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IMMIGRAZIONE - JERRY MASSLO - COMUNITA' SANT'EGIDIO A 30 ANNI DALLA SUA MORTE

(2019-08-23)

  A 30 anni dalla sua morte, la Comunità di Sant’Egidio invita tutti a ricordare “degnamente” Jerry Essan Masslo, il profugo sudafricano che fu ucciso per rapina nella baracca dove viveva insieme ai suoi compagni per la raccolta dei pomodori. Il suo omicidio commosse l’Italia, provocò la prima grande manifestazione antirazzista dell’ottobre 1989 e spinse il governo di allora a emanare i primi provvedimenti per la regolarizzazione dei migranti con la legge Martelli.

“Da allora in poi – si legge in una nota – molte cose sono cambiate ma resta il gravissimo problema dei braccianti stranieri sfruttati nelle campagne per pochi soldi e costretti a vivere in alloggi più che precari. E restano soprattutto sentimenti di intolleranza e di xenofobia – cresciuti purtroppo negli ultimi tempi – che occorre condannare. L’Italia, se tiene al suo futuro, deve allontanare ogni radice di odio e di discriminazione e puntare su integrazione, diritti e un lavoro dignitoso per tutti”.

Alle 17 di sabato 24 agosto al cimitero di Villa Literno una delegazione di italiani e stranieri, provenienti da Roma, Napoli e altre città, darà luogo ad una marcia silenziosa alla fine della quale, la Comunità di Sant’Egidio, i sindacati, le associazioni e alcune autorità locali ricorderanno il sacrificio di Jerry Masslo. Alla fine verranno deposti fiori anche in omaggio ad alcune tombe senza nome di migranti – morti mentre si trovavano in quelle campagne per il lavoro dei campi – collocate significativamente accanto a quella di Masslo.

Jerry Essan Masslo nasce a Umtata in Sudafrica, in uno dei Bantustan assegnati ai neri. Figlio di contadini, sposatosi giovane, ha tre figli. Durante una manifestazione il padre di Jerry è ucciso. Perde la vita anche uno dei figli di Jerry, di soli 7 anni. Da quel momento inizia la sua fuga: prima in nave con il fratello e successivamente da solo. Giunge in Nigeria, dove compra un biglietto aereo vendendo il suo orologio e un bracciale d’oro che aveva. Il 2 marzo 1988 Jerry arriva a Fiumicino. Chiede asilo, ma in quel periodo l’Italia riconosce lo status di rifugiato solo a coloro che arrivano dall’Europa dell’Est. La risposta è quindi negativa. Jerry è trattenuto per 4 settimane in aeroporto. Amnesty International e l’Unhcr iniziano una lunga trattativa con il Ministero dell’Interno, al termine della quale gli viene accordato il permesso di entrare in Italia. Jerry verrà poi riconosciuto rifugiato dalle Nazioni Unite e non dall’Italia.

Amnesty International contatta la Comunità di Sant’Egidio per chiedere ospitalità per questo profugo. Così il 3 maggio del 1988 Jerry è tra i primi ospiti nella Tenda di Abramo, la prima casa di accoglienza della Comunità a Roma. Vi si accolgono tutti, senza distinzioni di razza e di religione. Per la prima volta Jerry sperimenta una condizione opposta all’apartheid. E' sorpreso di poter mangiare seduto accanto ai bianchi. Con i suoi modi schietti entra nel cuore di tanti. Jerry è molto amato fra gli immigrati. Suona la chitarra e con la musica fa sentire unite persone molto diverse fra di loro.

Jerry frequenta la Scuola di lingua italiana e la mensa della Comunità di Sant’Egidio: va alla Chiesa battista ed è un uomo molto religioso. Durante la sosta all’aeroporto aveva chiesto una Bibbia. Si capisce, sfogliando le pagine, che Jerry l’ha meditata: alcuni passi sono sottolineati.
Jerry ha anche vissuto la gioia di incontrare l’arcivescovo Desmond Tutu, che il 26 maggio del 1988 visita la Tenda di Abramo.
Nell’estate del 1989 si reca con i suoi amici a Villa Literno per la raccolta dei pomodori. Andai a trovarlo. Fu molto felice. Mi colpì la desolazione di Villa Literno. Mi sembrò che in quel paese la vita fosse difficile per tutti, soprattutto fra i lavoratori africani che non sentendosi accettati si nascondevano. ?

La sera del 24 agosto, nella casupola abbandonata dove vivevano, Jerry e i suoi amici sono aggrediti da alcuni giovani del luogo per rubargli pochi soldi. Jerry si oppone e gli aggressori gli sparano, uccidendolo. La sua morte sconvolge l’Italia. Per la prima volta i funerali di un nero sono trasmessi dalla Rai: alle esequie sono presenti il vicepresidente del Consiglio dei ministri Claudio Martelli e altre autorità. Le associazioni e i sindacati si mobilitano. Nell’ottobre del 1989 si svolge a Roma la prima grande manifestazione antirazzista con la partecipazione di oltre 150mila persone. Nel novembre del 1989 Andrea Riccardi scrive: “Il dibattito sui terzomondiali nel nostro Paese va verso soluzioni una volta tanto rapide. Paradossalmente, l’assassinio di Jerry Essan Masslo ha realizzato questo percorso”.

Dalla morte di Jerry scaturì la legge Martelli, con cui si eliminò la clausola geografica: da quel momento in Italia si poté chiedere asilo provenendo da qualsiasi Paese del mondo. Allo stesso tempo si regolarizzarono i lavoratori stranieri presenti, da cui emersero dalla clandestinità circa 220mila immigrati, quasi tutti africani. Nacquero in Italia e in Campania varie associazioni intitolate a Jerry Masslo. Nel settembre del 1989 a Napoli si inaugurò la Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio. (Dal ricordo di Daniela Pompei ) (23/08/2019-ITL/ITNET)

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