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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - EUROPA - ARRIVA A PALERMO TRANSEUROPA 2019 IN COLLABORAZIONE CON BAM (BIENNALE ARCIPELAGO MEDITERRANEO) ALL'INSEGNA DI UBERMAUER /OLTREMURO

(2019-12-02)

  Transeuropa è uno dei festival artistici e politici transnazionali più longevi d'Europa. Fondato nel 2007 a Londra dall’organizzazione internazionale European Alternatives, Transeuropa si svolge con cadenza biennale in una diversa città europea. Dopo Belgrado (2015) e Madrid (2017), l'edizione 2019 arriva a Palermo in collaborazione con BAM - Biennale Arcipelago Mediterraneo.

La nuova edizione di Transeuropa si svolge nel contesto del trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989-2019) e presenta un ricco programma internazionale di mostre, performance teatrali, conferenze pubbliche e concerti. Il programma si dirama in numerosi spazi della città, fra cui il Teatro Garibaldi, che funzionerà da hub del festival, il complesso dello Steri, l’Università di Palermo, il Porto di Sant’Erasmo, la chiesa del Santissimo Salvatore, lo Spasimo e i Cantieri Culturali della Zisa.

Se l’Italia si è recentemente distinta per le sue pulsioni nazionaliste, la città di Palermo racconta invece una storia di apertura e di sfida globale. È proprio a questa storia contemporanea che si richiamerà il Festival.

Ogni città è una comunità a sé, scriveva Aristotele, svelando così una delle grandi tensioni che ci accompagnano ancora oggi: quella fra l’universalismo di nozioni quali umanità e giustizia e il carattere invece spesso respingente della polis, definita per contrasto con chi non ha diritto di cittadinanza. Ogni confine traccia infatti una linea di demarcazione al tempo stesso includente ed escludente: identifica il noi, lo spazio di familiarità e di solidarietà, e l’altro, lo spazio di estraneità e indifferenza; ogni muro circoscrive l’amico e stigmatizza il nemico.

Ma è possibile fondare una comunità politica sullo sconfinamento? È possibile risolvere quella che Zygmunt Bauman considerava la sfida del momento, ossia “progettare – per la prima volta nella storia umana – un’integrazione che non sia più fondata sulla separazione”? È possibile immaginare uno spazio già e sempre definito come superamento di sé stesso; uno spazio multiplo, oltremuro, dove una pluralità di confini si intrecciano e si interrogano a vicenda, all’interno e oltre ogni frontiera?

Per i promotori è possibile! E lo dimostra la Fondazione Merz con una mostra  da mercoledì 6 novembre a venerdì 10 dicembre 2019. La mostra ÜberMauer.

Un dispositivo espositivo diffuso nella città di Palermo che riunisce opere storiche e inedite di affermati artisti internazionali come Shilpa Gupta, Alfredo Jaar, Emily Jacir, Zena el Khalil, Shirin Neshat, Damián Ortega, Michal Rovner e Driant Zeneli, di artisti italiani o residenti nel nostro Paese come Francesco Arena, Claudia Di Gangi, Patrizio Di Massimo, Claire Fontaine, Giuseppe Lana, Andrea Masu e Gili Lavy e di palermitani come Stefania Galegati, Ignazio Mortellaro e Michele Tiberio che apriranno i propri studi ad una serie di visite e incontri pubblici.

Nell’anno in cui ricorrono il cinquantenario dei moti di Stonewall e i trentennali della rivolta di piazza Tienanmen e della caduta del Muro di Berlino, ÜberMauer propone un percorso di analisi e testimonianza sulle possibili declinazioni del muro, inteso come elemento simbolico, politico, storico e psicologico.
Estendendosi tra il mare, la Kalsa e il Cassaro, le installazioni e i progetti toccheranno numerosi spazi pubblici e privati disseminati nel tessuto cittadino: il Teatro Garibaldi, il Teatro Bellini, la Piazza Magione, il Convento della Magione, lo Spasimo e la Sala sopra le Mura, la Chiesa dei SS. Euno e Giuliano e altri.

«Ogni città è una comunità a sé», scriveva Aristotele, svelando così una delle grandi tensioni che accompagnano ancora oggi le società contemporanee: quella fra l’universalismo di nozioni quali “umanità” e “giustizia” e il carattere invece spesso respingente della polis, definita per contrasto con chi non ha diritto di cittadinanza. Ogni confine traccia una linea di demarcazione al tempo stesso includente ed escludente: identifica il “noi”, lo spazio di familiarità e di solidarietà, e “l’altro”, lo spazio di estraneità e indifferenza; ogni muro circoscrive l’amico e stigmatizza il nemico.(02/12/2019-ITL/ITNET)

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