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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - APRE A VILLA FARNESINA "LEONARDO A ROMA. INFLUENZE ED EREDITA'". LA 'GIOCONDA TORLONIA'

(2019-10-03)

  "Leonardo a Roma. Influenze ed eredità" e' il titolo di una mostra allestita a Roma,
a Villa Farnesina (via della Lungara 230) a cura di Roberto Antonelli e Antonio Forcellino,
che si apre il 4 ottobre 2019 per chiudersi il 12 gennaio 2020, è  realizzata sotto l'Alto
Patronato del Presidente della Repubblica dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dalla
Fondazione Primoli.

L’esposizione è un omaggio al grande artista vinciano che soggiornò a Roma in
Vaticano al seguito del fratello del Papa, Giuliano dei Medici, dal 1513 al 1516,
portando con sé alcuni dei suoi capolavori, quali la Gioconda, il San Giovanni e la
Vergine con Sant’ Anna. A Roma Leonardo si dedica soprattutto ai suoi interessi
scientifici, approfondisce gli studi sulla generazione, si occupa della bonifica delle
paludi pontine, lavora sugli specchi (probabilmente gli specchi ustori) e tuttavia
continua anche a dipingere e a rifinire i suoi capolavori.

Tema della mostra è appunto quello della permanenza di Leonardo a Roma tra il
1513 e il 1517 e degli stimoli che l’artista ricevette ed esercitò nella città.
La sede dell’esposizione, articolata in due sezioni disposte in cinque sale, è la Villa
Farnesina, testimonianza esemplare dell’arte del Rinascimento maturo, in grado di
dialogare direttamente con le opere esposte grazie agli affreschi di Raffaello e della
sua scuola, del Peruzzi e del Sodoma, ed essa stessa naturale prolungamento
dell’esposizione.

In occasione della mostra sono state restaurate quattro opere provenienti da
collezioni pubbliche che necessitavano di un intervento di restauro: La Gioconda
Torlonia, dipinto a olio su tavola poi trasportato su tela (Bottega di Leonardo con
possibile intervento dello stesso Leonardo), Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica,
in deposito dal 1925 presso la Camera dei Deputati; San Giovanni Battista, bottega
di Leonardo, 1503-1508 ca., dipinto a olio su tavola, Roma, Galleria Borghese; La
Gioconda Nuda, su cartone di Leonardo, dipinto a olio su tela, Roma, Fondazione
Primoli e Salvator Mundi della Basilica di San Domenico Maggiore di Napoli.

Il catalogo edito da Bardi Edizioni contiene saggi e approfondimenti dedicati tra cui
Giuliano e Leonardo da Vinci di Josephine Jungi; Raffaello e la lezione di Leonardo di
Alessandro Zuccari; Leonardo da Vinci e l’Antico di Claudia Cieri Via; Il contributo di
Leonardo al “piegar de’panni”: padronanza di tecnica e stile in un foglio della
Collezione Corsini di Gigetta Dalli Regoli; Apocalisse a Roma di Frank Fehrenbach; La
Gioconda Torlonia delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Antonio e Maria
Forcellino; Un san Giovanni romano: il Giovanni Battista di Leonardo fu realizzato a
Roma e Il Salvator Mundi di Leonardo. La tradizione iconografica,le diverse versioni
e una domanda: è forse un dipinto “romano” di Frank Zöllner; l’intervista a
Christoph Liutpold Frommel di Antonio Forcellino dal titolo Una conversazione sulla
Leda di Leonardo e la Galatea di Raffaello.

LEONARDO A ROMA. INFLUENZE ED EREDITA'
Prima sezione: Leonardo a Roma (1513-1516).
È dedicata all’arrivo di Leonardo a Roma e in particolare al rapporto con Raffaello,
alle reciproche influenze e alla ricettività dei modelli classici con i quali entrambi
dialogarono.
Il tema è presentato nella Loggia di Galatea, dove nella cornice degli affreschi di
Baldassarre Peruzzi e dello stesso Raffaello (Trionfo di Galatea) si mettono a confronto
la Fornarina di Raffaello (attraverso una copia d’epoca della collezione Torlonia), la Gioconda
Torlonia della Gallerie Nazionali di Arte Antica (Bottega di Leonardo con possibile
intervento dello stesso Leonardo) e la Gioconda Nuda della Fondazione Primoli,
dipinto nato nella bottega di Leonardo da un cartone del maestro realizzato con ogni
probabilità proprio durante il soggiorno romano. Il tema del ritratto femminile, con
cui si cimentarono entrambi gli artisti, è proiettato sulla statua dell'Afrodite della
Troade, esposta nell’adiacente Loggia di Amore e Psiche, rappresentativa del tipo
della Venere Medici, proposto come possibile interfaccia.

Il dialogo fra i due artisti in questa sezione è arricchito dal confronto fra l’affresco
della Galatea di Raffaello e di uno dei dipinti derivati della Leda di Leonardo, quello
della Galleria Borghese. Raffaello ebbe modo di vedere i disegni della Leda di
Leonardo durante gli anni del suo soggiorno fiorentino (1504-1508), come
testimonia il disegno a lui attribuito conservato a Windsor Castle, e se ne servì sia
per la Galatea che per altre sue figure femminili.

Nella Loggia di Amore e Psiche sono esposte due statue antiche, l'Afrodite della
Troade appunto e la Leda Capitolina, quali testimonianze delle suggestioni esercitate
sull'immaginario di Leonardo e Raffaello dalla permanenza e pervasività dell’Antico
a Roma e dal confronto col suo fascino mitico .

