguaggi, cercando di restituire figure mai viste, unire la loro interiorità con la città più “immaginata” della storia, portare i loro mondi.

Tra gli artisti le opere di Josef Koudelka, Olivo Barbieri, Anders Petersen, Martin Parr, Graciela Iturbide, Gabriele  Basilico, Guy Tillim, Tod Papageorge, Alec Soth, Paolo Ventura, Tim Davis, Marco Delogu, Paolo Pellegrin, Hans-Christian Schink, Roger Ballen, Jon Rafman, Simon Roberts, Léonie Hampton.

Il primo dei grandi fotografi cui viene affidato il compito di realizzare il ritratto della città è il ceco Josef Koudelka che nell’opera Teatro del Tempo racconta una “città scarnificata”, come la definisce Erri De Luca, “raschiata dai suoi  Cittadini, asciutta, un’edilizia esausta di ospitare”.
E’ la miniaturizzazione del paesaggio, invece, a caratterizzare il lavoro di Olivio Barbieri del 2004, attento alle mutazioni metropolitane. Per realizzare le sue visioni dall’alto, come l’acquedotto e il campo da golf, il fotografo emiliano vola su Roma a bordo di un elicottero, realizzando l’opera site specific_ROME 04.
Sono immagini intime e dirette, caratterizzate dal bianco e nero fortemente contrastato, a catturare l’anno successivo, il 2005, lo sguardo dello svedese Anders Petersen nel suo Rome a diary (2005). Appare così una Roma non convenzionale e folkloristica dove affiorano le realtà più amare: l’obiettivo è infatti puntato su volti e corpi vissuti (tra cui le gambe di donne, ora tatuate, ora pitonate, o inquadrate in volto o, ancora, in un mezzo busto) e su animali come il gatto aggressivo o la testa di cavallo.

È il fotografo britannico Martin Parr l’autore scelto per la Commissione 2006. Nel suo lavoro TuttaRoma - titolo di  un'indagine sul fenomeno del turismo di massa nella capitale -, Parr insegue con il suo sguardo divertito e barocco le moltitudini di turisti che affollano siti archeologici e piazze famose – tra cui il Colosseo e piazza San Pietro.

Rispetto a questa Roma maestosa lo sguardo della messicana Graciela Iturbide, fotografa dalla vena raffinata e Surreale, si sofferma su una Roma più intima, lasciandosi prendere per mano da scrittori e poeti, citando Leopardi e Moravia e, soprattutto, Pasolini.

Cosi per la sua opera Roma (2007) va alla scoperta dei quartieri popolari, fino ad Ostia.

Ancora diversa la prospettiva con cui Gabriele Basilico realizza il suo lavoro Roma nell’edizione del 2008: ritrarre la città dal fiume che l’attraversa. Ripercorrendo il Tevere dalla diga di Prima Porta al ponte sud del Grande Raccordo, il Fotografo milanese è in grado di cogliere aspetti poetici inattesi, restituendo una città affascinante e inaspettata, ben distante dai cliché.

Firma l’edizione 2009 Guy Tillim con l’opera La Città di mezzo distante sia dalla Roma monumentale sia dagli scorci più tradizionali. Spaziando dalla zona della stazione Termini al centro storico fino alla periferia sud, l’artista sudafricano cerca una “luce di mezzo”, una città dove è solo, libero di pensare, di avvicinarsi e allontanarsi secondo un’idea nata dalla lunga osservazione del cinema neorealista.
Una città che spesso non si riconosce immediatamente con uomini seduti a piazza Vittorio, un individuo con la spesa, turisti a largo Goldoni: sono solo alcuni dei soggetti catturati dalla camera dello statunitense Tod Papageorge nella sua Opera città (2010), una sorta di “flanerie” caratterizzata da pochi particolari e molta gestualità.

Arrivando al secondo decennio della Commissione Roma, nel 2011 è il fotografo americano Alec Soth ad accostarsi alla città all’insegna di un itinerario visivo intrecciato nello spazio e nel tempo con la poesia di John Keats, lasciando che sia il proprio il poeta inglese a guidare il suo sguardo. Così, la città viene letta secondo un approccio sensuale, mitologico e simbolico seguendo le tracce de La Belle Dame Sans Merci (titolo del suo lavoro) attraverso accenni, dettagli, particolari che riprendono vita e significato nel contesto urbano quotidiano.
Nell’anno successivo il fotografo - artista - drammaturgo  Paolo Ventura immagina un giovane soldato che vaga in un ambiente privo di vere coordinate spazio-temporali: Roma, nel suo progetto Lo zuavo scomparso (2012), scompare di scena, diviene luogo senza identità, in cui tutto appare sospeso tra modellini, elementi reali e irreali, interni vuoti e angoli deserti.

