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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - DELEGAZIONE ACLI E PATRONATO ACLI DAL PRESIDENTE MATTARELLA PER I 75 ANNI DI FONDAZIONE

(2019-09-24)

Si è svolta oggi alle ore 12,00 al Quirinale l’udienza privata tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e una delegazione delle Acli guidata dal Presidente nazionale, Roberto Rossini con il Segretario Generale, Damiano Bettoni, il vice Presidente e Presidente del Patronato, Emiliano Manfredonia, il Vice presidente  Stefano Tassinari, gli altri membri delle Presidenza nazionale: Erika Mastrociani, Agnese Ranghelli, Paolo Petracca, Antonio Russo, Gianluca Budano, Luca Conti, Giacomo Carta e Don Giovanni Nicolini,  con il Presidente del CAf Andrea Luzi e il Presidente del Consiglio nazionale delle Acli, Michele Rizzi.

L’incontro è stata un’occasione per portare un saluto e un ringraziamento al Presidente Mattarella per l’operato fin qui svolto e per ribadirgli l’impegno delle Acli ad essere movimento di pedagogia sociale fondato sulla Dottrina sociale della Chiesa e sulla Costituzione. Al termine dell’incontro sono stati donati al Presidente della Repubblica alcuni volumi che ripercorrono i 75 anni di storia delle Acli.

L'Italia è stata attraversata da molti cambiamenti in questi anni: basta osservarlo per mezzo delle
nostre “tre fedeltà”, ai lavoratori, alla Chiesa e alla democrazia." ha principiato Rossini.

"L'Italia fondata sul lavoro deve prendere atto che sono variate le competenze, i prodotti, i rapporti
di produzione, i contratti, gli stili di vita: i lavoratori di oggi vivono più traiettorie in una condizione
di maggiore precarietà. Per questo noi continueremo ad operare affinché il lavoro sia ancora centro
dei nostri valori e delle politiche pubbliche.

L'Italia della democrazia è anch'essa mutata: oggi si parla di “terza repubblica”, con nuovi soggetti
politici e una dimensione della rappresentanza che non si fonda più tanto sull'appartenenza
ideologica. Per questo noi continueremo ad operare per cercare e creare una nuova grammatica
della convivenza civile.
È cambiata anche la nostra Chiesa, perché l'individualismo ci ha modificati antropologicamente,
ponendo al centro la questione del senso della vita e del valore della spiritualità. Per questo noi
continueremo ad operare perché le persone e le comunità sentano un'appartenenza più grande e più
alta della quotidianità che viviamo ogni giorno.

Noi continueremo a fondare il nostro essere movimento di pedagogia sociale sia sulla Dottrina
sociale della Chiesa sia sulla Costituzione della Repubblica: sono i nostri due “libri”, i nostri
riferimenti.

Il nostro impegno è tradurre questi riferimenti in concretezza. Lo possiamo fare in verticale e in in
orizzontale. Il compito verticale ci chiama ad elaborare proposte a partire dal basso della nostra
esperienza per sostenerle nei palazzi della politica e trasformarle in politiche vere, grazie alle nostre
competenze in tema di povertà, di previdenza e assistenza, di welfare, di fisco, di formazione al
lavoro e di cittadinanza. Il compito orizzontale ci chiama ad abitare il territorio con tutta la nostra
utilità e la nostra capacità di costruire relazioni di senso: nei circoli, nei luoghi di lavoro e nei luoghi
pubblici. Sono entrambi compiti che costruiscono la città degli uomini: li abbiamo sempre svolti,
non ci siamo mai sottratti. All'incrocio tra questi due compiti si colloca un punto chiave, nella
croce: potremmo anche chiamarlo una passione. È invece una vocazione: è la politica, la politica
animata da una fede sincera, schietta.

Oggi in Italia capiamo che è bene star vicino alla politica, non stare semplicemente a guardare cosa
accade. E noi staremo “in piazza” e “nei palazzi” con gli occhi e le orecchie aperti e con la volontà
di contribuire – insieme a tanti altri - ad aprire una nuova stagione politica, mite e forte, attenta e
disinteressata, di visione e di concretezza. Questo è il senso profondo del nostro movimento, fare
civitas nei comuni, nelle città, costruendo quella preziosa rete della solidarietà che – come Lei ha
richiamato nel discorso di fine anno – “ricuce” e dà fiducia, aiuta i deboli e offre calore umano.

Caro Presidente, riponiamo in Lei la nostra stima e la nostra fiducia. Le scelte che la politica ha
compiuto in questi anni e che ancora dovrà compiere nei prossimi avranno ricadute importanti sui
nostri destini, a breve e a lungo periodo. Ci sentiamo rassicurati dalla Sua guida sicura e saggia:
siamo qui anche per testimoniarLe questo sentimento. Grazie per averci offerto l'opportunità di
poterglielo manifestare direttamente e grazie per questo confronto. Ne faremo tesoro e ci aiuterà a
proseguire la nostra opera. Grazie! (24/09/2019-ITL/ITNET)

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