Nella Sala del Fregio sono presentati disegni autografi di Leonardo unitamente ad
alcune incisioni tratte dalla Leda, da porre in relazione con le altre sezioni.
Innanzitutto un prezioso disegno giovanile del maestro, Studio di panneggio per una
figura inginocchiata, ca. 1475-1478, di proprietà dell’Accademia dei Lincei,
significativamente affiancato da un altro disegno autografo, l’Angelo Incarnato,
realizzato probabilmente proprio negli anni romani, di proprietà della Fondazione
Rossana e Carlo Pedretti, da porre in relazione anche con il San Giovanni Battista
esposto nella Sala delle Prospettive. Nella stessa sala, e legato alla realizzazione del
San Giovanni - Bacco del Louvre, si espone anche il facsimile di un prezioso disegno
di Leonardo ora scomparso.

LA BOTTEGA DI LEONARDO E LA DIFFUSIONE DEI TEMI LEONARDESCHI.

L'attività della bottega di Leonardo a Roma è ricostruita in due sale, attraverso
alcune delle opere più significative, come il San Giovanni Battista e il Salvator
Mundi.

Il tema del San Giovanni fu un soggetto studiato da Leonardo certamente anche
negli anni romani: nella Sala delle prospettive sarà esposto il San Giovanni Battista
della Galleria Borghese affiancati dal San Giovannino della Galleria Borghese e della
Galleria Spada della bottega di Raffaello e della sua scuola. L’accostamento delle tre
composizioni suggerisce anche su questo tema iconografico il confronto serrato
svoltosi fra Leonardo e Raffaello. Il Salvator Mundi della Basilica di San Domenico
Maggiore di Napoli, realizzato probabilmente a Roma e dalla storia collezionistica
chiara ed inequivocabile, anch'esso restaurato per l'occasione e risultato certamente
opera della bottega di Leonardo, fa pensare anche a un intervento diretto del
Maestro, in particolare per la superba realizzazione dei capelli.

Infine, l'ultima Sala di esposizione è dedicata alla diffusione dei temi leonardeschi
per opera degli allievi diretti e indiretti, con una selezione significativa di opere
provenienti prevalentemente dalle collezioni pubbliche romane: testimoniano in
modo eloquente la diffusione e l'evoluzione del leonardismo per stile o per temi.
Sono esposti il Ritratto di donna (attr. a Giovan Antonio Boltraffio, della Galleria
Borghese, Le tre Parche (Marco Bigio (già attr. al Sodoma), di Gallerie Nazionali di
Arte Antica, Gesù e San Giovannino (Ignoto fiammingo) del Museo e Real Bosco di
Capodimonte), la Madonna con Bambino e I Santi Elisabetta e Giovannino (Martino
Piazza) di Palazzo Barberini e la Madonna con Bambino e un Cherubino (Madonna
del garofano) di Cesare da Sesto.

La bottega di Leonardo

Nella bottega di Leonardo sono ricostruite per la prima volta le dimensioni e le parti
essenziali degli arredi. È così possibile immergersi nell’atmosfera creativa nella quale
Leonardo ideava e realizzava le sue opere.
I risultati della campagna di restauro, svolta in occasione della mostra, offrono
elementi nuovi per individuare l’ambito e le procedure della bottega di Leonardo.
Comune a tutto il gruppo di quadri è la semplicità del disegno preparatorio, poco più
che una traccia, subito sciolta in chiaroscuro. Di grande interesse è l’aver rilevato in
due dipinti (la Gioconda Torlonia e la Gioconda Nuda della Fondazione Primoli) l’uso
massiccio dello smaltino nel paesaggio e nel cielo, che ha provocato la totale
decolorazione degli sfondi: un elemento sul quale occorrerà riflettere insieme al
fatto che la Gioconda Nuda è realizzata su tela, pur essendo più che probabile la sua
diretta provenienza dal cartone del Musée Condé di Chantilly e la sua datazione.

Ciò che questo gruppo di dipinti suggerisce è che fu anche attraverso il lavoro di allievi
e seguaci che l’opera di Leonardo si diffuse a Roma come nel resto d’Europa.
Ciò riguarda anche gli autori del San Giovanni Battista con la ciotola (Galleria
Borghese) e del Salvator Mundi (Napoli, Basilica di San Domenico Maggiore), difficili
da identificare perché furono attivi nella bottega di Leonardo utilizzando i suoi
cartoni e forse, nel caso del Salvator Mundi, giovandosi dell’intervento diretto del
Maestro in alcuni passaggi, come attesterebbero in quest’ultimo dipinto la qualità
superba dei capelli e lo sguardo del Salvatore.

Il San Giovanni Battista con la ciotola rappresenta un inedito per gli studi
leonardeschi perché non è mai stato considerato dalla critica un lavoro direttamente
connesso alla bottega vinciana. Il recente riconoscimento di un quadro di analogo
soggetto e dimensioni, riferibile con certezza al medesimo cartone in una collezione
svizzera, attesta che nella bottega di Leonardo si lavorò anche a questo soggetto su
cartone del Maestro.

Il confronto diretto di un gruppo di opere così importanti nello studio della
produzione di Leonardo intesa come fatto procedurale e come ricerca stilistica, offre
un’occasione unica di revisione critica, soprattutto grazie al supporto offerto dalle
indagini diagnostiche su alcuni dei dipinti esposti.  (03/10/2019 - ITL/ITNET)

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