Con uno sguardo sempre rivolto all’insignificante e al trascurato, la camera dell’americano Tim Davis, autore dell’edizione 2013, nel suo lavoro Quinto Quarto  sbircia lungo i marciapiedi, sotto i cespugli e tra i palazzi periferici. Cosi scorrono una serie di graffi, volti, fogli scritti a mano, come un accumulo di frammenti impossibili da ricomporre.
Per il dodicesimo anno della Commissione, Marco Delogu, che l’ha curata sin dall’inaugurazione, si è messo in gioco direttamente con Luce Attesa nel 2014. Rispetto agli sguardi ‘estranei’ dei suoi predecessori, l’artista romano offre uno sguardo “dal di dentro” della città, nella sua natura più intima, nella sua bellezza e nella sua inerzia.

Spaziando dai cinema Alcazar e America fino al Lunapark dell’Eur, luogo dell'adolescenza, dal colle Palatino fino a Villa Medici, piena di ricordi personali, Delogu infatti racconta una dimensione onirica e presenta “apparizioni” più che immagini.
Attento ai conflitti sociali e alle grandi migrazioni, il fotografo della Magnum Paolo Pellegrin, in Sevla’s family opera dell’edizione 2015,  cerca l'umanità che Roma sembra aver perso, trovandola in una famiglia Rom, a pochi passi da ponte Marconi. Attraverso l’incontro con questa famiglia allargata e poco tradizionale, Pellegrin percepisce il senso di casa e, al tempo stesso, esplora la periferia della capitale, un rifugio dentro la città. Nello stesso anno partecipa al progetto anche Hans-Christian Schink che in EUR, Aqua Claudia coglie il singolare dialogo/confronto tra due diverse archeologie, quella canonica delle rovine di epoca romana e quella metaforica della fase “imperiale” del fascismo che si
distribuisce intorno alla città centrale per grandi nuclei: la città universitaria, il Foro Italico, l’EUR.

Tre firme autorevoli per Commissione Roma 2016. Da una parte Roger Ballen, che traccia un ideale fil rouge tra la sua storia e quella delle periferie romane oggetto di indagini visive del neorealismo. Nel suo lavoro The Ballen Rome Times  il fotografo americano dipinge sui muri, con gessi e carboncini, i disegni che tante volte ha visto negli shanties di Johannesburg.
Dall’altra Simon Roberts che nel suo lavoro New Vedute - Alternative Postcards from Rome sovraimpone a cartoline, raffiguranti immagini della città in varie epoche, degli snapshots contemporanei scattati da lui, facendone così emergere
le visioni in competizione. E, ancora, il canadese Jon Rafman, attento al mondo dei videogame e noto per la serie di immagini catturate attraverso Google Street View: nel suo 26 August 2016, realizza un’ “operazione metafotografica” conducendo lo spettatore lungo un percorso imprevedibile tra i simboli e le metafore della città, dal passato al presente.
La Commissione affida la chiusura del progetto, nel 2017, alla fotografa Léonie Hampton e alla dimensione intima dei suoi reportage sull'archeologia del presente.

Nell’opera Mend  l’artista britannica si avventura nella città guidata dagli Stalkers, un gruppo artistico riconosciuto per la sua enciclopedica conoscenza dei luoghi meno noti della capitale – i suoi edifici ed i progetti urbanistici incompiuti, gli ampi spazi abbandonati che ritornano alla flora selvaggia e agli animali, e i villaggi temporanei che sorgono sulle rive del Tevere, abitati da migranti intrappolati in un limbo legale.

Oltre alle immagini della Commissione Roma sono in mostra anche le foto di Martin Bogren e Rodolfo Fiorenza,  anch’esse acquisite al patrimonio fotografico della Sovrintendenza.

L’Archivio Fotografico del Museo di Roma conserva preziose fotografie antiche che testimoniano la nascita e l’evoluzione dell’arte fotografica a Roma dal 1845 a oggi. Attualmente la consistenza delle collezioni ammonta circa 30.000 positivi - dagherrotipi, carte salate e albuminate, stampe al carbone e ai sali d’argento, fotoincisioni e ferrotipi - e 50.000 negativi su lastra al collodio umido e ai sali d’argento e su pellicola piana.(13/05/2019-ITL/ITNET)

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